Il 6 aprile del 2016 il Napoli ha sei punti di distacco dalla Juventus. E questo, ovviamente, dopo che gli azzurri sono stati a contatto diretto con un sogno scudetto reale, prima in testa e poi subito dietro i bianconeri dopo lo scontro diretto del 13 febbraio.
Al di là delle polemiche arbitrali che hanno avvelenato le ultime due partite, c’è da sottolineare in ogni caso la grandezza assoluta del campionato di Sarri e i suoi ragazzi, che riportiamo qui con la precisione e l’inalienabilità assoluta dei numeri: il Napoli, nelle ultime 20 giornate, ha messo insieme 14 vittorie, 3 pareggi e 3 sconfitte. 45 punti totali, per una media di 2,25 a partita e una proiezione sulle 38 di 85 punti. Ovvero, una quota che varrebbe tutti gli scudetti vinti nei campionati a 20 squadre fino all’anno di grazia 2012, quello del primo tricolore della serie juventina che è ancora aperta. Gli unici campionati che sfuggono a questo range sono i due revocati alla Juventus (2005 e 2006), dunque formalmente non validi, e quello post-Calciopoli del 2007, con l’Inter di Mancini impegnata a stracciare tutti i record e i pochi avversari credibili di un campionato zoppo. Fuori pure i tre vinti da Conte e Allegri tra il 2013 e il 2015: roba da assoluto monopolio della vittoria, ma comunque con un punteggio simile a quello che il Napoli potrebbe raggiungere mantenendo la stessa velocità di crociera. 87 punti nel 2013, idem lo scorso anno. I 102 punti del 2014 sono francamente fuori dal mondo.
La stessa “crisi difensiva” che ha indubbiamente colpito il Napoli racconta comunque di numeri da squadra normale: gli azzurri hanno subito 27 gol in 31 gare di campionato (media 0.87), con 19 nell ultime 20 e 6 nelle ultime 5. Di questi, 3 sono arrivati nella giornata storta di Udine. Nonostante questo, gli azzurri restano la seconda miglior difesa del campionato, a distanza siderale dalla Juventus (16 gol subiti), ma pure con 3 e 5 gol in meno subiti, rispettivamente, a Inter e Roma.
Sono queste, le cifre della difesa, a dirci la verità sulla stagione del Napoli. Una squadra che si è trovata costretta a duellare con un gigante, con una squadra che ha vinto 20 delle ultime 21 partite. Dalla sfida col Sassuolo, alla decima giornata, la Juventus ha segnato 46 gol e ne ha subiti 6. Uno solo quello incassato nel girone di ritorno, dodici partite, e tra l’altro solo su calcio di rigore.
Gli azzurri possono rimproverarsi poco. La stessa debacle di Udine è arrivata dopo un filotto di cinque risultati utili consecutivi, due pareggi e tre vittorie. L’ultima sconfitta era stata quella del tiro di Zaza, 13 febbraio. Prima ancora, addirittura nove partite positive con otto successi di fila. Uno score che a Napoli non si era mai visto. Ma che non è bastato per tenere a distanza la furiosa rimonta juventina, roba da 15 vittorie consecutive. Un ritmo insostenibile per chiunque, anche per un Higuain capace di timbrare il cartellino 30 volte quando siamo solo a inizio aprile.
Il Napoli è stata una grande squadra “normale” che si è ritrovata a battersi contro qualcosa e qualcuno che in Serie A non si erano mai visti. Solo il rendimento della Juventus di Conte, due stagioni orsono, è paragonabile all’edizione made in Allegri del campionato in corso: allora, i bianconeri persero solo due partite (a Firenze e proprio a Napoli), mettendo insieme, dalla nona alla 31esima, una lunghissima striscia di 22 partite utili, di cui le prime 12 vittorie. La stessa splendida prima Roma di Garcia, che tenne botta fino al possibile, chiuse il campionato a 85 punti. La quota che potrebbe raggiungere il Napoli, ma che comunque fece finire i giallorossi a -17 dall’armata bianconera.
Come dire: ok tutto, ma che grande avversario sono stati Sarri e i suoi ragazzi, in grado di tenere il campionato (ancora) aperto nonostante un ruolino mai visto, per costanza e rendimento soprattutto difensivo. La Juve del 2014, infatti, chiuse la stagione con 23 gol subiti in 38 partite. Per peggiorare questo record, Allegri dovrebbe subire almeno un gol a partita da qui a fine campionato. Pura fantascienza.
Quindi, la verità è una sola: bisogna applaudire e rendere comunque grazie a questa squadra per averci provato. E per aver la possibilità di provarci ancora. Riconoscere i giusti meriti al Napoli deve essere il primo passo per sospingerlo verso un finale di stagione che può ancora essere positivo: nei numeri, con i record da battere (i 78 punti di Benitez, magari). Ma anche nel piazzamento, con un secondo posto da difendere contro un altro grande avversario (la Roma) e consolidare per farsi trovare pronto se la Juventus dovesse cedere. Ma il Napoli è un capolavoro già così. E questo non vuol dire accontentarsi, ma leggere i numeri e rendersi conto di quanto i dati di fatto diano ragione al Napoli. E pure alla Juventus.