C’erano una volta i top player. Oppure, per dirla meglio, c’erano una volta i top player che diventavano tali e tali rimanevano, felici di questa loro condizione privilegiata. Carriera lineare, sempre la stessa: l’esplosione in qualche squadra medioborghese del calcio europeo, la conferma in una mediogrande, il trasferimento in un top club e l’immediata metamorfosi in top player. E poi il declino, dopo qualche tempo, ma sempre nel gotha del calcio europeo dopo uno o più clamorosi trasferimenti. Oppure, al massimo, il trasferimento in altri mondi pallonari, più piccoli e lontani, ma solo a una certa età. Potremmo fare mille nomi: Ibrahimovic (qualche trasferimento in più rispetto alla media), Van Nisterlooy, Lampard, Gerrard, David Villa e così via.
Poi, oggi, anno 2016, ci accorgiamo che qualcosa sta cambiando il nostro modo di vedere questo lato del calcio. E questo qualcosa ha gli occhi a mandorla, oppure la mascella quadrata di un manager americano della Mls. E il loro conto in banca, of course. E se i trasferimenti di Giovinco e Guarin, tra tutti, potevano sembrare un’avvisaglia su calciatori non davvero “top player”, ecco la notizia che non ti aspetti: il Guangzhou ha annunciato l’acquisto di Jackson Martinez dall’Atletico Madrid. 42 milioni di euro, ma non è questo il punto. Oppure sì, ma analizziamo. Jackson Martinez somiglia da vicino a un top player. Nel senso che, appena sei mesi fa, è stato pagato come tale: dal Porto all’Atletico per 35 milioni di euro. E poi lo leggi nel pedigree, roba grossa: 133 presenze e 92 gol con la squadra portoghese, 10 reti in 39 match a singhiozzo con la nazionale colombiana. E poi molti rumors, solo rumors, come vice-Higuain (o sostituto di Higuain) in due estati da “obiettivo del Napoli”. Il che non vuol dire niente, ma tant’è.
Uno importante, che il Milan aveva valutato prima di virare sul connazionale Bacca (ma quant’è forte la Colombia?) e che era finito all’Atletico tra squilli di fanfare, come dopo-Mandzukic e come centravanti del futuro nonostante un’età non proprio verdissima (classe 1986). Da qui la domanda: ha ancora senso, per un top player, poter avere una carriera da top player? Cioè: ok, Martinez ha iniziato male la sua avventura con i Colchoneros (3 gol in 22 presenze), non si è adattato al gioco di Simeone e Simeone ha virato su altre scelte. Ma è successo a molti che poi hanno avuto la pazienza di aspettare, ponderare e non rinunciare così, subito, a una carriera vera nel calcio europeo. Lo stesso Mandzukic, ad esempio, è finito alla Juventus (!) dopo un anno un po’ così al Vicente Calderon. Perché Martinez non ha voluto scommettere ancora su sé stesso, ripiegando su un campionato di livello infinitamente più basso? E se la risposta è, semplicemente, «per soldi», la situazione non è che sia spiegata: perché è incredibile, per chi scrive, pensare che uno stipendio anche 10 volte più alto guadagnato in Cina valga (già) di più rispetto allo status di protagonista riconosciuto nel calcio europeo. Ok la globalizzazione, l’apertura dei mercati, l’Oriente che avanza e il calcio che cambia. Però c’è anche altro, tanto altro: tradizione, identità, autostima. E quelli non si comprano da nessuna parte, né tantomeno si trovano nei 12 milioni e mezzo a stagione che, a quanto pare, l’amico Jackson guadagnerà nella terra della Muraglia. O forse sì, ma questo ognuno lo pensa e lo dice a modo suo.
Nelle stesse notizie che danno l’ufficialità del trasferimento, si legge anche che il Jangsu Suning ha in mano l’acquisto di Alex Teixeira dallo Shakthar Donetsk: 50 milioni di euro, dopo il rifiuto dei 35 offerti dal Liverpool. Alex Teixeira ha 26 anni, e non è mai stato in una grande squadra. Il calcio cambia, e sta cambiando per davvero. Ma non nel modo giusto.