Corto, amaro e bisesto: ponti d’oro a febbraio che se ne va, ma, per carità, non prendiamocela con lui. E non sputiamo sul punto di Firenze che è oro colato visto come si erano messe le cose e vista la vena dei nostri avversari che il bel Paolo, dopo aver abbracciato Sarri, ha organizzato come una orchestra dotata di solisti implacabili. Consentendosi il lusso di tenere in panchina carichi da novanta come Bernardeschi e Ilicic.
Meditate gente, meditate: per spiegare la flessione di questo mese uno sguardo alla qualità delle panchine avversarie aiuterebbe senz’altro a capire. Ma non è di questo che vogliamo parlare. Prendiamoci, invece, il secondo tempo nel quale il Napoli è stato più se stesso, ha balbettato di meno a centrocampo, ma anche in difesa e in attacco, e alla fine ha rischiato di vincere e ci sarebbe riuscito solo che Tatarusanu non avesse letto nell’intervallo il capitolo del perfetto portiere. Applicandolo anche oltre le indicazioni dell’autore. E se Insigne avesse cercato il palo opposto a quello presidiato dal portiere.
Detto questo, sono d’accordo con chi ha detto, credo Sarri, che la partita è stato uno spot per il calcio di casa nostra che se non si affida a Napoli, Fiorentina e Sassuolo (ora ci metto anche un po’ di Roma rigenerata da Spalletti e forse affrancatasi da Totti) deve sorbirsi come piatto forte della giornata lo scialbo Juventus-Inter di sabato scorso durato solo un quarto d’ora e poi trascinatosi stancamente fino alla fine e al grazioso regalo fatto alla padrona di casa. Se questo passa il convento mi tengo ben stretto anche il Napoli di febbraio che certo non è smagliante come quello precedente e non è più una prodigiosa macchina da gol. Higuain, però, è tornato, ma è ancora in balia di se stesso perché il centrocampo e i due esterni alti stanno completando il tagliando dei cinquanta punti. Allan e Ghoulam sono a rosso fisso e, credo che Strinic e Grassi farebbero bene a scaldare i motori, soprattutto il ragazzotto venuto da Bergamo che se c’è da fare a botte – nel senso buono, naturalmente – non si tira indietro. E ha anche il coraggio di dichiarare, senza aver mai giocato, che lui in questo Napoli di campioni ci sta bene. Si accomodi, di posto ce n’è.
Tornando a bomba, anche ieri i limiti di una condizione imperfetta sono venuti in evidenza, ma, alla fine, come si dice anche il baccalà è pesce e la squadra ha uno standard qualitativo ormai collaudato che consente di organizzare una frugale ma sostanziosa cenetta nella patria della chianina. Il resto non tarderà a riemergere, il sorriso furbo e le risposte senza condizionale del suoi timoniere garantiscono che il Napoli è ancora una barca in perfetta linea di galleggiamento. Anche con il mare forza otto di questi giorni. A parole, questo è lo stato delle cose, ma guai a prenderle per oro colato. Dimenticando che, come dice Tonino Cannavacciuolo – lo chef che ha fatto sciogliere l’algido Cracco che predica l’alimentazione del futuro e poi razzola con le patatine fritte – sono i maccheroni che riempiono la pancia. Non le chiacchiere. E allora facciamone di meno, a tutti i livelli, cioè a cominciare dal presidente De Laurentiis che quella storia di quel chilo e mezzo di pancia di Higuain poteva risparmiarsela. Mostrando grande saggezza anche dialettica Sarri è riuscita a non farla debordare, ma se si somma quella più le interpretazioni, per carità tutte legittime, a ruota libera dei critici ufficiali e di complemento il rischio di mandare a monte un’annata perfetta è davvero dietro l’angolo.
Questo non significa fare gli acrobati senza la protezione del telone, ma vivere alla giornata in attesa il tagliando di controllo sia completata. Come ha ammonito il Pepe che, tra un palo e un altro, mostra di essere assistito da una discreta fortuna. La sua ricetta è da sottoscrivere: battiamo il Chievo e raggiungiamo la Juventus che gioca il giorno dopo. Ritornare in vetta, sia pure per ventiquattr’ore, può dare morale e mettere pressione agli avversari: non si sa mai. E, visto che dopo la pioggia c’è sempre il sole, il cronista aggiunge: senza dimenticare che il Napoli è atteso da cinque partite abbastanza abbordabili, mentre tutt’intorno ci saranno alcuni scontri diretti che potrebbero cambiare la prospettiva. Crediamoci, ma prima battiamo il Chievo.