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Il Napoli dei record raggiunge l’Europa senza neanche farci caso

Il Napoli dei record raggiunge l’Europa senza neanche farci caso

Potremmo definirla la domenica delle ovvietà. Il Napoli batte il Verona ultimo in classifica tre a zero, Manolo Gabbiadini si divora due gol, colpisce un palo, segna di testa ed esce tra gli applausi del San Paolo. Gabbiadini è forte, lo è sempre stato (e qui trovate un elogio della sua presunta tristezza). Altrimenti il Napoli non avrebbe speso tredici milioni per acquistarlo a gennaio 2015 né il Wolfsburg avrebbe offerto una cifra di almeno 25milioni qualche mese fa. Magari è un atipico, questo sì. Ma è un calciatore che fino alla precedente convocazione era in Nazionale. Probabilmente il miglior panchinaro in attacco dopo Morata. Insomma non un brocco. Che ha davanti a sé Gonzalo Higuain. Non gli fa nemmeno onore – a Gabbiadini – questo clamore per un gol al Verona. Che, come diciamo qui, è squadra davvero scarsa. Potrebbe segnare, come ha già fatto in passato, anche in gare più difficili. Perché è giocatore. Il dilemma, semmai, sarà per il prossimo anno in caso di permanenza di Higuain. Ma sono troppe le incognite per cominciare a pensarci. 

Ma la vittoria è importante, fa morale, dopo una settimana a dir poco intensa. Che ha visto Napoli insolitamente vincere una battaglia mediatica, grazie soprattutto alla ormai celebre foto di Carlo Zampa che ritrae Bonucci e Rizzoli, e all’impacciato e inconsueto ritorno dell’arbitro sul tema. È stata anche la battaglia mediatica che ha consentito ieri ad Albiol di sfidare la formazione arbitrale nella protesta strip-tease dopo la maglietta strappata in area. 

Il Napoli si è dunque ripreso. Ha espresso un buon gioco (senza tre titolari: Koulibaly, Allan e Higuain) e ha ancora una volta confermato di essere troppo legato all’estetica del proprio calcio. Come abbiamo ripetuto fino alla noia, il salto di qualità avverrà quando riusciremo a vincere anche nelle giornate no. E invece in quelle, come capitato a Udine, finiamo ancora col soccombere.

Una stagione, quella del Napoli, che continua a essere da record. Settanta punti a sei giornate dalla fine. Col traguardo dei 78 punti del primo anno di Benitez ampiamente alla portata. Così come il record di gol realizzati (104). Al momento, siamo a novantadue: dodici in meno. Nel girone di ritorno viaggiamo a una media di 2,15 gol a partita, più alta di quella tonda tonda dell’andata: 38 gol in 19 partite. Sorprende anche l’andamento dei calci di rigore, in questo  campionato il Napoli ne ha segnati sei su sette: tre Higuain, due Insigne e uno Hamsik. È leggermente aumentata la media dei gol subiti, siamo a dodici in tredici gare, quasi una a partita. Nel girone di andata la media fu do 0,78 e sei dei quindici gol furono presi nelle prime tre giornate, quelle che possiamo definire avanti 4-3-3.

Come già scritto, quindi, a fare la differenza per ora è la strepitosa serie della Juventus che ha vinto la ventunesima partita in ventidue gare, presumibilmente un record. Ovviamente fin quando la matematica non ci condanna, non c’è alcuna ragione per arrendersi. Né al momento ci sono motivi per criticare la squadra. Un bilancio più generale e approfondito andrà fatto a fine campionato. Un torneo che fin qui ha dimostrato la solidità dell’organico del Napoli che da ieri è nuovamente in Europa (qualificazione matematica in Europa League) per il settimo anno consecutivo, nuovo record nella storia del Calcio Napoli. Che oggi ovviamente viene considerato un dato acquisito. Cominciare ad apprezzare quel che di buono abbiamo è una delle lezioni che dobbiamo imparare. Perché se quest’anno non dovessimo vincere il campionato, una delle ragioni è sicuramente la poca fiducia che abbiamo in noi. Fin qui, e contrariamente a ogni aspettativa, il primo anno di Sarri è stato straordinario. Straordinario e ovviamente perfettibile. Se smettiamo – in primis i protagonisti – di pensare che il mondo finisca a giugno di anno e cominciamo invece a far tesoro degli errori commessi, questi anni potrebbero essere visti con occhi diversi che consentirebbero di mettere a fuoco una società e una squadra sempre più solidi e ormai una realtà del calcio italiano. Con ulteriori margini di miglioramento.

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