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Al Napoli signor Bonaventura manca ancora qualcosa per incassare il milione

Al Napoli signor Bonaventura manca ancora qualcosa per incassare il milione

Qui comincia l’avventura del signor Bonaventura, non l’esterno alto del Milan che ha firmato l’immeritatissimo pareggio, ma il popolarissimo eroe di una delle strisce più fortunate disegnate per i lettori del Corriere dei Piccoli, fino agli anni cinquanta, dalla magica matita di Sergio Tofano (Sto). Le imprese di questo personaggio goffo ma assolutamente credibile ci sono tornate alla mente – quasi un tentativo di scacciare con una immagine positiva i cattivi pensieri – riflettendo sulla fortunatissima prodezza del Bonaventura calciatore, di nome Jack, che ha trasformato in rete un involontario passaggio di Koulibaly, e ci torna comodo richiamarle per spiegare il momento del Napoli che ha molti punti in comune con le peripezie del protagonista del fumetto che ispirava simpatia a prima vista anche per il look improbabile e coloratissimo – con tanto di marsina e bombetta rossa e un cagnolino fedelissimo che completava il quadro – e per la determinazione a spostare dalla sua parte la fortuna. Riuscendovi. Il pupazzo, infatti, aveva l’abilità di imbarcarsi in imprese molto poco probabili dalle quali, però, a fine striscia puntualmente usciva con una vincita clamorosa certificata dalla esibizione dell’assegno da un milione, una autentica fortuna per l’italietta che si ricomponeva dopo le macerie della guerra. Nell’immaginario collettivo, insomma, il signor Bonaventura era l’antieroe sbucato chi sa da dove e finalmente vincitore, tutti facevano il tifo per lui ma, sotto sotto, si tirava dietro anche un pizzico d’invidia per quel milione che faceva gola a tutti.

Lungo preambolo, brevissima notazione. Senza morale. E soprattutto senza dibattito perché rappresenterebbe il danno che si unisce alla beffa come bene hanno scritto Fabrizio d’Esposito e Ilaria Puglia. Preferiamo lasciar la parola a Sergio Tofano che non capiva di calcio come Massimo Mauro ma aveva tanto buonsenso in più, a differenza dei predicatori senza marsina e bombetta i quali entrano ed escono dall’elettrodomestico che, come certificano le cifre, ha bisogno di cambiare i programmi di lavaggio (e di dibattito) per arginare il calo di ascolto e la perdita di credibilità.

Il signor Bonaventura, nella metafora che abbiamo proposto, veste i panni dei calciatori del Napoli: all’inizio della fantastica cavalcata il calcio spettacolo offerto da mister Sarri e dalla sua truppa ha strappato applausi a scena aperta anche per la temerarietà, unita all’eleganza della manovra e alla straordinaria capacità balistica di Gonzalo Higuain, della sfida lanciata alle superpotenze in (quasi) disarmo del calcio italiano. Gli apprezzamenti, per la verità, erano più convinti in Germania e in Francia dove sono stati azzardati paragoni da brividi con il Barcellona e il Bayern, ma anche il Belpaese si è unito al coro e tutto sembrava procedere nella direzione giusta al punto da far passare l’idea che questa volta il signor Bonaventura sarebbe riuscito a sventolare dalle tribune sgangherate del San Paolo il suo milione-scudetto lasciandosi alle spalle tutto il resto. A questa favoletta che aveva il torto di non essere scritta con la matita magica di Sto il vecchio cronista diffidente non ha mai creduto: alla fine, vedrete, la lotta per accaparrarsi il milione-scudetto si giocherà anche a furia di colpi bassi. E, di conseguenza, il Napoli-Bonaventura avrebbe corso serissimi rischi anche perché di simpatia nessuno più parlerebbe. Nonostante le convincenti spiegazioni offerte da mister Sarri e l’appello accorato di Jorginho: per carità di dio a calcio non si può giocare se gli avversari fanno solo muro a protezione della propria porta. E così è stato, complice un fisiologico abbassamento di forma di alcuni elementi chiave della formazione. Come lo stesso Sarri ha ammesso pur rivendicando il buon diritto alla vittoria della sua squadra. E non solo per il palo di Mertens.

Tutto vero, ma è altrettanto vero che le lamentele non portano da nessuna parte: il Napoli sarà davvero forte solo quando e se vincerà le partite come quella con il Milan. Se a Sarri riuscirà anche questa impresa l’assegno da un milione, cioè, lo scudetto dopo trent’anni verrà incassato a Napoli. Solo allora comincerà un’altra storia. Per la quale, però, la città e la squadra devono attrezzarsi meglio.

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