Nelle rassegne stampa del giorno dopo è Sarri che viene messo trionfalmente sotto i riflettori.
– io l’ho sempre detto che questo è un grande allenatore;
– ho sempre sostenuto Sarri anche in tempi non sospetti…;
– ho sempre apprezzato la meritocrazia, anche nel calcio…;
E così via.
Però ammettiamolo, lo scetticismo c’era davvero.
Ma come, dicevamo, passiamo da un allenatore che viene da Madrid, che ha allenato Liverpool e tante grandi squadre, che ha una bacheca da esposizione d’Ikea che non riesce a contenere tutte le coppe vinte, a uno che viene da Vaggio, vicino Reggello, dalle campagne di Firenze che non ha neppure la metropolitana, mentre Madrid avrà una decina di linee? Uno che prima dell’Empoli ha allenato squadre di paesi che non trovi neppure su Google Maps? Diciamolo, Klopp sarebbe stato perfetto per Napoli: un tedesco atipico con spirito mediterraneo dal fisico imponente che avrebbe fatto paura anche a Koulibaly e Reina messi insieme.
Però, io adoro il bel calcio e anni fa invece di vedermi il tiki taka soporifero del Barcellona, guardavo in serie B il Pescara di Zeman e le imprese di ragazzini come Verratti, Insigne e Immobile, e poi l’anno scorso ammiravo l’Empoli di questo ex bancario.
Dicevo ai miei amici amanti del bel calcio: se avete il tasto Hold sul telecomando, ogni tanto pigiatelo. Vedrete che i quattro di difesa dell’Empoli sembrano sacicci infilzati da uno spiedo tanto sono allineati. E in più, quando la squadra attacca, guarda i quattro dell’Ave Maria dove sono. Sulla linea di centrocampo, precisi, come se quella linea fosse il limite di una barriera e l’avesse tracciata l’arbitro con la sua bomboletta di schiuma da barba. O la sponda del Piave da difendere a tutti i costi. E vogliamo verificare la distanza tra le linee? Non c’è spazio neppure per parcheggiare malamente una Smart.
Ora l’uomo di BagnoVaggio (Bagnoli + Vaggio) è sotto i riflettori, ma non temo si monti la testa. Basta vedere come esulta ai gol dei suoi ragazzi. Sempre composto e con un sorriso mai irriverente verso gli avversari, che fa apparire irritante il pericoloso svolazzare del parrucchino di Conte ai gol dell’Italia.
Vivendo a Firenze da molti anni ho anche capito che napoletani e toscani si completano magnificamente e basta ricordare un esempio per tutti: la coppia Troisi-Benigni di Non ci resta che piangere.
E nei due gol del Napoli non ci sono forse elementi che confermano questa tesi? Nel gol di Lorenzo (non a caso Il Magnifico) c’è molto di Brunelleschi dove il passaggio di Hamsik richiama alla mente le leggi della Prospettiva da questi codificate. Nel gol di Higuain invece c’è la cazzimma e la sfaccimmità partenopea. La cazzimma per aver recuperato tignosamente il pallone dai piedi di Ilicic e la sfaccimmità di portarselo a sinistra, proteggendolo con i suoi quadricipiti e tenendolo lontano dal difensore viola. Gonzalo aveva sulla testa una nuvoletta da fumetto in cui lampeggiava un: e mò pigliatella si si cazz’.
Leo Prina