ilNapolista

Tizzano e il Circolo Canottieri Napoli: «A cosa serve se non ad avvicinare i giovani allo sport? I soci vogliono chiarezza sui conti, poi non si presenta nessuno»

Tizzano e il Circolo Canottieri Napoli: «A cosa serve se non ad avvicinare i giovani allo sport? I soci vogliono chiarezza sui conti, poi non si presenta nessuno»

«Lascia stare le medaglie olimpiche, quella è roba preziosa che tengo per me, in questa sede sono disponibile a parlare solo da socio quasi trentennale (manca qualche mese) della Canottieri Napoli».

Siamo d’accordo, parliamo solo di sport e lasciamo il microfono a Davide Tizzano, vice presidente sportivo del circolo giallorosso con lunga anzianità di servizio – quattro anni – e vicepresidente nazionale della federazione di canottaggio ma, soprattutto, punto di riferimento imprescindibile della politica sportiva del sodalizio sia con il compianto Curzio Buonaiuto che con il presidente in carica Eduardo Sabbatino. Parliamo, quindi, con una persona informatissima dei fatti che stanno sconvolgendo lo scorrere placido della vita del “popolo” del Molosiglio. E con un campione entrato nella leggenda dello sport mondiale dopo che la Federazione internazionale di canottaggio lo scelse come atleta dell’anno all’indomani del secondo oro olimpico – Atlanta 1966 – in coppia con Agostino Abbagnale, l’ultimo dei fratelloni stabiesi. Quella gara fu degnamente celebrata (con un urlo gioioso dei suoi) da “bisteccone” Galeazzi e lasciò con il cuore in sospeso tutto il mondo perché Davide appena tagliato il traguardo crollò letteralmente per la fatica e lo stress. Davide, però, impiegò pochissimo a rimettersi saldamente in piedi confermando di essere davvero l’uomo dei record, capace di rivincere l’oro olimpico otto anni dopo Seul quando arrivò primo nel quattro di coppia con Agostino, Piero Poli e Gianluca Farina. In quella occasione gliene successe un’altra. Nell’euforia perse la medaglia d’oro che andò sul fondo di un lago marrò come la pece. Era disperato, ma il giorno dopo un sub coreano gliela riportò. Cose da Tizzano.

Ora, però, torniamo alla Canottieri e alla vigilia agitata della votazione per il nuovo presidente. Da dove partiamo?
«Da una constatazione impietosa ma obbligata: molti soci ignorano che un Circolo nautico ha diritto di esistere solo perché consente ai giovani di avvicinarsi e di praticare lo sport. Se non fa questo non so a cos’altro possa servire visto che la cosiddetta mondanità, sempre sbandierata dagli oppositori, è ormai a mezz’asta. E consentimi di dire anche che se un Circolo non assolve alla mission educatrice e sociale, beh può anche chiudere o essere requisito dalla municipalità per le attività dei giovani».

Sì, d’accordo ma sono in molti a dire che lo sport costa troppo e bisogna “tagliare”.
«Chi dice così non sa di cosa parla e questo faccio fatica a capirlo perché i conti di gestione, compreso i sottoconti, sono stati regolarmente esposti in bacheca quindici giorni prima dell’assemblea che ha poi votato all’unanimità il bilancio. Nonostante questo, però, accetto di parlarne ancora, esibendo le cifre».

Esibiamole.
«Per lo sport spendiamo gli stessi soldi di quattro anni fa, 1 milione e 169mila euro e il saldo tra entrate e uscite è di segno positivo perché nell’attivo della gestione è giusto comprendere le entrate del piazzale, della banchina riservata alle barche dei soci, del tennis e dei contributi degli sponsor. La somma di queste voci è pari a 1 milione e 200mila euro e i conti tornano».

Se le cose stanno così dovrebbe essere più sereno, ma, conoscendoti, non lo sei.
«È vero non sto dell’umore giusto ma sono sereno e sarei pronto a dare spiegazioni, però devono cercarmele e, invece, pochissimi lo fanno. Domenica scorsa sono stato in sede tutta la mattinata per rispondere ai quesiti dei soci, ne sono venuti solo tre, nonostante sulla terrazza ci fossero quasi tutti i più fieri oppositori. Li ho visti ma non li ho sentiti».

È questo che giustifica la rabbia?
«Non è rabbia, lo ripeto, ma delusione, sconforto. Riconosco che errori sono stati fatti anche da me, ma non accetto di essere bacchettato da chi non sa cos’è lo sport e quali valori trasmettiamo ai giovani del Pallonetto e dei Quartieri Spagnoli che qui incontrano e familiarizzano con i coetanei della buona borghesia cittadina. E finiamo qui per non cadere nella retorica, ma voglio concludere dicendo che, in nome di questi valori, non accetto, soprattutto, che si chieda di tagliare lo sport nell’anno olimpico ignorando che alla Canottieri Napoli potrebbe riuscire l’impresa di portare a Rio cinque suoi atleti. Tirare il freno ora sarebbe un delitto, vogliamo rendercene conto»?
Carlo Franco

ilnapolista © riproduzione riservata