Il mio Bologna – Napoli 3-2
– Ho pensato che potesse essere una giornata storta perché durante la notte, nonostante avessi abbandonato il consueto conteggio delle pecore per dedicarmi a quello delle partite “esaltanti” dell’Inter, comunque non sono riuscito ad addormentarmi in serenità.
– Ho pensato a una giornata storta perché la sveglia è suonata tardi. O meglio, l’ho sentita tardi. E nella fretta, per non smuovere tutta la famiglia, ho indossato al buio i calzini in cima alla pila nel cassetto.
– Ho pensato a una giornata storta perché a Bologna c’erano 6 gradi e i calzini in cima alla pila nel cassetto erano di cotone.
– Ho pensato a una giornata storta perché Sarri in conferenza ci aveva avvertito: questa partita, dal punto di vista mentale, sarà difficilissima.
– Ho pensato a una giornata storta perché in treno, nonostante avessimo recuperato biglietti in saldi di prima classe nella “area silenzio”, le nostre vicino di posto, noncuranti del nostro stato catatonico, hanno iniziato a disquisire a voce alta di filosofia, della critica della ragion pura di Kant, del De Infinito, universo e mondi di Giordano Bruno e del triangolo di Pascal.
– Ho pensato a una giornata storta perché l’autobus destinato al trasporto dei tifosi dalla stazione ci ha lasciato allo stadio pochi istanti prima dell’inizio della partita quando il settore era stracolmo e io ho dovuto arrangiarmi in cima dietro a una balaustra con tanto di grata in acciaio che mi ha reso orbo.
– Ho pensato a una giornata storta perché Donadoni, Mirante, Mazzoleni e Destro nello stesso spazio e nello stesso tempo nulla di buono mi lasciavano presagire.
– Ho pensato a una giornata storta perché poco dopo il sole alle nostre spalle si è nascosto dietro a un ammasso di nuvole e ha iniziato a fare più freddo e i miei piedi si sono ricordati di essere ricoperti da inutile cotone.
– Ho pensato a una giornata storta perché il diagonale di Calle, in altri tempi, sarebbe finito in rete e non sul piedone di Mirante.
– Ho pensato a una giornata storta perché gli azzurri sono scesi in campo non con il solito piglio e una distrazione difensiva, abbinata a un ammasso di nuvole o a una grata parata davanti al guardalinee che lo ha reso orbo, ha permesso a Destro di presentarsi solo in area e di trafiggere agevolmente il nostro Reina.
– Ho pensato che quel fuorigioco, seguendo le regole di Mancini, lo avremmo visto in tutti i telegiornali serali. Ho pensato che quel meneghino di Mentana ne avrebbe fatto la notizia d’apertura.
– Ho pensato a una giornata storta perché il fantasma di Rolando Bianchi mi è venuto a tuzzuliare.
– Ho pensato a una giornata storta perché abbiamo preso gol da calcio d’angolo e io mi ero quasi disabituato a questo nefasto evento.
– Ho pensato a una giornata storta perché a realizzare le rete di testa è stato Luca Rossettini. Uno che in carriera ha segnato meno di Luca Altomare.
– Ho pensato a una giornata storta perché da ciò che ho potuto intuire dalle grate al sapore di miopia della mia postazione, Insigne di testa avrebbe potuto far meglio e il palo di Calle avrebbe potuto dimezzare lo svantaggio.
– Ho pensato a una giornata storta quando il pechinese ha fermato un nostro contropiede per ammonire Destro dopo un fallo su Albiol. Quando addirittura anche uno come Rizzoli avrebbe atteso la fine dell’azione.
– Ho pensato a una giornata storta quando ho visto i nostri corner battuti bassi e imprecisi o alti e lenti. Anche se, ripensandoci, questo avviene praticamente sempre.
– Ho pensato a una giornata storta quando nella ripresa, Higuain, in piena area, ha sparato a colpo sicuro, ma ha colpito l’ammasso di nuvole. O quando ci siamo ammassati in area e Allan e Calle non sono riusciti a segnare.
– Ho pensato a una giornata storta quando il pechinese ha fermato il gioco per soccorrere un giocatore del Bologna dolorante a terra. Quando addirittura anche uno come Tagliavento avrebbe atteso la fine dell’azione.
