Se è vero che Insigne si è ispirato come calciatore modello a Del Piero, perché oltre al tiro a giro dalla sinistra col piede destro, non ha imparato anche a come reagire alle sostituzioni durante le partite, visto che il capitano juventino (campione conclamato) ha sempre dato un esempio di sportività e signorilità quando veniva sostituito (e con Conte succedeva spesso) senza mai fare una polemica, né in campo, né fuori?
La partita col Genoa ha fatto capire che, almeno quest’anno, lo scudetto difficilmente arriverà. Bastava un piccolo particolare a dare la svolta ad una partita dominata dal Napoli (il centimetro per il quale un tiro non va in porta ma finisce sul palo o sul fondo; il centimetro in più o in meno con cui viene colpito il pallone dal piede di Hamsik o di Callejon o che ostacola i piedi di Higuaìn ed Insigne che colpiscono insieme il pallone da spingere in porta; il rigore non concesso per il fallo di Burdisso che in altre partite o con altri arbitri poteva anche essere assegnato). Invece niente è andato per il verso giusto (Sarri: “non abbiamo avuto culo!”) e allora temo che vedremo altre partite in cui il Napoli dominerà, vincerà ai punti, avrà tante occasioni ma la vittoria non arriverà. Perché la storia del calcio lo insegna: se devi vincere, i particolari o le causalità saranno sempre a tuo favore, la botta di culo l’avrai non per una o due partite ma per tutto il Campionato, il rigore dubbio te lo assegneranno non in una o due partite ma sempre, la partita che non meritavi di vincere la vincerai, magari con un gol all’ultimo minuto dei supplementari. E noi napoletani sappiamo bene queste cose avendo assistito ai tanti scudetti vinti dalla Juventus negli anni passati.
Ma la fortuna è cieca o è determinata dalla nostra volontà, dal nostro agire? Banalmente mi viene da pensare al conoscente (parente, amico, collega di lavoro, vicino di casa) che vince sempre (al lotto, alle scommesse sportive, perfino al Casinò) e che noi definiamo “fortunato” perché il colpo di culo non lo ha una sola volta ma in più occasioni. Possibile che il “caso” sia così “preciso”?
Ed in tema calcistico, oltre all’esempio della Juventus fatto in precedenza, ricordiamo tutti Arrigo Sacchi di cui è passato alla storia (sportiva) il suo proverbiale “culo” che nel Parma prima, nel Milan dopo ed in Nazionale poi (vedi Mondiali in USA) è stato una costante tanto da farne una caratteristica che ha ispirato, se non ricordo male, anche un libro con titolo sinteticamente esplicito “Il culo di Sacchi” (sempre se non ricordo male).
Orbene, questi esempi cosa dimostrano? Che se la fortuna è sistematica e si ripete nel tempo, non può essere una casualità (sarebbe una contraddizione in termini: ripetitività/casualità). C’è qualcosa che la determina, consapevolmente o meno, così come, al contrario, avviene per la “sfortuna”, la “sfiga” che a volte accompagna l’intera vita di poveri cristi cui non gliene va bene una (e chi di noi non ha mai conosciuto o giudicato in tal modo anche queste persone al pari dei “nati con la camicia” di cui si diceva prima, ma in senso opposto?).
E se la risposta, facile facile, ce la desse proprio Arrigo Sacchi, contenuta in quella frase in spagnolo che affianca la testata di questo sito? La “mentalidad ganadora”, la mentalità vincente. Potrebbe essere questo ciò che determina l’evoluzione a proprio favore di elementi o di avvenimenti o di casualità che stanno lì sospese, nel mondo infinito delle possibilità, senza avere deciso da che parte andare, chi favorire o deludere. Ma un’energia che parte dalla nostra persona, dal nostro atteggiamento verso la vita, pur nella sua imprevedibilità, può orientare a nostro favore gli eventi, le scelte e tutto ciò che non possiamo umanamente decidere o determinare perché fuori di noi, perché legato alla vita di altri o all’imponderabilità della natura o della fisica.
In uno sport di squadra come il calcio, basta a volte una personalità trainante dotata di positività per contagiare anche il resto del gruppo: un allenatore (come Sacchi per il Milan o Conte per la Juve), un calciatore (come Maradona per il Napoli scudettato).
E allora torno alla considerazione iniziale. Fino alla partita col Chievo pensavo che il Napoli avesse “svoltato” con la buona sorte, cancellando quell’inizio di Campionato che faceva presagire un altro anno di occasioni mancate, di opportunità non colte, di calci di rigore che invece di portarti alla vittoria ed aprirti il futuro, ti abbattono e ti scoraggiano, chiudendole, le porte del futuro (Napoli-Lazio nell’ultima giornata dello scorso torneo).
L’andamento della partita contro il Genoa, però, mi ha spinto a rivedere il mio ottimismo: se la fortuna (il “culo”, come dice Sarri) non ti spinge in una gara che hai dominato, nella quale hai avuto numerose occasioni per far sì che quel centimetro o quell’attimo favorisca le tue giocate, significa forse che il momento non è ancora arrivato.
Evidentemente la squadra non crede ancora al 100 % nella sua forza (come sta tentando di convincerla l’allenatore), non affronta ancora le partite col piglio sicuro del predestinato a vincere, ancora non “si chiama la fortuna” dalla sua parte per innescare quel meccanismo virtuoso che genera positività intorno quando sei tu ad averla dentro ed a diffonderla, perché è dentro di te, nel tuo pensiero, nel tuo animo.
Vediamo cosa succede nei prossimi mesi. Vediamo se Maurizio Sarri (stima illimitata!) riuscirà già in questa stagione a invertire la tendenza. C’è riuscito Mancini con l’Inter (che finora ha raccolto più di quello che meritava, se paragonato alla forza e alla belleza del gioco espresso dal Napoli), sembra ci stia riuscendo ora anche Mihajlovic col Milan (che abbiamo surclassato e annichilito a San Siro ma che in classifica si trova a soli 3 punti dagli azzurri).
Con la squadra che abbiamo, se acquistiamo la mentalità vincente che spinge anche gli episodi causali a nostro favore, allora sì che ci divertiremo noi tifosi. E non solo per qualche partita: quando accadrà e se accadrà, lo sarà fino al traguardo.