Giorgio Squinzi è il presidente di Confindustria e il proprietario del Sassuolo. Non concede molte interviste, ma quando parla sa cosa dire e come farsi sentire. Ecco che allora, tutte le sue parole diventano importanti. In un’intervista rilasciata a Radio Anch’io Sport, il patron della Mapei individua quelli che, secondo lui, sono i problemi più gravi del calcio italiano: le poche presenze sugli spalti e la pessima influenza del mercato dei calciatori e dei procuratori: «Bisogna puntare a aumentare la presenza dei tifosi negli stadi. I nostri sono sempre piuttosto vuoti. E poi abolirei il mercato di riparazione a gennaio. Anche questo è un fattore di instabilità notevole».
Gli investimenti di Squinzi e della Mapei nel Sassuolo in relazione anche al mercato: «Il bilancio del Sassuolo Calcio è consolidato in quello del gruppo Mapei. Quindi noi applichiamo per il Sassuolo Calcio gli stessi identici comportamenti che teniamo per l’azienda. Abbiamo investito molto due anni fa nel mercato di riparazione di gennaio per salvarci, però stiamo facendo il possibile per mantenere un sano equilibrio gestionale. Anche se, evidentemente, c’è una sponsorizzazione importante del gruppo Mapei, che è paragonabile ai contratti di partnership coi grandi club».
I procuratori: «Sono un fattore di instabilità, una presenza ossessionante. Ogni contratto è sempre messo in dubbio da questi personaggi, che contribuiscono ad aumentare gli attriti con le società. Sono sempre loro a mettere in discussione i rapporti con i calciatori. Anche per questo, la finestra invernale di mercato diventa in qualche modo negativa».
Squinzi, il Sassuolo e il fatturato: «La mia posizione è quella di proprietario, però non ho cariche societarie e non sono operativo. Abbiamo acquisito questa squadra circa dodici anni fa e abbiamo cercato di farla funzionare con le stesse logiche con le quali cerchiamo di fare fruttare il nostro gruppo nel business quotidiano. Sicuramente il fatturato ha una sua importanza. Però penso che si possano ottenere dei risultati, come quelli che stiamo ottenendo noi, con una gestione saggia, con i piedi per terra, senza lanciarsi in follie».
Il problema degli stadi: «Bisogna puntare ad aumentare le presenze, perché se facciamo il confronto con altri campionati i nostri stadi sono sempre piuttosto vuoti. Noi del Sassuolo abbiamo 8mila abbonati, ma Sassuolo è una cittadina di 40mila abitanti. Però la situazione del calcio italiano non è così nera come la si dipinge: se facciamo un confronto con altri campionati, tipo ad esempio quello spagnolo, ci sono squadre che sono indebitate molto più delle italiane».
Il presente e le prospettive del Sassuolo: «Per l’Europa è difficile, ma nel caso non ci faremmo trovare impreparati. Fa effetto a me, milanista da sempre, essere a quattro punti dai rossoneri. Andare in Europa e dover giocare partite infrasettimanali mette una pressione sulla squadra e sui giocatori molto più forte di quella che hanno attualmente e quindi, nel giorno in cui questo si verificasse, dovremmo pensare di aumentare il nostro impegno anche economico. Mi aspettavo di fare un campionato di questo tipo, di trovarci circa dieci punti in più rispetto all’anno scorso. Stiamo andando in quella direzione con Di Francesco, un tecnico fondamentale per il nostro progetto. Se me lo chiedesse il Milan? Farei resistenza come se fosse un club qualunque».