È una di quelle frasi retoriche che tornano sempre, ogni volta che le urne e le palline del sorteggio disegnano il nuovo tabellone di Europa League. «Quest’anno è una Champions-bis», «siamo ai livelli della Champions» e cose così. A volte è vero e a volte no, anche perché l’ex Coppa Uefa fa storia a sé: dalla stagione 1999/2000, la prima che ha visto l’ingresso delle “retrocesse” dalla Champions nel tabellone primaverile del torneo, sono state sette le squadre capaci di imporsi dopo l’eliminazione ai gironi della “Coppa dalle Grandi Orecchie”. Sono il Galatasaray 2000, il Feyenoord 2002, il Cska 2005, lo Zenit 2008, lo Shakhtar 2009, l’Atletico Madrid 2010 e il Chelsea 2013.
La fase finale della competizione in corso ha una geografia un po’ sporcata, in effetti, dalle squadre arrivate terze negli otto gironi di Champions. Sporcata perché quelle che sembravano essere, potevano essere le favorite d’obbligo della competizione ora si sono viste aumentare compagnia e concorrenza, al di là del carattere consolatorio di un cambio di torneo che non fa proprio abitare in sé i crismi della sportività. Ecco che quindi pure il Napoli cambia la sua posizione all’interno di un ipotetico ranking. La squadra di Sarri, forte pure della semifinale raggiunta nella scorsa edizione, era ed è una delle candidate più autorevoli al successo finale insieme ad altri tre o quattro club di livello simile che non hanno avuto difficoltà a superare la fase a gironi. Ora, insieme agli azzurri e ai loro compagni originali di brigata, ci sono altre pretendenti forti, molto forti, alla finale di Basilea. Vediamo chi sono e come stanno.
Iniziamo proprio dalle squadre retrocesse dalla Champions. Nomi di blasone, non c’è che dire: Manchester United, Siviglia, Valencia, Porto, Bayer Leverkusen, Galatasaray, Shakhtar e Olympiakos. Sono già ordinate, non a caso. Le ultime tre sono abbondantemente alla portata della competizione e quindi del Napoli, e pure il sorteggio ha in qualche modo fatto capire che la strada, per loro sarà quantomeno complicata. I turchi se la vedranno con la Lazio, i greci con i baby-fenomeni dell’Anderlecht e gli ucraini di Lucescu con lo Schalke 04, formazione abituata alla Champions. Quasi come per deferenza o buon accoglienza, le altre cinque neofite dell’Europa League hanno ricevuto accoppiamenti abbastanza semplici dall’urna di Nyon. Cominciamo dallo United di Van Gaal, squadra alla perenne ricerca di se stessa e ancora bloccata, in Premier, nelle posizioni di rincalzo dietro Leicester, Arsenal e Tottenham. Per i Red Devils, però, parlano storia e qualità della rosa che snoccioliamo con qualche nome a caso: Martial, Mata, Rooney, Depay, Schweinsteiger. Una squadra potenzialmente da Champions, anzi da fase finale di Champions, “scesa” in Europa League solo a causa della confusione tattica e progettuale che l’allenatore olandese non è riuscito a ricomporre nonostante i quasi due anni di lavoro. Il Manchester è diventato il candidato numero uno alla vittoria finale, e il sorteggio ha quasi certificato questa loro (meritata) qualifica: ai sedicesimi sarà United-Midtjylland. Sì, proprio la squadra che il Napoli ha strapazzato sotto un diluvio di gol, all’andata in Danimarca come nel ritorno del San Paolo. Prevedere un altro capitombolo di Van Gaal è francamente improbabile.
