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Il direttore di Capodimonte: «È il secondo Museo d’Italia eppure a Napoli è invisibile. Il problema si chiama marketing. Per ora faccio l’idraulico»

Il direttore di Capodimonte: «È il secondo Museo d’Italia eppure a Napoli è invisibile. Il problema si chiama marketing. Per ora faccio l’idraulico»

Bella intervista del Corriere del Mezzogiorno (a firma Anna Paola Merone) al direttore del museo di Capodimonte Sylvain Bellenger che già in mattinata era intervenuto a Radio Marte. Bellenger, nominato qualche mese fa, ha dipinto un quadro impietoso del rapporto che Napoli ha con la promozione di sé stessa. 

«Capodimonte è invisibile, è il museo più bello di Napoli, il secondo o il primo d’Italia e lo conosce il due per cento della popolazione». Bellenger non si nasconde dietro altri problemi quali la mancanza di collegamenti. «Per andare a Versailles – dice – occorrono 45 minuti su un treno orribile più 15 minuti a piedi: ogni anno ci sono 5 milioni di visitatori. Il problema si chiama marketing. Bisogna mettere Capodimonte sulla mappa del mondo. Una mostra, per quanto ben fatta, non dà al museo una sua identità. Un museo deve essere un luogo di vita per la città, di piacere, di educazione, di divertimento. Noi siamo molto in ritardo, siamo come la Francia negli anni ‘70».

Bellenger trova assurdo che sul Museo passino gli aerei che provocano così danni a tele e porcellane. Anche se, francamente, questo problema ci sembra difficilmente risolvibile. Dichiara che al momento svolge più il ruolo di idraulico che di direttore del museo. «La gente – prosegue – a forza di essere abbandonata si è abituata a trovare normali cose che normali non sono: un museo che sia troppo freddo, troppo caldo, luci senza lampadine, bagni sporchi. Ecco, questo è il mio lavoro per ora. Sono un idraulico».

Vuole trasformare il Bosco in un mix tra Central Park e Villa Medici. Vivrà a Napoli. «A Capodimonte. Di fronte al museo, nel Bosco. Ci sono dei lavori da fare: non c’è doccia, né acqua. Ma è una necessita? assoluta essere qui. Sono venuto a Napoli con lo spirito di un missionario»

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