Tocca a noi. Fino ad ora Sarri ha fatto bene, consegnandoci una squadra riesumata dalle ceneri del Rafa: prima in classifica, per poco, e poi seconda, a un punto da un’équipe abituata da sempre alla vittoria. Nessuno avrebbe osato sperare, all’arrivo del Toscano, in un esito così: un miracolo laico, di quelli che ogni tanto si rivelano nelle pagine di Mario Vargas Llosa, l’autore prediletto. Il sogno rimane, anche alle dieci del mattino: le nebbie del Nord non ce la fanno a cancellarlo alla stessa velocità del Frecciarossa, sebbene i sogni registrino talvolta degli attimi di stanca, e la vita del giorno abbia il potere di agguantare anche la notte, corrodendo il gusto della bella e sfrenata fantasia. Perfino il sogno può cadere di tono, spalmarsi sull’insulto inaspettato, la protesta masochista che ti sfratta dal campo. Ora tocca a noi: siamo chiamati a ridipingere le immagini sbiadite, a far fremere i corpi addormentati, a mettere le ali sulla schiena di una squadra affaticata per l’ansia di raggiungere la vetta. Tocca a noi scavalcare la Juventus, scucire lo scudetto dalle maglie a strisce, per farlo campeggiare sull’azzurro così azzurro che solo nei sogni è dato di vedere.
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