I successi di Sarri, oltre a farci inorgoglire e amare sempre di più i nostri azzurri, oltre a regalarci soddisfazioni in giro per il mondo con imprese che ricordano i tempi di conquista espansiva del Napoli di Maradona, ci creano però anche qualche problema di comunicazione.
Mi riferisco a problemi linguistici e semantici che fino a pochi mesi fa nessuno pensava dovessimo affrontare.
Come si definisce il pensiero di Sarri? Come chiamare i suoi estimatori, coloro che tale pensiero seguono?
Oggi ho letto molti articoli sul Napoli e di conseguenza sul suo allenatore. Sia sul Web che sulla carta stampata. Ebbene, ho trovato essenzialmente questi aggettivi creati aggiungendo un suffisso al nostro Maurizio: Sarriani e Sarriti.
Volevo far chiarezza su quali termini dovremmo utilizzare correttamente rispettando le regole della nostra bella lingua.
Così girando sul Web ho trovato quello che cercavo sulla Treccani on line. Per chi volesse approfondire, in calce vi riporto il link al testo consultato.
Vi dico subito che non è una lettura leggera e divertente come quelle di cui potete godere sul Napolista.
Pensate che il primo paragrafo parte così:
deonomastici 1. Definizione
I deonomastici (o deonimici; La Stella 1982; Schweickard 2002-) sono lessemi formati a partire da nomi propri. Possono essere di vari tipi secondo la base di derivazione (anche detta eponimo): si chiamano deantroponimici se la base è un nome proprio di persona, etnici se la base è un toponimo, e possono avere a loro volta funzione designativa per vegetali sono cioè ecònimi, prodotti commerciali ( nomi commerciali), ecc.
Deonomastici, lessemi, eponimi…. deantropominici…
Ma ch’ rè…
Con il Devoto e Oli in mano ho provato a capirci qualcosa pur di trovare una soluzione al problema che mi sono posto e in sintesi posso affermare, credo, che:
– Sarriti è da escludere. I termini che finiscono in –iti sono quasi sempre relegati alla chimica o alla geografia, come per i solfiti nel vino o per gli abitanti di qualche territorio (sanniti e tanti altri);
– Sarriani può andare e infatti l’enciclopedia recita:
…il suffisso -ano piuttosto che –iano.
Quest’ultimo è tra i suffissi più produttivi dell’italiano specialmente a partire da eponimi antroponimici (lapalissiano, luculliano, marxiano)…..etc.
Però, poi leggendo le caratteristiche di un altro suffisso, ista, penso che sia questo quello giusto per indicare quelli che hanno abbracciato la filosofia del nostro Sarri.
La Treccani infatti riporta: Altri suffissi molto produttivi per formare deantroponimici sono -esco e –ista. Quest’ultimo si specializza rispetto al suffisso -iano in quanto denota «chi segue e applica con convinzione e spesso con ammirazione le dottrine, le proposizioni formulate da X» (Seidl 2004: 415): si pensi a coppie come marxiano / marxista, mendeliano / mendelista,
Perfetto: quindi dopo tante pseudo-dotteelucubrazioni linguistiche possiamo correttamente definire Sarriano il pensiero di Sarri e Sarrista chi tale pensiero segue.
Devo dire però che Sarriano lo prendo con le molle. I termini di questo tipo mi ricordano troppo la politica (renziani, bersaniani, berlusconiani, dalemiani ecc.).
Leo Prina
http://www.treccani.it/enciclopedia/deonomastici_%28Enciclopedia_dell’Italiano%29/