Insieme agli inglesi, turno facile anche per il Siviglia (affronterà il Molde) e il Valencia (se la vedrà col Rapid Vienna), mentre sono giusto più complicati i doppi confronti che attendono il Bayer Leverkusen (impegnato contro lo Sporting Lisbona) e soprattutto il Porto che in una suggestiva sfida incrociata con la Germania affronterà il Borussia Dortmund. Le due spagnole, che avranno presumibilmente vita facile contro norvegesi e austriaci, partono però un passo indietro rispetto allo United e alle altre favorite. Il Siviglia viene da due successi consecutivi in questa Coppa, è la società che ne ha vinte di più in assoluto (quattro) ma è una squadra che ha cambiato molto rispetto all’anno scorso e che, dopo aver già pagato dazio in un girone di ferro in Champions (Manchester City, Juventus e Borussia Moenchengladbach), potrebbe sciogliersi alle prime difficoltà in EL, dando magari priorità a una corsa Champions in Liga che la vede attardata rispetto al Villarreal. Il Valencia, invece, è in totale confusione. La gestione Lim ha rivoluzionato la squadra ma non è ancora riuscita a dare solidità progettuale all’ambiente. La scelta di esonerare Nuno Espirito Santo e di assumere Gary Neville per la panchina è stata controversa e non ha ancora prodotto risultati accettabili. La sfida col Rapid Vienna, sulla carta scontata, è da prendere con le molle: gli austriaci hanno vinto cinque partite su sei nel gironcino eliminatorio. Di tutt’altro spessore le sfide cross Germania-Portogallo. Chi scrive è rimasto folgorato dal Bayer Leverkusen, squadra che pratica un gioco moderno e apprezzabile, soprattutto a chi piacciono gli automatismi che sembrano incontrollati tanto sono veloci. Ecco perché i tedeschi, eliminati (solo casualmente) dalla Roma, entrano a pieno diritto nel ristretto novero delle favorite. Vedersela subito con una squadra dall’alto potenziale offensivo come lo Sporting Lisbona, letteralmente rinata con l’arrivo di Jorge Jesus, è un appuntamento perfetto per capire l’approccio mentale dei giovani campioni di Schmidt (Calhanoglu, Bender, il “veterano” appena 27enne Chicharito Hernandéz) a una competizione dove partono da candidati protagonisti. Infine, Borussia-Porto. Sfida da Champions, molto interessante per il Napoli, perché esclude a priori una candidata alla vittoria finale tra due club dal grande blasone e che comunque posseggono grandi individualità. Tra le due, forse, è preferibile l’ex creatura di Klopp, oggi guidata dallo scudiero Tuchel: in Bundes è tranquilla prima del campionato “degli umani”, quello dietro al Bayern, in campo schiera gente come Reus, Aubameyang e Mkhitaryan. Siamo (almeno) ai livelli del Napoli.
Parlare dei tedeschi vestiti di giallo ci porta a un esame delle restanti pretendenti alla finale di Basilea. Quelle originali, per dirla usando un aggettivo. Il Borussia e il Napoli, favorite d’obbligo al sorteggio di fine estate. E poi il Liverpool (diventato nel frattempo) di Klopp e il Tottenham di Pochettino. I Reds affronteranno l’Augsburg, e questo non pare essere un problema. Perché c’è altro che ancora, e giustamente, non va dalle parti di Anfield: Klopp sta provando a trascinare la squadra dalla palude del positional play di Rodgers fino alla terra promessa del suo Gegenpressing, e i risultati sono ancora altalenanti. È un po’ la classica dicotomia coppa-campionato, con ottimi riscontri nei match secchi (il Liverpool è in finale di League Cup, per esempio) ed esiti meno scoppiettanti in Premier. Quasi inverso il percorso di Mauricio Pochettino con il suo Tottenham: squadra in costruzione già dall’anno scorso, in piena corsa per il titolo di Premier (due i punti di distacco dal Leicester) e dalle grandi (e giovani) individualità. Il nome esotico quanto conosciuto è quello del Coco Lamela ma la vera forza sta negli aborigeni: Harry Kane e Dele Alli su tutti. Lo scontro con la Fiorentina è da seguire in senso positivo, per il Napoli. I viola di Paulo Sousa, semifinalisti lo scorso anno, sono una favorita “di rincalzo” nella corsa alla finale di Basilea. Il sorteggio ha fatto in modo che escano o loro o gli Spurs. Niente male.
Il resto è roba di contorno, anzi no. Del Villarreal abbiamo già parlato qui, delle altre facciamo una breve sintesi guidata. Attenzione alla vincente del sedicesimo Marsiglia-Athletic, ovvero “Quel che resta del Bielsismo”. Due squadre non eccezionali ma dalla grande carica emotiva. Occhio anche al Basilea che progetta il colpo gobbo della finale casalinga (e intanto sfida il mediocre Saint-Etienne). Ma soprattutto, anche se questa è facile dato che hanno già vinto l’andata per 2-0, non dimentichiamo il Fenerbahce. Chi scrive non l’ha mai visto giocare, ma una squadra che può schierare, insieme, Nani, Diego, Van Persie e Lazar Markovic merita quantomeno considerazione, anche per l’ambiente caldo (eufemismo) tipico degli stadi turchi. Il Sukru Sarcoglu, inferno da 50mila posti, non fa certo eccezione.