Mi sono scocciato di sentire le solite frasi circa il fatto che il nostro Maurizio è arrivato in una grande squadra alla veneranda età di ben 56 anni.
Vi rendete conto di cosa significhi la parola esperienza? Questo allenatore ha vissuto per anni su campi polverosi prima di arrivare al verde dei campi delle serie superiori. Dire che ne ha mangiata di polvere non è una metafora.
Quando ero ragazzo partecipavo a tornei di dilettanti. Si giocava al Denza di Posillipo, oppure ai Macelli, o a Pianura e Soccavo. Spesso campi senza neppure le tribune e con il terreno così irregolare da farci definire quei luoghi campi in terra sbattuta. Una volta che il Cirio, squadra che all’epoca giocava in C, ci chiamò per un allenamento, calpestai per la prima volta un campo in erba e rimasi affascinato. Provai la sensazione di essere piombato in un altro mondo, un mondo incantato. Forse la stessa sensazione provata dal buon Maurizio quando è entrato per la prima volta sul terreno di campi di serie A e del San Paolo lasciandosi alle spalle centinaia di polverosi campi di periferia.
Dicevamo dell’esperienza. Ma avete visto che fine hanno fatto quegli allenatori giovani catapultati dal nulla in prima squadra? Dove sono oggi gli Stramaccioni, i Seedorf, gli Inzaghi, i Gattuso? Costacurta? Pochissimi hanno compiuto questo salto senza danni.
Poi si contano sulle dita di una mano i grandissimi giocatori che sono diventati in seguito grandi allenatori. Uno è Johan Cruijff. Ma gli altri? Anche Maradona ha fallito, come allenatore. Per cui penso che aver buttato il sangue sui campi in terra sbattuta, fa solo bene e nutre la saggezza dell’esperienza. Un vecchio detto recita: “i mari calmi non fanno grandi marinai” e questo, in maniera opposta l’hanno capito gli Inzaghi e i Sarri.
Ma torniamo al fatto dei 56 anni. I tempi sono cambiati e il valore degli anni si è inflazionato. Nella storia ci sono tantissimi esempi di personaggi che hanno dato il meglio di sé in età avanzata, soprattutto in campi scientifici dove la capa conta ancora. Potrei citare Rita Levi Montalcini, un esempio recente, che ha avuto il Nobel a 77 anni, oppure Bertrand Russell, grande mente, che vinse il Nobel a 78 anni e a 90 dialogava brillantemente con Kruscev e Kennedy per evitare che la crisi cubana sfociasse in una terribile guerra.
Da pochi giorni abbiamo messo indietro di un’ora le lancette degli orologi; sapete chi ebbe l’intuizione dell’ora legale? Fu Benjamin Franklin (sì, proprio l’inventore del parafulmine) all’età di 78 anni, mentre era ambasciatore a Parigi. Anche Galileo Galilei ebbe le sue più grandi intuizioni in età avanzata. Ricordiamo anche che Kant, considerato tra i grandissimi filosofi degli ultimi secoli, divenne professore ordinario alla sua università, quando aveva già oltre 50 anni. All’epoca l’età media nell’Europa occidentale era sotto i 40 anni. Kant era quindi un vecchiaccio quando divenne finalmente titolare di cattedra.
Ma l’esempio più significativo è quello di Archimede. Sì, proprio quello degli specchi incendiari, oggi immortalato nei fumetti di Paperino come Archimede Pitagorico… Svariando tra geometria e matematica inventò tra l’altro il calcolo infinitesimale quando ultrasettantenne aveva ancora una mente lucidissima. Morì a 75 anni. Voi direte: ma che sono 75 anni, oggi? All’epoca in cui visse Archimede, più di due millenni fa, la durata della vita media era inferiore ai trent’anni.
Figuratevi che i greci di allora, quando volevano essere beneaguranti verso qualcuno, gli dicevano: che gli dei dell’Olimpo t’assistano e possa tu campare quarant’anni!
Noi oggi possiamo dire al nostro Maurizio: Guaglio’, a Maronna t’accumpagn’ e s’ t’ lieve ‘sta sicarretta ra vocca, puozz’ campa’ cientvint’ann.
Leo Prina