– Ho pensato a una giornata storta quando, nel nostro momento migliore, Hamsik ha anticipato un avversario e fortuitamente ha servito il pallone al fantasma di Rolando Bianchi in corsa verso la nostra porta.
– Ho pensato a una giornata storta quando il tiro del felsineo si è insaccato sul primo palo con responsabilità del nostro super portiere.
– Ho pensato a una giornata storta perché l’ultima doppietta di Destro è stata realizzata quando Zuniga ancora giocava.
– Ho pensato a una giornata storta perché la squadra ha smesso di crederci, mentre dagli spalti non si è smesso di cantare ed incitare.
– Ho pensato a una giornata storta perché la sveglia è suonata troppo tardi. O meglio, l’hanno sentita troppo tardi: Higuain in pochi minuti ha realizzato una doppietta, ma davvero il tempo per una clamorosa rimonta era agli sgoccioli.
– Mentre pensavo a quanto fosse storta la giornata, ho anche pensato distrattamente: ma quanto è forte Higuain nostro?!
Kant, se fosse esistito oggi avrebbe potuto dedicargli la Critica della ragion dura e Pascal il triangolo di Gonzal. Mentre Giordano Bruno, oltre a fornirgli un assist, avrebbe potuto scrivere il De Pipita, universo e mondi.
– Ho pensato a una giornata storta perché nell’ultima azione, potenzialmente pericolosa, il pallone è terminato proprio sul destro di Maggio nella sua zona di tiro al piattello.
– Ho pensato alla tipica giornata storta in cui ci si imbatte dopo tanti risultati positivi.
Ho capito quanto fosse storta perché mai avevamo concesso così tanto agli avversari nelle ultime 11 partite, mai avevamo concesso così tanto campo, mai la squadra era stata così sfilacciata, mai avevamo beccato tre reti (su tre tiri), mai ho visto Allan, Jorginho e Hamsik così compassati e passivi. E mai posso pensare che si ripeterà.
– Anche se nella mia mente gli indizi per una tipica giornata storta mi avevano portato a pensare alla classica Bergamo.
– Certo, poteva essere una giornata storta che poteva raddrizzarsi, ma noi non siamo l’Inter. Poteva accadere come in quell’Udinese – Napoli 2-2 di tanti anni fa, in cui si realizzarono 2 reti negli ultimissimi istanti della gara, mentre i tifosi avversari sbraitavano e gongolavano per poi ridursi al silenzio, ma in tutta onestà, questa sconfitta è meritata. Se è vero che il pechinese ci ha messo del suo, se è vero che gli episodi ci hanno condannato, se è vero che non abbiamo il culo di Mancini, è anche vero che non abbiamo espresso il nostro solito calcio e la nostra solita solidità.
– Ho pensato che, seguendo le regole di Mancini, da questa sconfitta saremmo usciti ancora più forti.
– Nella tipica giornata storta, sono invece felice per la reazione dei nostri tifosi che dopo la partita hanno continuato a cantare e ad applaudire i ragazzi sotto la curva come non mai. Mi hanno sorpreso i tanti commenti sul social in cui generalmente si leggono travasi di bile e turche appilate, mentre stavolta ho appurato serenità ed equilibrio. E perfino sul treno al ritorno, quando a caldo la delusione e l’amarezza esplodono nello psicodramma, si è invece passati ad uno stato di calma e consapevolezza.
– Ma di quest’ultima affermazione, non posso metterci la mano, o magari il piede congelato, sul fuoco. Già a Firenze, ho smesso di contare le pecore e ho pensato alle performance dell’Inter e così mi sono risvegliato direttamente a Napoli.
– In fondo, siamo sempre lì. Un po’ più nascosti e meno esposti.
La giornata No è stata percepita e compresa da tutti, o quasi. E quindi, siccome non credo che tutte le partite siano uguali, meglio incontrarla ieri nella indigesta Bologna che domenica prossima con la intollerabile Roma.
Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca
Gianluigi Trapani
Gianluigi Trapani
Gianluigi Trapani ilnapolista © riproduzione riservata