Empoli-Napoli 2-2, un girone fa, fu ancora una partita di sperimentazioni. Il rombo a centrocampo, Insigne trequartista, Valdifiori davanti alla difesa e l’indecisione sui nomi dei terzini. Ma, soprattutto, le due punte. Al Castellani fu la volta del tentativo “pesante”, niente esterni e due attaccanti veri come Higuain e Gabbiadini, con Insigne a supporto. La prima partita da titolare di Manolo Gabbiadini, in campionato, con il Napoli di Sarri. La prima e l’ultima.
Ci sono due facce come in ogni medaglia, pure in questa. Il Napoli è in testa alla classifica, ergo è una grande squadra. Le grandi squadre hanno pure grandi panchinari, veri e propri lussi seduti in tuta e giacca a vento che guardano i compagni e attendono il loro turno. Gabbiadini è uno di questi, forse uno dei più importanti del campionato. Morata alla Juventus e Luiz Adriano al Milan sono gli unici che possono competere, e col brasiliano abbiamo fatto una forzatura basata su un nome internazionale e sul costo del cartellino. Sulle doti, neanche a parlarne: solo lo spagnolo in bianconero può insidiare Gabbiadini, uno da due gol in campionato e quattro in Europa League nonostante lo scarso utilizzo. Uno che, anche se relegato spesso in panchina, mette dentro un gol ogni 96 minuti di gioco in tutte le competizioni, uno ogni 72 nelle partite europee. E due assist in campionato, tutti in una sola partita: proprio Empoli-Napoli, per il (bellissimo) gol di Insigne e per l’inserimento vincente di Allan.
Dopo quei novanta minuti, la rivoluzione che ha portato il Napoli al primo posto e Gabbiadini in panchina. Napoli-Bruges 5-0, Napoli-Lazio 5-0 e Higuain supportato da Callejon e Insigne. Paradossale il fatto che, proprio nella gara con i biancocelesti, Gabbiadini abbia messo a segno il primo gol della sua stagione. Inutile ai fini del tabellino, quello del pokerissimo, ma comunque importante per l’autostima. Da lì in poi, scampoli di partita all’ombra di Higuain e il posto da titolare fisso in Europa, da centravanti. Le due doppiette col Midtjylland non devono ingannare, anche perché, a occhio, quella del numero nove classico non sembra una posizione per Gabbiadini, soprattutto per come l’ha impostata Sarri sul suo Napoli (e addosso al Pipita): l’ex Samp è un attaccante diverso, che non ama venire indietro per partecipare all’azione e perferisce due situazioni di gioco, il servizio in profondità alle spalle del difensore o la palla sui piedi per indovinare la conclusione dalla lunga distanza. Ne abbiamo già parlato, qui sul Napolista, nell’analisi tattica della sfida all’Inter in Coppa Italia.
Poi ci si è messa anche la sfortuna. Il 17 novembre, giorno di Italia-Romania, Gabbiadini segna il suo primo gol in nazionale. All’85esimo, l’infortunio alla caviglia e uno stop di sei partite, fino alla sosta natalizia. Nella gara a ridosso delle vacanze, Atalanta-Napoli, il ritorno in panchina. Poi Frosinone, il bellissimo gol a giro e la sensazione che quell’esultanza, di rabbia e sfogo, contenga tutta la frustrazione per una stagione un po’ così, tra equivoci tattici e una forma da recuperare dopo l’infortunio. La forma, solo quella: perché la stima dell’ambiente non è mai mancata. Per prima quella di Sarri che in tutte le conferenze stampa, e a tutte le domande precise, risponde che «Gabbiadini sarà fondamentale». Poi quella del club e di De Laurentiis, che vive nel rifiuto all’offerta clamorosa del Wolfsburg, almeno 25 milioni di euro sull’unghia per farlo giocare accanto a Draxler. L’ha confermato l’agente del ragazzo, Silvio Pagaliri: «Manolo avrebbe accettato il trasferimento in Germania, il Napoli ha detto no».
Come dire: il Napoli crede ancora in Gabbiadini, perché Gabbiadini può ancora essere utile al Napoli. Magari anche provandolo in un ruolo già ricoperto in carriera, alla Samp e con Benitez, quello di esterno d’attacco al posto di Callejon. Un’idea tutta da verificare sul campo, certo, e con un background tattico molto diverso dai tempi di Mihaljovic o dal Napoli versione Rafa. Per il momento, Sarri lo vede solo come centravanti di riserva, come controfigura di Higuain. Un lusso da grande squadra, ma anche la possibilità di sperimentare, ancora. Anche un girone dopo Empoli-Napoli.