«Sono contento di questa squadra, sono contento perché mi diverto ad andare allo stadio con loro e mi diverto anche in allenamento. Quindi farli crescere è per me motivo di orgoglio, mi sono emozionato stasera nel far entrare Chalobah. Io sono l’ultimo dei romantici nel calcio, il calciomercato lo abolirei».
C’è tanto di Maurizio Sarri in queste poche parole dette ieri sera in conferenza stampa al termine di Napoli-Torino. C’è tanto di quest’uomo che francamente non smette di stupire. Un uomo che ha un amore inestinguibile per il gioco del calcio e che sta riuscendo in un’impresa riuscita poche volte nel mondo del calcio: riuscire a giocare bene, a divertirsi, a divertire e a vincere.
Sarri è riuscito a riportare il calcio alla sua dimensione originale: un gioco. È il fanciullino del pallone, un Pascoli del football. Guardare il Napoli è una gioia per gli occhi, che siate tifosi degli azzurri oppure no. È una squadra strutturata, certo, con meccanismi difensivi studiati e preparati, con alle spalle una solida base di allenamento. Ma è fondamentalmente una squadra che prova sempre a divertire, sempre a fare la giocata più difficile, che ha fantasia, che prova continuamente a variare.
Come ha fatto ieri con Callejon spostato più vicino a Higuain, più al centro. Ed è stato lo spagnolo una delle chiavi di quel primo tempo da accademia del calcio. Un gol, quello di Insigne, che andrebbe inserito di diritto nel caso di un remake di “Bianca” di Nanni Moretti. Callejon che appoggia all’indietro per Valdifiori e scatta sulla sinistra, Valdifiori che appoggia a Higuain che di prima intenzione, di sinistro, “apre” proprio per Callejon che la serve a Insigne con una sorta di demi-volèe, la palla si smorza, Insigne alza la testa e fa partire un tiro che solo chi si diverte può provare a fare. È la sintesi del gioco del calcio. E il Napoli di azioni simili ne prova tante in una partita. Il Napoli gioca pulito, sempre. Applica i fondamentali di questo sport. Come nel caso del triangolo Callejon-Hysaj-Callejon all’inizio della partita.
Il Napoli ha la rara capacità di entrare nella partita con lo spirito dell’innamorato del pallone. Il Napoli non ha altra modalità che quella di giocare e giocare bene. E quando lo fa, gli avversari non hanno scampo. Anche dalle situazioni più intricate il Napoli ne esce con un colpo di tecnica. Come dopo l’1-1 subito su calcio di rigore. L’assist di Insigne a Hamsik è semplicemente delizioso, così come la trovata del capitano che finge fino all’ultimo di servire al centro e poi infila Padelli.
Ruoli invertiti rispetto alla Fiorentina. Lì fu Hamsik a servire col contagocce un pallone a Insigne che sembrava servito con le mani da un professionista delle bocce. La forza del Napoli è la tecnica, è la qualità del gioco, unite a uno stare in campo “moderno”, con la squadra che pressa alta e la difesa spesso a ridosso della linea di metà campo. Un Napoli sì sacchiano ma che ha una differenza sostanziale rispetto al gioco del profeta di Fusignano: gioca col sorriso sulle labbra. Concentrati sì, preparati sì, grintosi sì, ma sempre con l’idea che sia un gioco. Perché solo se hai la piena consapevolezza che stai giocando, puoi andare in porta come hai fatto con Insigne ieri sera.
Tante squadre nella storia del calcio si sono divertite dopo l’1-0. Il Napoli si diverte da subito. Non conosce altra via. Qualcuno potrebbe obiettare che questo è anche un limite. Probabilmente, più profondamente, è una scelta di campo (per non dire di vita). Vinciamo o perdiamo a modo nostro. «Preferisco prendere gol in contropiede perché sto cercando di fare il terzo invece di beccarlo in mischia all’ultimo minuto perché ho rallentato il ritmo». Così ha detto Sarri ieri sera in conferenza stampa. Addormentare la partita non rientra nel suo modo di vedere il calcio. Perché per lui, evidentemente, quello non è calcio. E quindi non gli piace. La sua scommessa è vincere nel mondo dei grandi rimanendo fondamentalmente bambini, conservando quella passione per il pallone che solo chi è afflitto da questo morbo può capire.
In fondo anche nelle serate più belle, il Napoli non nasconde i suoi difetti. Ma se ne frega. E lo sbandiera. Lo urla in faccia. E ieri ha dimostrato che può essere una bella serata anche se non segna Higuain, anche se in campo mancano due titolarissimi come Allan e Jorginho. La filosofia del Napoli non cambia. È difficile non rimanere affascinati da questo modo di concepire il pallone. Che ovviamente adesso conquista tutti perché coniuga lo spettacolo con le vittorie. In Italia, di fatto, lo fanno solo Napoli e Fiorentina. Nel resto del mondo forse solo il Barcellona. Da noi la Juventus ora sta mostrando un altro calcio rispetto all’inizio di campionato ma è sempre un calcio professionistico. Mostrano l’imprinting di una squadra di professionisti del pallone. Non sorridono come i calciatori del Napoli.
L’impresa, non semplice, sarà riuscire a far prevalere la gioia, la passione, anche quella di salutare i tifosi col giro di campo alla fine della partita. Vincere senza rinnegare la propria filosofia. Quarant’anni dopo, sono davvero pochi quelli che imputano al Napoli di Vinicio di non aver vinto. Quarant’anni dopo, un altro core ingrato chiede scusa dopo aver segnato. Insomma non è detto che la storia debba obbligatoriamente ripetersi.