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Napoli resti coi piedi a terra e ascolti Sarri sullo scudetto

Napoli resti coi piedi a terra e ascolti Sarri sullo scudetto

È un giovane avvocato che straparla e farnetica, domani, chi sa, potreste chiamarlo a difendervi in un’aula di tribunale: ebbene sentite cosa si è “fidato” di dire dodici ore dopo la goleada di San Siro e tre giorni dopo il rilassante concerto di Varsavia: «Non perdete tempo, se viene il Real Madrid gli diamo sette pallette. Ormai non ci ferma più nessuno». Roba da chiodi con le parole che fanno più male perché scandite senza alcuna contaminazione dialettale: se questa è la borghesia, viene da pensare, figuriamoci la plebe.

Lo scenario è lo spogliatoio – che dio l’abbia in gloria – della Canottieri Napoli nel quale un bel gruppo di sfrantummati si ritrova ogni giorno, nelle due ore di spacco, e si concede un intervallo all’insegna della goliardia sportiva. Giocando a tennis, esercitandosi in palestra, nuotando in piscina, o come è successo ieri e succederà ancora, tuffandosi a mare sotto i balconi di uno dei grandi alberghi del lungomare acquistato in questi giorni da un consorzio spagnolo.

Che dire? Una sola cosa, ma in tono accorato e preoccupato perché già altre volte abbiamo pagato dazio a causa delle irresponsabili fughe in avanti che non tutti i tifosi, come avete appena visto, sanno gestire: calma e gesso. O, se piace di più: scusate il ritardo. Che significa restiamo con i piedi saldi a terra, godiamoci lo spettacolo domenica dopo domenica, prodezza dopo prodezza, vittoria dopo vittoria (almeno lo speriamo) e puntiamo verso la vetta della classifica che per ora è ancora lontana sei punti: i conti si fanno sotto il lampione, quando non c’è più pericolo di bruciarsi.

Certo, l’entusiasmo per il salto di qualità della squadra – perché questo è indubitabile e Gianni Mura, che non è largo di maniche e una leggera ma comprensibile dose di puzza sotto il naso non se la fa mai mancare quando discute di terragna e di terroni, lo ha riconosciuto e non è concessione di poco conto visto la montagna di pregiudizi che ci tiriamo dietro – è una sensazione che può dare brividi di gioia (parafrasando Bellavista, ‘nu gol ’e Maradona scioglie ‘o sangue dint e vene: basta cambiare il nome del goleador e chiamarlo Gonzalo o Lorenzo e il gioco è fatto) ma, come lo stesso Sarri si affanna ad ammonire inascoltato «è pura follia parlare di scudetto un mese dopo aver gridato al lupo al lupo candidando addirittura alla retrocessione la stessa squadra e lo stesso allenatore che ora osanniamo».

«Napoli non ha la mentalidad ganadora»: Arrigo Sacchi definì così ad un autorevole giornale spagnolo il nostro limite e molti anni dopo la città degli eccessi continua a farci dannare: perdi una partita e ne pareggi altre due e sei da buttare, ne vinci tre e stai in paradiso: prendere o lasciare, la via di mezzo non è prevista, ma questa volta la squadra e il tecnico stanno hanno alzato al massimo l’asticella e giocano al tavolo grande. Lasciamoli lavorare in pace e facciamo in modo che non si guasti l’armonia all’interno dello spogliatoio, documentata dall’abbraccio tra Sarri e Higuain: ognuno dei due aveva un motivo per ringraziare l’altro e noi ne abbiamo mille per ringraziare entrambi. L’abbraccio era di stima e di incoraggiamento a continuare, speriamo che riescano a trasmetterlo a tutta la squadra. Da Hysaj a Strinic, che sembra essersi smarrito per strada e che, invece, può rendersi utile alla causa. Come gli altri: questo è il nuovo “verbo”.    
Carlo Franco

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