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Il Guardian sdogana definitivamente Higuain: «È nell’olimpo dei centravanti, rasenta la perfezione»

Il Guardian sdogana definitivamente Higuain: «È nell’olimpo dei centravanti, rasenta la perfezione»

Maurizio Sarri lo ripete ad ogni occasione, l’ultima nel post-partita di Sampdoria-Napoli: «Gonzalo Higuaín sta diventando l’attaccante centrale più forte del mondo, secondo me ha più potenzialità di Lewandowski».

Le parole del tecnico azzurro possono – ad una prima lettura – apparire di parte, in realtà l’investitura definitiva è arrivata dal Guardian: “Perché Gonzalo Higuaín è alla pari con qualsiasi numero 9 del mondo”. In un corposo articolo per la rubrica “Tactical Calcio” (la foto è del napoletano Carlo Hermann), il giornalista Blair Newman scrive: «Viviamo in un’epoca calcistica di false certezze. La progressione del gioco ha portato gli attaccanti, le ali ed i registi a non essere realmente solo attaccanti, ali e registi.

A questi livelli, la purezza della posizione d’attacco è sempre più rara in quanto gli attaccanti diventano sempre più intelligenti nei loro movimenti e maggiormente organizzati nel lavoro difensivo. In queste circostanze, quelli più convenzionali sono spesso sottovalutati. Forse per questo Gonzalo, un numero 9 così vero da apparire “borderline unfashionable”, è stato ignorato rispetto ai suoi più sofisticati colleghi».

Nel pezzo Newman ricorda i numeri straordinari di Gonzalo, il suo avere occhi unicamente per il gol, ma qualche facile occasione sbagliata e il rigore lasciato ad Insigne sono segnali di un malessere non ancora del tutto passato. «Higuaín è certamente forte fisicamente, ma rimane una fragilità psicologica di fondo che a volte ha danneggiato la sua carriera. Le sue espressioni facciali non sono particolarmente diverse, generalmente variano da uno sguardo di rabbia ad altri che esprimono un certo fastidio. Questa sofferenza è il risultato di alti standard personali da lui richiesti, ma dietro lo sguardo minaccioso si nasconde un giocatore emotivamente vulnerabile».

Si sottolinea come Higuaín sia diventato famoso per gli errori nei momenti importanti. Per restare all’ultimo anno e mezzo, dalla finale mondiale con la Germania fino al rigore in Coppa America passando per l’errore contro la Lazio. Questa sequenza di errori poteva essere abbastanza per far deragliare anche la più promettente delle carriere, ma Higuaín ha finalmente trovato fortuna la scorsa estate con l’arrivo di Maurizio Sarri (dopo il biennio con Benitez che, scrive il Guardian con buona pace di De Laurentiis, lo convinse a trasferirsi a Napoli). «Lui è stato onesto con il suo attaccante-talismano, non coccolandolo, ma con una valutazione franca: “Se non vince il Pallone d’oro, è una testa di cazzo”».


Certo «la sua rabbia continua a covare durante la partita, ma ora pesa di meno. Finalmente è riuscito a incanalare le sue emozioni, distruggendo le difese avversarie. In molte partite è semplicemente incontenibile». Dietro a questo successo pare ci sia una dieta (meno carne, più pesce e miele al posto dello zucchero), ma non si può ignorare – sottolinea Newman – il lavoro tattico di Sarri e il suo cambio di modulo. «Si muove più velocemente e tiene palla con un vigore rinnovato. In breve, sta giocando nel ruolo di vero numero 9 vicino alla perfezione […] Non lavora in agilità come Benzema e Agüero, o con la raffinata grazia di Lewandowski e Ibrahimovic. Non è altrettanto veloce ed abile nei movimenti come Suarez e Aubameayang. Essenzialmente lui non è né più né meno, il classico numero 9. Solo che è eccezionalmente efficiente».

Il clamore significa una crescente accettazione che Higuaín, il quale ha fatto definitivamente il balzo dalla sub-elite ai giocatori di classe mondiale. «Grazie ad una perfetta simbiosi delle sue caratteristiche personali e le tattiche di Sarri, Gonzalo sta guidando il Napoli a vincere il primo scudetto dal 1990. Con o senza titolo, la forma di Higuaín in questa stagione, lo ha proiettato definitivamente nell’olimpo dei numeri 9 di classe mondiale. Funzionale e sfacciatamente ortodosso».

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