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La grande bellezza del Napoli di Sarri: gioco, difesa e rivalutazione dei calciatori

La grande bellezza del Napoli di Sarri: gioco, difesa e rivalutazione dei calciatori

Ieri, su Il Napolista, abbiamo voluto scrivere quelli che potevano essere identificati come i “problemi di campo” del Napoli di Sarri. Un primo bilancio, in negativo, di quella che è stata in ogni caso una stagione positiva. L’abbiamo anche scritto: al di là di tutto, i complimenti per l’annata confezionata dagli azzurri si sprecavano e comunque sarebbero stati meritati. Solo che poi abbiamo deciso di farli anche noi, i complimenti, sottolineando in un altro pezzo quelli che sono invece i grandi meriti, le grandi cose belle che questa squadra ha fatto vedere quest’anno. Lo spirito è quello del “non fasciamoci la testa prima di essercela rotta, anche perchè non tutto è da buttare”. Bisogna ripartire da qui, da queste cose che abbiamo raccolto.

1) La capacità di creare gioco

Se ieri abbiamo, dati alla mano, messo un attimo in dubbio le capacità offensive del Napoli, riassumibili in una difficoltà (temporanea) a convertire in gol la grande quantità di azioni create, non possiamo quindi non iniziare proprio da quella che è stata la grande bellezza di questa squadra. Ovvero, il gioco. Che detto così, secco, ha un significato astratto. Ecco perché la nostra dicitura è appunto diversa, e recita “capacità di creare gioco”. Il Napoli di Sarri è stata la squadra più forte del campionato italiano per numero di occasioni create, azioni manovrate e conclusioni verso la porta.

Iniziamo da queste ultime che rappresentano la parte finale del dispositivo di gioco e quindi, in qualche modo, ne quantificano l’efficacia. Il Napoli ha una media di 17 tiri a partita, per un totale di 590 conclusioni verso la porta. Ovviamente, rappresenta un record. Anche la percentuale di conversione è ottima, la seconda di tutto il campionato. In gergo statistico è la shot accuracy, e rappresenta il rapporto tra le conclusioni tentate e quelle che sono entrate nello specchio della porta. Il Napoli ha un coefficiente del 47%, secondo solo a quello del Torino (48%). La differenza è che i granata hanno trovato il tiro 160 volte in meno. Un altro primato importante è quello delle conclusioni dall’interno dell’area di rigore, 326. Facendo un calcolo veloce, possiamo dire che il Napoli tira, dall’interno dei sedici metri, più di 9 volte a partita. Una quantità incredibile di occasioni che nascono da un’identità di gioco precisa: il possesso d’intensità. Ovviamente, questa è una nostra libera nomenclatura. Ma ci sembra quella più calzante per la squadra con la maggior percentuale di possesso in campionato (59,% di media) e il maggior numero di passaggi corti a partita (602).

Il Napoli gioca, costruisce tante occasioni da gol e lo fa in tanti modi diversi. Perché quella di Sarri è anche la squadra che ha realizzato più gol (56) su situazioni open play, ovvero azioni manovrate e non nate da calci piazzati. La seconda in questa particolare graduatoria è la Roma con 49, Juve terza a 44. L’ultimo dato, come se questi non fossero bastati: in tutto il campionato, il Napoli è la squadra che ha costruito più occasioni da gol, tra azioni effettivamente arrivate fino alla conclusione e solo potenziali. La cifra è impressionante, 453. La Juventus è seconda a 415.

2) La tenuta difensiva

Quello che era stato il grande tallone d’Achille del Napoli di Benitez si è letteralmente trasformato con l’arrivo di Maurizio Sarri che ha creato un dispositivo difensivo secondo solo a quello della Juventus. È qui che i bianconeri hanno vinto il loro scudetto, nello stesso luogo ideale dove però gli azzurri hanno mostrato la maggior crescita rispetto alle stagioni precedenti. Il Napoli di Sarri è la seconda miglior difesa del campionato (30 gol subiti in 35 partite) e la terza squadra per numero di tiri a partita concessi agli avversari (9,2, hanno fatto meglio la Fiorentina con 9,1 e ovviamente la Juventus con 8,8). Anche quelli che potrebbero sembrare dati negativi, una volta parametrati a quelli di cui abbiamo appena parlato, diventano positivi: gli azzurri, infatti, hanno compiuto meno interventi difensivi rispetto a tutte le altre 19 squadre del campionato (1103, la Juvventus seconda è a 1328) tra palle recuperate, intercettate e tiri bloccati.

