Perché si chiede al Napoli di investire nelle strutture per far crescere nuovi talenti (campani)? I pro della richiesta li conosciamo ma vanno bilanciati soprattutto alla domanda: è conveniente?
Al di là dei costi, del personale competente, delle strutture sul territorio e mille altre figure preposte, il Napoli si presenterebbe oggi come ultimo sul mercato, un mercato che annovera migliaia di scuole calcio in tutto il mondo già ramificate presso le più importanti squadre di calcio… quando poi questo “contatto” diretto non esiste, c’è sempre l’occhio vigile del personaggio di turno che, sotto compenso, alza la cornetta ed effettua la chiamata a chi di dovere.
La SSC Napoli, saprebbe far fronte a tutto ciò? E perché dovrebbe quando la forza, che risiede appunto nella disponibilità economica di cui tanto si incolpa la dirigenza, è forte da poter veder crescere un giovane calciatore in una qualsiasi squadra ed andarlo ad acquistare? Se il concetto fosse del classico “uno su mille”, in questo caso si eviterebbero i 999 con i rispettivi costi che ripetiamo sarebbero: strutture, personale, gestione, senza sottovalutare che il calciatore è già per metà pronto.
Il punto secondo è sapere come funziona: un giovane calciatore promette bene, sembra essere destinato un giorno alla prima squadra; quanti ragazzi hanno fatto questo passo diretto, tra le grandi, senza passare prima per una squadra secondaria? In questo caso subentra la “politica calcistica” dove, un giovane del Napoli, viene girato in prestito al Pescara o al Crotone mentre le nuove promesse, soprattutto strisciate, fanno la loro gavetta già in Serie A in squadre ovviamente di seconda e terza fascia per non dire squadre cuscinetto.
Un’altra ipotesi sarebbe quella di competere poi con le strutture di Juventus, Milan, Inter e tante altre squadre che ormai hanno un nome ed una storia nella crescita dei giovani: saprebbe il Napoli non farsi soffiare comunque un talento che sta per nascere? Quanti giovani inseguono il sogno e vanno lì dove sembra più possibile?
Ultima ma non per questo meno importante, è “la mano lunga della malavita organizzata” , la società stessa potrebbe essere ricattabile, non solo sulle strutture poste sul territorio ma anche sulla segnalazione e l’immissione nel circuito di giovani calciatori “raccomandati”.
Ricapitolando: un investimento iniziale sostanzioso per le strutture, il mantenimento di esse e del personale, la costante crescita di novelli professionisti del calcio spalmata su più anni, centinaia se non migliaia di calciatori nuovi ogni anni da inserire, la possibilità di perdere un calciatore perché attratto da lidi più importanti, la scarsa forza politica per inserirli in prestito in squadre competitive, il concetto di calcio/business che attira la criminalità organizzata, una piazza non proprio storica per il lancio di giovani promesse, una tifoseria che ti chiede: “caccia ‘e i sold” per calciatori già pronti e per finire dopo aver fatto tutto ciò, compri il Chalobah (prestito secco), il Jorginho (totali 8,5mln), il Grassi (8+2mln bonus), il Koulibaly (6,5mln) o il Gabbiadini (12,5mln) di turno da un’altra squadra già formato, forse, perché giovani, ripagando solo il costo di formazione del calciatore ricordando che l’attività agonistica per quanto riguarda il calcio, inizia a 12 anni ed i calciatori citati prima hanno tra i 21 ed i 24 anni, non provengono da un’unica squadra, non dallo stesso vivaio e sono di nazionalità diversa l’uno dall’altro (eccetto Grassi-Gabbiadini ma mi pare ovvio l’italianità del Napoli).
Voi chiedete tutto questo per una nuova stella? Magari una di quelle stelle senza palcoscenico… sì, parlo dei napoletani che recentemente sono stati da queste parti come il tanto giudicato Insigne oppure il giramondo Quagliarella o quel Paolo Cannavaro costretto ad eliminare la sua presenza dai social prima della sua partenza. Foste Aurelio De Laurentiis investireste a queste condizioni? Lo so che state pensando “basta uno solo buono e ti ripaghi”, ed allora spiegatemi perché tutte le altre società non riescono a tenere i conti in ordine.