20/11/1988 – Juventus-Napoli 3-5
Due anni e sembra passata una vita. Anche perché, forse, è davvero passata una vita. Dal 1986 al 1988 il Napoli e la Juventus hanno vissuto roba che starebbe bene in vent’anni: lo scudetto e la Coppa Italia vinta dal Napoli nel 1987, l’addio di Platini per la Signora. Poi la stagione intermedia, 1987/88, lo scudetto già vinto e poi perso dal Napoli in circostanze oscure. La “Banda dei Quattro” epurata dopo il tracollo che ha lasciato al Milan il tricolore, i litigi Maradona-Bianchi e le prime avvisaglie di una gestione ormai difficile (eufemismo) delle bizze del Pibe. Anche a Torino, però, non scherzano: l’addio di Scirea dopo quello di Platini, ma solo dopo aver contribuito a togliere il secondo scudetto al Napoli con un clamoroso rovescio a Torino, un 3-1 che segnò l’illusorio risveglio di Ian Rush, autore di uno dei suoi sette gol italiani. Proprio il baffetto gallese rappresentò la grande delusione bianconera: acquistato per far dimenticare l’addio di Platini, tornò in patria velocemente senza lasciare grandi ricordi. Insieme a lui lascia anche Rino Marchesi: in panchina, dopo il bel periodo alla guida della Nazionale Olimpica, ecco Dino Zoff. Con lui arrivano nuovi giocatori: Rui Barros, Giancarlo Marocchi, Alessandro Altobelli. Ma soprattutto Sasha Zavarov, primo grande calciatore sovietico a emigrare nel nostro campionato. Pure lui sarà una meteora.
Juventus-Napoli arriva prestissimo in un campionato iniziato tardissimo: è la sesta giornata (come in questa stagione, ndr), ma siamo già al 20 novembre. L’inizio del Napoli è stato interlocutorio: 1-0 sudato in casa con l’Atalanta, l’inopinata sconfitta a Lecce. Poi due vittorie: lo storico 8-2 interno al Pescara e l’uno a zero di Cesena prima del pareggio interno con la Lazio di Materazzi, 1-1. Indicazioni contrastanti anche per la Juventus: super-esordio a Como (0-3), poi pareggi con Cesena, Ascoli e Milan. La seconda vittoria alla quinta, un pirotecnico 3-4 in casa del Bologna di Maifredi.
Per la partita di Torino, Ottavio Bianchi deve rinunciare al nuovo acquisto Alemao, a segno proprio contro il Pescara e poi infortunatosi. Centrocampo a tre con Fusi, Crippa e De Napoli dietro il tridente delle meraviglie. Oltre ai tre mediani, arrivati per sostituire bagni e Sola, Ferlaino e Moggi hanno acquistato anche un nuovo portiere, Giuliano Giuliani. Garella, eroe del primo Scudetto, ha firmato per l’Udinese. Per Zoff, invece, formazione tipo: Tacconi in porta, Tricella libero, Rui Barros, Zavarov e Laudrup a sostegno dell’unica punta Altobelli. Il 4-2-3-1 di Benitez è sempre esistito, a quanto pare.
La partita viene raccontata così da Mario Gherarducci sul Corsera: «Il Napoli ha schiantato la Juventus, rifilandole una sconfitta casalinga probabilmente storica per le proporzioni del punteggio, ma incredibilmente è stato costretto a tremare sino a cinque minuti dalla fine dopo aver chiuso il prmio tempo sul 3-0. Doveva esser il festival degli attacchi e tale è stato. Da una parte una Juventus che gioca virtualmente con quattro punte, allegra e goliadrica fino al suicidio tattico. Dall’altra il Napoli del cosiddetto tridente, un termine suggestivo per la fantasia dei tifosi ma in pratica limitato dalla sacrosanta cautela di Bianchi». Una roba che in apertura non si direbbe: il Napoli, al 44esimo, è già in vantaggio per 3-0. Gol di Carnevale e doppietta di Careca. È un dominio netto, totale, che si concretizza in due contropiedi mortiferi conclusi dal centravanti brasiliano, il primo con un tiro di sinistro dopo uno stop di petto ad evitare il ritorno alla disperata di Tacconi, il secondo con un destro potente dopo un’incursione di Ciro Ferrara. Il festival del gol ricomincia nella seconda frazione.
