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Il Napoli di Maradona vinse anche senza Diego

Il Napoli di Maradona vinse anche senza Diego

“TuttoSport? No, poco sport”. Il titolo è sicuramente ad effetto, ma necessita di una integrazione che lo renda meno criptico e più commestibile. Bastano poche parole, queste: l’autorevole quotidiano sportivo torinese è, per forza di cose, vicino alla Juve e legittima il sospetto – a pensare male si sbaglia ma molte volte si prende – che anche in questa circostanza non si sia speso esclusivamente in soccorso del Napoli e di Higuain («salvate il campione nervoso»), ma anche della società torinese che sta per deporre in bacheca un altro scudetto avvelenato. Non dalle medicine ma dalle polemiche che in più occasioni – come l’ultima – hanno oscurato il suo incede maestoso e l’hanno resa ancora più arcigna e ancora meno simpatica. È un destino ben triste il suo, ma, che dire, se lo cerca arroccandosi nello stadio bellissimo da vedere ma infrequentabile perché divenuto il tempio del tifo shackerato con una forte spruzzata di razzismo mai adeguatamente punito.

In questa ottica il “Basta processi” sparato a tutta copertina non si può più interpretare come una ciambella lanciata al Napoli piagnone e isterico, ma, al contrario potrebbe significare «lasciateci in pace, non fateci arrossire». Potrebbe, ripetiamo, ma il sospetto c’è. Con tutta la buona volontà, però, resta un pio desiderio reso tale proprio dalla cifra tecnica del Napoli che in questi mesi ha conquistato l’Europa giocando il calcio più bello e redditizio: lo spettacolo degli azzurri di Sarri che si sono opposti sul campo allo strapotere degli avversari a strisce bianche e nere ha reso, tra l’altro, più stridenti le contraddizioni al punto che, come sta accadendo in queste ore, anche quando ci si affanna a relegarle in un angolo ritornano al centro. E si impongono nonostante si conquisti il quinto scudetto di fila. E si entra di diritto nella storia. A pensarci bene, il prezzo più duro in storie come questa che stiamo vivendo lo paga chi vince non chi perde.

Seconda pillola. Le argomentazioni che precedono non devono intendersi in senso “pro Napoli”, tutt’altro: a nostro avviso, anzi, fanno crescere le responsabilità tecniche di Higuain, di Sarri e della squadra e, in un rapporto di causa ed effetto, rendono ancora più evidenti i limiti della società che vorrebbe guadagnare tutto – scudetto, accesso diretto alla Champions e consensi tecnici – rischiando poco rispetto alla posta. E rendono ancor più evidenti i “peccati” di omissione del presidente che per questo “reato” è, nel bene e nel male, l’unico imputato. Che, per giunta, si consente di assistere da molto lontano alle botte da orbi che la sua squadra – e, di fatto, anche lui – prende in campo. Per il mancato adeguamento dell’organico chiaramente insufficiente a reggere il peso di una annata sempre più ricca di impegni e per lo scarso peso politico della società che segna molto ma conta poco. O almeno non si oppone con il giusto piglio allo scivolamento verso il basso del calcio italiano. I nervi che saltano oltre il lecito e l’eccesso di proteste su questioni complessivamente di poco conto, anche se rilevanti sul piano formale, sono conseguenza, insomma, di un calo di energia positiva – che è fisiologico per i motivi di cui sopra – che è all’origine degli errori di gioco e degli eccessi temperamentali del suo leader. Il “Pipita”, per carità, è attaccatissimo alla maglia e il suo amore è ricambiato, ma non possiamo consentirci il lusso di tenerlo in tribuna. Anche se abbiamo tantissima fiducia nella squadra e in Gabbiadini. Anche il Napoli di Maradona ha vinto senza di lui e questa squadra può ripetere l’exploit. Non conquistando lo scudetto ma giocando le sue chances fino all’ultimo secondo dell’ultima partita. Se fa questo, un trofeo l’avrà comunque vinto.    

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