Non sappiamo quanto abbia viaggiato Harry Pearson, giornalista sportivo del Guardian. Quasi sicuramente, non ha mai visitato l’Italia. Lo capisci dal suo pezzo di oggi, con questo titolo: «If you think referees can ‘ruin’ matches, perhaps you’re not watching them right». Se pensi che un arbtro può rovinare una partita di calcio, forse non stai guardando nella direzione giusta. Il Guardian, ricordiamolo a scanso di equivoci, è un giornale inglese. Ancora più surreale il sottotitolo: «Discussions about football in other countries focus on tactics and team selection, so why do we have to watch managers moaning about referees every week?». Ovvero: in altri paesi, i discorsi sul calcio riguardano la tattica e le scewlte dei calciatori, perché noi dobbiamo vedere ogni settimana i manager che parlano degli arbitri?
Ora siamo certi. Harry Pearson non ha mai messo piede nel nostro paese.
Strano pensare di come molti vedano l’erba del vicino sempre più verde. O forse, magari, giusto per abusare di frasi fatte miste a proverbi, tutto il mondo è davvero paese. In questo caso, il buon giornalista del Guardian fa riferimento (c’è anche la foto) alle polemiche sorte dopo il caso-Vardy, l’espulsione con squalifica (poi allungata a due per “comportamento improprio”) del centravanti del Leicester che lotta per il titolo. E sottolina come negli ultimi tempi la discussione dei media sportivi inglesi, a partire dalle domande del dopopartita, sia oltremodo legata al giudizio sulle direzioni arbitrali, sui possibili errori dei fischietti.
Non c’è l’Italia nei suoi esempi dell’estero “che non parla degli arbitri”, almeno questo dobbiamo riconoscerlo. C’è un approccio col Brasile e uno con la Nazionale olandese, con i giornalisti a seguito di quest’ultima (ai tempi di Euro 2000) che ponevano all’allora ct Frank Rijkaard domande esclusivamente legate alla tattica e allo sviluppo del gioco.
Per spiegare il suo sentimento di repulsione, Pearson ci regala una storia personale che abbiamo provato a tradurre. E al quale non aggiunteremo ulteriori commenti: «In uno degli scorsi sabato, mentre guardavo una partita tra South Shields e Team Northumbria, mi sono reso conto di essere stato a 25 partite di questa categoria durante l’annata in corso. Nemmeno una era stata “rovinata” dall’arbitro. Eppure, sapevo per certo chwe la sera sarei tornato ca casa e avrei trovato Robbie Savage in televisione pronto a dire che “l’arbitro di oggi è stato uno scherzo”, oppure che “quell’arbitro probabilmente ci è costato il titolo”, o ancora che “quella bandierina alzata ci è costata 45 milioni di sterline”. Savage, ovviamente, avrebbe anche affermato che l’arbitro l’ha fatto per cercare di affermare il suo nome. […] Ho paragonato la mia esperienza con alcune persone che erano con me a Coach Lane a guardare le partite del South Shields. Tutti erano d’accordo con me. Siamo arrivati a due spiegazioni: 1) I direttori di gara della categoria 5 o 6 della non-League inglese sono i migliori del paese e sono del tutto infallibili; 2) Pagare 6 sterline per guardare una partita ti lascia meno incline alla paranoia e delirio selvaggio. Sono ancora indeciso su quale delle due sia quella giusta».