Ancora Gherarducci: «Cominciava la ripresa e il Napoli dava la sensazione di essere già con la testa a Bordeaux. Il punteggio, del resto, era rassicurante. Ma la Juve, sistemata alla maglio la difesa con l’ingresso di bruno, si ricordava finalmente della propria etichetta offensivistica e approfittava di un paio di distrazioni avversarie per rimettere in gioco i lrisultato in appena sei minuti. Dapprima era Galia, impeccabilmente lanciato da Zavarov, a presentarsi davanti a Giuliani per batterlo sull’uscita. Quindi era lo stesso sovietico a concludere splendidamente al volo su centro di De Agostini. […] Tre minuti dopo, però, ci pensava il solito Careca a scacciare l’angoscia partenopea con la sua terza rete personale. […] La tranquillità del Napoli durava venti minuti. La interrompeva l’arbitro Lanese, scorgendo gli estremi del rigore in un intervento di Renica e Corradini su Laudrup. mancavano tredici minuti alla fine e c’era ancora spazio per sperare in un pareggio vianconero. Ma i dubbi sull’autenticità del rigore bianconero dovevano perseguitare Lanese, che al 40′ giudicava degna del penalty un’innocua spallata di Tricella a Carnevale». Segnerà Renica, suggellando uno storico 3-5.
In un pezzo d’appoggio, intitolato «Questo Napoli è da Scudetto», si racconta dei canti e dei balli nello spogliatoio di Nando De Napoli per festeggiare la vittoria. Per Renica, invece, il Napoli «ha disputato una grande partita e commesso solo un paio di ingenuità, nel secondo tempo, consentendo alla Juve di farsi sotto». Per Carnevale, quella partita rappresentò «una svolta nella stagione». In tribuna, accanto a Gianni Angelli, un grande appassionato di calcio: Henry Kissinger, segretario di stato americano e premio Nobel per la Pace nel 1973. Sempre sul Corsera, commentò così la partita: «Una partita emozionante, Zavarov mi ha colpito per la sua eleganza. Ma il Napoli è una bella squadra davvero».
Così, invece, Brera su Repubblica: «Infatti Zoff ha affrontato il Napoli con la temeraria intenzione di batterlo perché di poterlo battere era convinto. Stando alle informazioni altrui (che è quasi sempre ingenua cosa), io stesso avevo previsto che lo spumeggiante attacco juventino imponesse sua legge al Napoli nella prima parte dell’ incontro per poi aiutare centrocampo e difesa a contenerne l’ immancabile ritorno. A questa previsione sembrò attenersi puntualmente Zoff all’ avvio, e però mal gliene incolse. Dopo 3 soli minuti, il Napoli era già in gol! Una punizione di Maradona in diagonale sinistra-destra consentì a Carnevale di balzare col piatto destro sulla palla prima che Brio riuscisse a girare sui cardini rugginosi. Immobile e impotente Porthos Tacconi. Ottavio Bianchi aveva mandato un marcatore eccellente, Fusi, a controllare Zavarov; Dino Zoff non aveva ritenuto di destinare un difensore a Maradona: re Puma si muoveva libero fra Marocchi e Galia. Il Napoli giocava con due punte, Careca e Carnevale, ma più spesso con una, perché anche Carnevale arretrava in attesa che gli spazi si allargassero davanti a lui. […] Il Napoli è quello dei giorni migliori, con un tecnico preparato e davvero in forma italiana. Ha azzeccato la partita che Zoff gli ha offerto nella ingenua presunzione di poterlo battere. Sono convinto che se si rigiocasse la stessa partita, la Juventus sarebbe assai meno prodiga. Sono pure convinto che, se il Milan va a fare lo smargiasso sul suo campo, il Napoli gli riserba lo stesso trattamento della Juve».
Corsi e ricorsi storici: il Napoli, tre giorni dopo Torino, affronterà il Bordeaux in Coppa Uefa. Come il Villarreal. Poi riceverà il Milan al San Paolo, come domenica 21 febbraio 2016. Vincerà 4-1, vendicando in parte l’onta dello scudetto 1988. Per la corsa in campionato, poco da fare: l’Inter terrà un ritmo infernale per tutto il resto del campionato, il Napoli alternerà grandi prestazioni e clamorose cadute. Si consolerà vincendo la Coppa Uefa nella notte di Stoccarda. Ai quarti eliminerà proprio la Juventus. Le gerarchie, cambiate tre anni prima, restano immutate: Napoli in fuga, Juventus a inseguire. In Italia e in Europa.
Qui la prima puntata, pubblicata il giorno 8/2/2016.
Qui la seconda puntata, pubblicata l’altro ieri.
Qui la terza puntata, pubblicata ieri.