Napoli zona franca della cultura? Può sembrare una provocazione ma è invece una proposta di cui, a nostro giudizio, conviene discutere. Ci sono diverse città in Europa e nel mondo che hanno fatto del settore culturale una potente leva di crescita economica e civile e in alcuni casi anche di rigenerazione urbanistica.
Napoli è attraversata negli ultimi anni da un timido ma costante processo di rivitalizzazione urbana dovuto in gran parte all’attivismo nel settore culturale. In particolare, l’associazionismo culturale che ha trainato questo processo è un fenomeno che merita grande attenzione. Non ci sfuggono però i limiti di questa esperienza. Se da una parte l’associazionismo è orientato a consentire la fruizione di prodotti culturali e a sostenere una domanda di cultura diffusa sul territorio, dall’altra può rivelarsi uno strumento primitivo per sostenere delle sfide più impegnative.
Come consolidare questo processo per consentire che questo movimento spontaneo subisca una spinta verso l’alto e si proponga come volano di un progetto più ampio? La leva fiscale è uno degli strumenti che possono essere utilizzati. Enrico Bellezza, giurista e ideatore delle Fondazioni di partecipazione, sintetizza bene il concetto: “a livello nazionale è sempre più forte l’esigenza di delineare sul piano giuridico, aziendale ed economico, forme di imprenditorialità di tipo non lucrativo nel settore culturale (come ad esempio Fondazioni a partecipazione, società di cultura, società miste, aziende speciali). La necessità di una disciplina degli strumenti che possano favorire la collaborazione tra settore pubblico e settore privato nel campo della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale, ivi compresa una riflessione sul tema degli strumenti di agevolazione fiscale, è oggi avvertita come esigenza primaria per rafforzare il settore culturale”.
Possiamo rendere Napoli un laboratorio a livello nazionale di strumenti giuridici e fiscali nel settore culturale? Questo è il tema che cercheremo di affrontare nel convegno che si terrà domani mercoledì 20 aprile a Napoli, presso la sede dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli in piazza dei Martiri 30, dal titolo “Con la cultura si cresce. Fiscalità e strategie di crescita in ambito culturale per la città di Napoli”.
Un progetto di fiscalità di vantaggio nel settore culturale per la città di Napoli che abbia alcune idee chiare: la creazione di una zona urbana defiscalizzata per il settore culturale, incentivazione delle fondazioni di partecipazione per la gestione dei beni culturali, creazione di una figura giuridica di impresa culturale senza scopo di lucro, estensione dello strumento del tax credit esistente nel settore cinematografico a tutto il comparto dell’industria culturale e una definizione normativa degli enti associativi culturali.
Si tratta di un progetto di fiscalità per la cultura che potrebbe essere sperimentato a Napoli ed esteso ad alcune aree ad alta intensità di beni culturali nel mezzogiorno del paese e che definisca più in generale un meccanismo fiscale per il settore culturale più evoluto, un “fisco per la cultura” adeguato agli standard europei.
Nel rapporto Svimez 2015 sono evidenziati alcuni dati importanti: considerando il settore culturale “allargato”, inglobando cioè i settori industriali e terziari che contribuiscono alla realizzazione dei prodotti culturali, nel 2014 nell’Europa a 28 sono stati 17,7 milioni gli occupati, pari a una quota del 8,1% sul totale. Se Svezia (12,9%), Finlandia (11,5%), Regno Unito (11,2%) superano la media Ue, l’Italia si ferma invece al 7,3%, pari a 1 milione 600mila posti di lavoro. Di questi, 1 milione e 350mila si trovano nel Centro-Nord, circa 283mila al Sud.
Il mezzogiorno italiano, territorio sul quale insiste un patrimonio culturale di enorme valore, è il fanalino di coda in Europa.
In Italia esiste già uno strumento simile. Le Zone franche urbane (Zfu), inserite dalla legge finanziaria 2007, sono aree urbane di piccole dimensioni dove si concentrano programmi di defiscalizzazione per la creazione di piccole e micro imprese. L’iniziativa nasce dall’esperienza francese delle Zones Franches Urbaines, lanciata nel 1996 e attiva in più di 100 quartieri.
Il modello introdotto dal legislatore nazionale potrebbe essere un efficace strumento nell’ambito di un pacchetto di provvedimenti sul rilancio della cultura a Napoli.
È importante sottolineare che gli incentivi fiscali si dimostrano sostenibili perché producono risultati più che proporzionali e sono perciò più efficaci del meccanismo di finanziamento diretto (oltre che meno discrezionali, poiché si attivano in base a requisiti chiari e oggettivi).
Noi intendiamo stimolare un dibattito su queste tematiche e raccogliere l’invito che Fernand Braudel, dalle colonne del Corriere della Sera nel 1983 lanciò per la città di Napoli e ad oggi ancora inascoltato: Questo capitale oggi sottoutilizzato, sperperato fino ai limiti dell’esaurimento – poichè non si può dare indefinitamente senza ricevere – quale fortuna per tutti noi, se ora, domani, potesse essere sistematicamente mobilitato, sfruttato, valorizzato. Quale fortuna per l’Europa, ma anche e soprattutto per l’Italia. Questa fortuna, Napoli merita, più che mai, che le sia data.