Il mio Napoli Bologna 6-0
– “Questa partita è fondamentale”. È la frase più ricorrente alla vigilia di qualsiasi gara anche se poi alla vigilia della successiva la riascoltiamo con la stessa potenza a prescindere dal risultato, dalla squadra avversaria e dal momento. E così all’infinito.
– Poi ci sono partite che sono più fondamentali delle altre. Perché realmente lo sono.
– Per esempio, il Napoli Bologna di ieri lo era. Lo era perché la squadra ha accusato un calo nel ritmo che l’aveva resa perfetta nei mesi precedenti; ha accusato costanti scricchiolii in difesa tramutatisi in voragini; ha accusato una duplice bruciante sconfitta con Udinese e Inter, inframezzata dalla vittoria col Verona già morto e sepolto; ha accusato incertezze; ha accusato giorni confusi in cui ci si è dedicati più agli avvenimenti extra calcistici che al campo e al gioco; ha accusato il timore di non riuscire a rimpiazzare adeguatamente la punta di diamante ferma ai box e soprattutto la paura di non tornare più forte come prima e dare una possibilità, impronosticabile sino a qualche tempo fa, con una partita da dentro o fuori all’Olimpico, a una Roma ferita, ma ancora molto temibile.
– La partita di ieri era fondamentale per il timore che un campionato straordinario potesse essere spazzato da una singola partita e tutta questa lista logorante avesse terribilmente un senso.
– Sull’onda del sogno, e guardandomi indietro, con gli occhi ancora brilli per ciò a cui ho avuto il piacere di ammirare per quasi 7 mesi, ammetto che avrei preferito fondamentale un altro tipo di gara. Ma il sogno è solo un sogno, mentre la realtà ci ha parato davanti il Bologna dell’indigesto Dondadoni in una partita che se non avessimo portato a casa, avrebbe aperto un incubo.
– Il Napoli invece ha stravinto e straconvinto e ha aperto un’autostrada verso quel posto al sole che più degli altri meritiamo per quanto espresso durante l’intera stagione.
– Si dirà che il Bologna è stato mediocre in linea con le ultime uscite ed una squadra in tali condizioni non avrebbe mai potuto impensierirci. Intanto i felsinei già ci avevano fatto masticare amaro all’andata e contro squadre più blasonate non hanno mai regalato nulla. E, a dirla tutta, su altri campi ho visto formazioni impresentabili (nel senso che non si sono presentate) perdere appena 1-0 di fronte a compagini molto più forti. Ma il vero problema non era il Bologna in quanto tale, ma il Napoli in quanto male. E parlo del male che si è autoinflitto nell’ultimo periodo.
– 6-0. Questa vittoria è stata fondamentale. Più delle altre.
– Il valore di questo risultato è la tranquillità che ne deriva. A meno quattro giornate, con almeno 5 punti di vantaggio, si possono affrontare i prossimi scogli con una tensione diversa. Quella in cui sai che puoi anche sbagliare, ma nulla è compromesso. Quella in cui sai che puoi anche perdere, che è il pensiero più prezioso per non perdere.
– Il 6-0 è frutto inoltre di una partita perfetta dominata dall’inizio alla fine. Cosa che non accadeva da tempo. Non si è subìto il solito gol alla prima azione avversaria o al nostro primo veniale errore. Cosa che non accadeva da tempo. Il 6-0 è la dimostrazione che la testa è tornata a far girare i neuroni in maniera fluida e senza ansia in modo da far girare i palloni sul terreno di gioco in maniera fluida e senza ansia. Cosa che non accadeva da tempo. E, fatto più importante o fondamentale, ho rivisto l’allegria e il divertimento in campo, lasciando finalmente l’odiata appesantita calcolatrice nel cassetto. Tra tutti gli elementi, le cause e le teorie sentite in queste settimane sulle motivazioni della flessione, l’allegria e la spensieratezza perse ritengo siano al primo posto in assoluto. L’allegria, il vero marchio di fabbrica del Napoli di Sarri. Cosa che non si vedeva da tempo.
