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Il Napoli è Higuain-dipendente? Certo, ci mancherebbe

Il Napoli è Higuain-dipendente? Certo, ci mancherebbe

Più di ogni altro, proprio Roberto Mancini dovrebbe capire di cosa si sta parlando. Altrimenti, un giorno di quasi otto anni fa, a Parma, non avrebbe scongelato dalla panchina Zlatan Ibrahimovic per cucirsi addosso uno scudetto già vinto. E che stava sfuggendo via. Era il 18 maggio del 2008, e la sua Inter stava pareggiando a Parma. La Roma vinceva a Catania, ed era in quel momento campione d’Italia. Poi,d’improvviso, si alzò dalla panchina lo svedese reduce da un infortunio e da un periodo di assenza. Non era al meglio, ma nessuno lo notò. Doppietta, primo gol bellissimo da fuori area. Inter scudettata, per il terzo anno di fila. Mancini non deve aver dimenticato quel giorno. Anche perché venne esonerato subito dopo per fare posto a Mourinho: quella fu la sua ultima gara del primo periodo all’Inter.

Forse anche per questo, nel postpartita di Inter-Napoli ieri sera, ha detto chiaramente che «uno come Higuain deve mancare per forza». Quello che cercheremo di spiegare noi è che non è una colpa dipendere da qualcuno. Anzi, dal più forte. Capita a tutti, da sempre. Capita anche alla Juventus, solo che forse sono in pochi ad accorgersene perché non è una questione di gol. Nello squadrone di Allegri, che ha vinto 22 delle ultime 23 partite, c’è un Higuain che non segna. Si chiama Claudio Marchisio (che mancherà all’Italia agli Europei): nelle partite in cui non ha giocato, dieci in tutto in campionato, la Juventus ha vinto cinque volte. Con quattro sconfitte e un pareggio. C’è un distinguo da fare, però: tre delle cinque, fanno parte serie infinita che inizia alla decima giornata con il derby di Torino. E una di questa è la sfida di ritorno contro i granata, vinta per 4-1 dopo aver sofferto non poco (al netto delle polemiche arbitrali). A queste partite c’è da aggiungere quella di Monaco di Baviera: Marchisio assente, Juventus sconfitta 4-2 al 120esimo. Forse immeritatamente, ma comunque sconfitta. Il raffronto statistico è identico: quando Marchisio non gioca, la Juve vince una partita su due. Senza Higuain, il Napoli ha giocato due partite: Napoli-Verona e Inter-Napoli. È andata come sapete.

Non si tratta di grandi squadre o mancanze di alternative. Succede ovunque, anche dove meno te lo aspetteresti. E succede pure quando gli assenti in realtà non sono assenti davvero, ma sono solo fuori dal gioco. Tre giorni prima di Inter-Napoli senza Higuain, Messi, Neymar e Suarez erano in campo per Atletico-Barcellona. Hanno giocato malissimo, e il Barcellona campione del mondo ha perso. Come dire: anche il Barcellona dipende dai suoi campioni. Soprattutto da uno, quel Messi che non segna da cinque partite. Tre sconfitte, un pareggio e una vittoria che non è servita a nulla (il 2-1 all’andata con l’Atletico) lo score dei culé con Leo fuori giri e fuori fase. Il Barça è Messi-dipendente. Nonostante Suarez e Neymar e Rakitic e Iniesta e tutti gli altri. Figurarsi il Napoli, che a sale a Milano con un attaccante che non può sostituire Higuain pur essendo bravissimo.

La sollevazione popolare dopo la squalifica del Pipita ha scatenato, intorno al Napoli, sentimenti contrastanti. Chi scrive vuole analizzare solo quelli riferiti al campo, perché è prima lì che si vincono le partite. E allora, in estrema sintesi, eccoli qui: “Vediamo ora Gabbiadini che riesce a fare”, “Finalmente Gabbiadini ha la sua occasione”, “Gabbiadini può insidiare Sarri e metterlo in difficoltà per la scelta dell’undici titolare pure a Higuain tornato”. E poi, sopra tutti gli altri: “il Napoli deve dimostrare di non essere Higuain-dipendente”. Come se questa fosse una colpa, come se Higuain fosse in prestito e il Napoli avesse sfruttato i 30 gol come se fossero un regalo di chissà quale animo benefattore. Il risultato è stato quello di caricare di aspettative e pressioni eccessive un sostituto che in realtà sostituto non è. Che a Milano, al momento del dunque (la prova col Verona non è indicativa) ha finito per perdersi nell’equivoco suo e di una squadra che si era illusa di poter fare a meno del suo miglior giocatore. Di poterselo permettere senza accusare contraccolpi, come un Barcellona qualunque. Ah no, pardon. Neanche il Barcellona può permettersi di giocare senza il miglior Messi. Figurarsi senza Messi.

Il Napoli non deve avere vergogna nell’ammettere di essere e di essere stato Higuain-dipendente. Perché è normale, giusto, sacrosanto. E non è neanche una questione di mercato: intanto perché un altro come Higuain non esiste o se esiste non viene a fare a Napoli il vice-Higuain. E poi perché, come per Messi, il Napoli ha vissuto il suo peggior periodo a febbraio, con cinque partite non vinte consecutivamente tra campionato e Europa League. Di questi cinque risultati negativi (due sconfitte e tre pareggi), quattro sono arrivati senza il supporto realizzativo del Pipita, a secco contro Villarreal (due volte), Milan e Juventus. Il gol è arrivato a Firenze, in una gara dal risultato non del tutto negativo e che ha aperto a una serie di tre vittorie consecutive. Tutte con gol firmati Pipita, ovviamente. 

Infine, una considerazione sulla stagione in cifre di un altro mostro assoluto che si chiama Cristiano Ronaldo. Uno che, per peso, qualità e misura (come si dice in napoletano) sta al Real come Higuain sta al Napoli. Sapete quante partite ha saltato, in questa stagione, tra campionato e Champions League? Sì, esatto. Nessuna. Benitez e Zidane non hanno mai messo il portoghese fuori. Affermando come il Real Madrid, la squadra più blasonata del mondo, abbia una dipendenza. Persino loro, possono. Perché, allora, Napoli deve (di)struggersi così?

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