Spieghiamo l’accezione positiva di questi dati, come se non bastasse il fatto che una squadra che di gol in campionato ne ha subiti 18 segua il Napoli in questi particolari primati. Il Napoli, come abbiamo visto e raccontato nel paragrafo precedente, gioca il pallone molto di più rispetto a tutte le altre squadre della Serie A. Fare interventi difensivi mentre gestisci il pallone non è proprio semplice, soprattutto se poi il 79% in media della tua partita si gioca oltre la tua trequarti. Questo, probabilmente, è il dato più eloquente per spiegare la bontà del lavoro di Sarri sia nel sistema offensivo che difensivo. L’abbiamo omessa dal paragrafo precedente per utilizzarla in questo, un po’ a chiusura di quella che è la nostra assoluta lode a come il Napoli abbia interpretato, tatticamente e tecnicamente questo suo campionato. Quella che abbiamo appena dato, quella del 79%, è una statistica posizionale, spaziale. Quindi, vuol dire che per il 79% dei minuti di gioco il Napoli si trova nella metà campo avversa o al massimo nella zona centrale del campo. Questo avviene in casa con percentuali ancora più imbarazzanti (81%), ma anche in trasferta (77%). La squadra di Sarri gioca imponendosi, sempre e comunque. E, per questo, difende benissimo e attacca ancora meglio. E per questo, torniamo all’articolo di ieri, la capacità di trasformare meglio questa messe di occasioni in gol diventa fondamentale, al di là di goleade neanche tanto estemporanee. 

Criticare questa squadra per come è stata e per come sta in campo, a parte alcune partite totalmente sbagliate (Bologna e Udine) e altre giusto discutibili (Torino e Milano sponda Inter; non Roma, una prova molto positiva), è una pura follia. Perché la prestazione, a parte i casi che abbiamo citato, c’è sempre stata. Forse parliamo di medie, senza quindi analizzare quello che magari è un calo fisico e psicologico accusato (solo in trasferta) nell’ultimo periodo. Però, noi stiamo parlando di come il Napoli squadra di calcio si approccia alle partite. E su questo, dati alla mano, non c’è assolutamente niente da obiettare. La Juventus ha vinto lo scudetto perché ha difeso ancora meglio della corazzata di Sarri in tutti i frangenti di tutte le partite. Così, semplice semplice.

3) Le valutazioni dei calciatori

Una cosa economica, forse fredda e poco poetica e romantica. Ma tangibile, importante, determinante per il futuro del club e degli stessi calciatori. La stagione eccellente del Napoli ha permesso a quasi tutti i calciatori della rosa di aumentare il valore di mercato, quello percepito e quello reale. Sono due parametri diversi, e prendiamo come esempio Higuain: il valore percepito è di 100 milioni, praticamente inavvicinabile se non per follie da sceicchi. Quello reale, fonte Trasnfermarkt, fatto di parametri oggettivi, è di 60 milioni. Ed è in crescita rispetto a un anno fa: 1° luglio 2015, valore di 43 milioni di euro.

Come lui, praticamente tutti i calciatori che Sarri ha scelto come parte integrante (e difficilmente modificabile, va detto) del suo progetto tecnico: il Koulibaly di oggi, ad esempio, vale 11 milioni di più rispetto a quello di luglio (da 9 a 20). Stessa cosa per l’altro grande “rivalutato” Jorginho che a luglio 2015 veniva prezzato a 9 milioni e oggi ha raddoppiato quella cifra. Risultati diversi, ma comunque positivi, anche per i calciatori meno giovani. Raul Albiol, con il contratto in scadenza tra quattordici mesi, ha comunque aumentato di un milione (da 7,5 a 8,5) il prezzo del suo cartellino. A 31 anni da compiere.

I valori reali dei calciatori meno utilizzati, Gabbiadini e Mertens su tutti, hanno subito dei decrementi secondo Transfermarkt. Ovviamente, e pure giustamente. Però restiamo sempre nell’ordine dei 17 milioni (per entrambi) e raccontiamo di un abbassamento poco significativo rispetto alle impennate dei titolarissimi: l’ex doriano è arrivato a questa cifra partendo dai 18 milioni di un anno fa, stessa cosa per il belga. Anche perché, tutti e due, hanno saputo farsi trovare pronti nel momento del bisogno. In un meccanismo che, al netto di caratteristiche tecniche diverse (soprattutto per Gabbiadini), ha saputo comunque valorizzarne le migliori qualità.

Quest’anno con Sarri, quindi, ha fatto bene all’organico del Napoli. Dal punto di vista anche economico. Che è l’esatta continuazione dei progressi nel gioco e come squadra, che sono valsi una lotta scudetto comunque reale fino a un certo punto e un secondo posto da provare a condurre in porto in queste ultime tre partite. Fattibile, per una squadra così. Che avrà anche i suoi difetti, ma che di sicuro non fa fasciare la testa. Chi lo fa, lo fa solo per suo gusto.

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