– Al di là del roboante risultato e del significato “fondamentale” dello stesso che impatta sulla classifica e blinda gli obiettivi della squadra, al di là dell’assetto difensivo tornato ai livelli che conoscevamo, della ritrovata manovra, il ritrovato pressing, le ritrovate idee e la ritrovata convinzione, voglio gratificare i due protagonisti assoluti della vittoria. Due che forse non hanno mai beneficiato dell’allegria e la spensieratezza, e aggiungerei la sorte, degli altri: l’allegro Gabbiaridi e Mertens.
– Mertens: dribbling, assist e 3 gol da 3 posizioni differenti. Il secondo, quella bomba da fuori area sotto la traversa, è stata la perla della serata. Ieri subito si è messo in evidenza, nonostante non fosse subentrato dalla panchina. Questa etichetta lo ha limitato, ma è innegabile che nelle ultime uscite non si sia visto il Mertens che ci ha fatto innamorare in Europa League o in altre gare in passato in cui è entrato a partita in corso. Nonostante questo, nell’arco della stagione, avrei voluto vederlo molto più spesso in campo e mi auguro che il fresco rinnovo, questa tripletta e la stupenda prestazione di ieri ce lo ridonino nella sua vecchia veste di spacca difese per questo finale di campionato, per il suo Europeo e soprattutto per la nostra Champions e il nostro campionato prossimo.
– Gabbiaridi: bellissimo il movimento sul primo gol da attaccante di razza. Se avesse sorriso dopo le reti, da tifoso bolognese mi sarei incazzato, visto che è un ex. L’ingrato ruolo di vice mostro, credo sia il più difficile da poter interpretare. È più frustrante anche del ruolo di secondo portiere. Lo è perché nei pochi minuti in cui è concessa la possibilità di esprimerti non puoi mai sbagliare. Il paragone svilente è sempre dietro l’angolo ed anche se ti proponi con il tiro più forte e preciso dell’intera serie A e con medie gol al di sopra di tutti gli attaccanti italiani in circolazione sarai sempre la riserva. Spesso mi chiedo cosa avrebbe potuto dare in un ruolo differente, magari più esterno, scevro da montagne da scalare e numeri irraggiungibili da ingoiare. Nell’attuale nazionale avrebbe di sicuro il suo spazio e molto probabilmente in qualsiasi, e dico qualsiasi, altra squadra del nostro campionato. Sfortunato perché era partito con auspici diversi ed un modulo più adatto alle sue caratteristiche. In cuor mio spero che resti, in cuor suo che vada dove può esprimersi al meglio.
– Doverosa inoltre una menzione per un mio mito. Bologna ci ha riportato Zuzu. Un personaggio per me al limite del mitologico. L’unico giocatore sulla faccia della terra ad essere riuscito a fregare Aurelio. Dopo Brivitos, è stato la mia seconda musa ispiratrice. L’ho trovato col classico colletto alzato, sorridente e pimpante. A metà primo tempo si è prodotto nel celeberrimo balletto a zig zag di anche e gambe alla Don Lurio senza mai toccare la palla prima di sconocchiarsi. In quel momento mi sono emozionato e ho realizzato che mi è mancato. Chissà se lui ci pensa ancora.
– Ciò a cui invece dobbiamo pensare noi, è la trasferta di lunedì a casa di Totti e Spalletti per rovinare la loro luna di miele. È l’ultimo ipotetico ostacolo prima della discesa. Mi aspetto una partita di spessore per dimostrare che la buriana sia passata. Mi aspetto la ritrovata gioia e la ritrovata spensieratezza. E soprattutto mi aspetto tanti illuminanti commenti alla vigilia. Uno a caso? “Questa partita è fondamentale”.
Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca.
Gianluigi Trapani ilnapolista © riproduzione riservata