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Guardi Mertens e capisci cos’è il Napoli. E cosa può diventare

Guardi Mertens e capisci cos’è il Napoli. E cosa può diventare

Succede qualcosa di impalpabile, di inspiegabile, a ogni gol di Dries Mertens. Forse me l’ha fatto capire stasera il telecronista di Mediaset Premium, che durante una delle tre esultanze ha detto «ecco il sorriso pieno di Mertens». Il sorriso pieno. Sì, forse è questo. Mertens è uno innamorato del calcio che poi si è innamorato di Napoli. E che quindi, quando segna, è doppiamente felice. Perché ha fatto una cosa che l’ha davvero divertito, reso contento, esaltato. E poi perché l’ha fatto con quella che è diventata, oramai, la squadra del suo cuore. Quando segna Mertens, succede questo. E quando succede questo, fai presto a essere più felice anche tu.

Poco dopo, nella concitazione del postpartita, mentre scorrevo la bacheca Facebook per vedere cosa si diceva di questo Napoli-Bologna, ho visto la foto che abbiamo messo in apertura. Mertens in questo caso non sorride, ma è come se lo facesse. Il pallone sotto il braccio è suo, nessuno glielo toglie. È il primo calciatore del Napoli a segnare una tripletta nella stagione da cannibale di Gonzalo Higuain. È il terzo in assoluto in questo campionato di Serie A. Ed è la riserva di Insigne. 

Mertens, per tutto quello che abbiamo scritto sopra, rappresenta un punto di arrivo e di partenza. Il fatto che il “dodicesimo” uomo del Napoli sia il terzo triplettista di un intero campionato, che abbia realizzato 11 gol stagionali, che sia un calciatore tanto importante, ci dice che cosa è diventato questo Napoli. Cioè, abbiamo Dries Mertens in panchina. Abbiamo Dries Mertens che può entrare a gara in corso, o da titolare, e risolverti una serata o un pomeriggio. Certo, non è un calciatore di cui fidarsi ciecamente, sempre, 38 partite su 38. Non è Callejon, tanto per capire: se Mertens non c’è, non c’è. Anzi, è pure dannoso perché indolente e inconcludente. Però quando c’è, come stasera, che spettacolo è. Mertens è un punto d’arrivo perché sancisce la dimensione di un Napoli capace di acquistarlo, di tenerlo in panchina e di non cederlo. Roba da top club, o quasi.

Ma è anche un punto di partenza. Perché deve spronare ancora la società, facendo vedere cosa può essere, ad acquistare altri Mertens. Ovvero, altri calciatori di livello internazionale riconosciuto anche per rimanere in panchina. O per ruotare, come accade a lui, per e con lui, pure negli altri reparti. Sulla gestione di Mertens non buttiamo la croce addosso a Sarri, né tantomeno ne tessiamo le lodi: il suo turnover misurato ha portato il Napoli a lottare per lo scudetto, a essere saldo al secondo posto a 360 minuti dalla fine del campionato, ma anche a essere eliminato ai 16esimi di Europa League e ai quarti di Coppa Italia. Non giudichiamo questo. Diciamo che se Mertens in Napoli-Bologna fa una tripletta, è perché Mertens è bravissimo e probabilmente farebbe il titolare inamovibile in 16 squadre del nostro campionato e in 15 su 32 del tabellone principale di Champions. E che se questo Napoli arriva secondo a tot punti dalla Juventus, con un solo Mertens, può pensare, con altri Mertens, di ridurre a zero quel tot e di affiancare se non superare i bianconeri. Perché è una questione di profondità e varietà di alternative, per reggere certi confronti. E poi di abitudine alla vittoria e alla mentalità della vittoria. L’abitudine non si compra, si matura. La profondità, invece, si può acquistare. E non è una critica alla società, come potrebbe dopo questo anno da incorniciare. È uno sprone, perché con un Mertens si arriva fino a qui. Con due o tre, anche in altri ruoli, si va ancora più su.

E poi c’è la questione dell’amore, purtroppo ingestibile anche quella. L’abbiamo scritto prima, lo ridiciamo perché è proprio bello scriverlo anche proprio fisicamente con le dita sulla tastiera. Mertens è innamorato di Napoli, negli ultimi giorni si è parlato del suo rinnovo quando francamente tutti vorrebero sentir parlare, magari, di quello di Higuain. E invece c’è Dries pronto a firmare ancora, per legarsi a una città e a dei colori che l’hanno stregato e magari gli fanno accettare di buona lena anche una panchina che non merita sempre. Il sorriso pieno di cui sopra, che nasce dalla felicità di essere esattamente dove si vuole essere. E dalla capacità di fare quello che si sa fare in notti così belle. Mertens, questa sera, è stato fantastico da vedere. Due assist, tre reti. Il tiro da fuori della tripletta, lo splendido dribbling sull’interno per il suo primo gol, con M’Baye che forse ancora lo sta aspettando. Quando gira così, Mertens è inarrestabile. Lui è soddisfatto, noi siamo soddisfatti. Lo sarà anche Sarri, che durante la partita lo si sentiva urlare contro Mertens anche dalla tv. Anche quello è stato bello, in fondo. Perché significa che per l’allenatore, anche una “riserva” deve sempre dare il meglio e il massimo. Come Mertens stasera, che poi si porta il pallone a casa. E ci ricorda cosa sia arrivato a essere questo Napoli, e ci anticipa un po’ quanto più bello ancora possa diventare.

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