Il New York Times in un lungo reportage firmato da Sam Borden racconta le difficoltà incontrate dal calcio femminile italiano a differenza di quanto accade all’estero: «In Inghilterra, molti top club, tra cui Arsenal, Chelsea, Manchester City e Liverpool, lavoro al fianco della squadra femminile. In Spagna, club come il Barcellona, l’Athletic Bilbao, Atlético Madrid e l’Espanyol fanno lo stesso. In Francia, ci sono il Paris St.-Germain, Lion, Monteplier e St.-Étienne, mentre in Germania il gruppo include Bayern Monaco, Wolfsburg, Bayer Leverkusen e Hoffenheim». In Italia c’è un solo club ed è la Fiorentina, di questa realtà – definita un’anomalia – racconta approfonditamente l’inviato del quotidiano americano.
Molti tra dirigenti ed allenatori sono consapevoli dell’eccezionalità del fenomeno e si augurano che la Fiorentina possa fare da traino per accorciare il gap con gli altri paesi europei.
Vengono riportate le recenti dichiarazioni di Sandro Mencucci, amministratore delegato dei Viola: «In Italia, le persone amano il calcio, ma chiunque pensa che sia uno sport solo per uomini, un macho sport. Qui, noi sappiamo di non essere rappresentativi, ma crediamo che il calcio sia per tutti.»
Borden ricorda però come la Federazione Italiana, nonostante le dichiarazioni di Belloli sulle “quattro lesbiche”, sta provando a sostenere il movimento; i tassi di partecipazione delle ragazze in Italia sono aumentati significativamente negli ultimi anni a causa di un norma che obbliga i club a registrare giovani calciatrici. Tuttavia le risorse investite restano scarse.
Si riportano i dati secondo i quali la Federazione Italiana ha stanziato un budget di 3 milioni di euro per il calcio femminile, 7 milioni in meno di quanto fatto dalla Francia e solo un sesto dell’Inghilterra. Si segnala il caso dei Paesi Bassi, con 43 milioni di persone in meno rispetto all’Italia, ma un milione di budget in più già stanziato, così come la Norvegia.
Il giornalista del New York Times riporta le amare parole della Professoressa Giorgia Giovannetti, docente di Economia all’Università di Firenze: «Al momento, io credo che nel calcio, probabilmente, la situazione sia ancora peggio di altri sport e della società nel suo complesso. È un campo dove il sessimo è prevalente».
Una differenza tangibile, in particolare con l’Inghilterra, riguarda lo spazio dato dai mezzi d’informazione al calcio femminile, basti pensare che le partite vengono trasmesse in televisione.
Tatjana Haenni, ex giocatrice della nazionale svizzera e soprattutto responsabile della FIFA per le competizioni femminili, sostiene che non ci sia un determinato percorso per espandere il calcio femminile, infatti in alcuni paesi, come la Svezia, c’era già un fondamento da cui iniziare che esisteva a prescindere dai club maschili e da lì si è partiti. Per la Haenni infatti «non è che le donne potevano fare da sole, ma è giusto che ora ci siano più opportunità, stadi migliori, centri di allenamento con i club maschili. Questo è ciò che mi piace della Fiorentina, stanno usando questo potere.».
La società viola ci sta lavorando da circa due anni, dopo aver studiato attentamente gli altri top club, invece di partire da zero. Certo le difficoltà permangono, basti pensare che la squadra gioca in piccoli stadi, alla periferia della città invece che all’Artemio Franchi, ma le giocatrici ricevono cure mediche e trattamenti dai dottori del club. Inoltre c’è un team manager dedicato ed un ufficio stampa. L’allenatore Sauro Fattori, ha aumentato il suo staff e così non ha più la responsabilità di portare i palloni e le divise per l’allenamento.
Tanti piccoli segnali che rivelano le ambizioni della Fiorentina e del suo amministratore Menucci, il quale ha proposto un aumento del tetto salariale per le squadre femminili oltre che nuove norme in Serie A, secondo le quali tutti club devono dotarsi di una squadra femminile.«In Italia siamo indietro, dobbiamo fare grandi passi».