Sono i giorni che ci porteranno all’Europeo francese, una manifestazione complicata che vede la Nazionale italiana nell’inedita condizione di outsider. Molti infortuni, la sfortuna di aver perso qualche calciatore di troppo nella fase di avvicinamento al torneo. Ma anche il momento nero per la produzione di talenti nostrani, con i settori giovanili e le grandi squadre che si accusano reciprocamente di non riuscire a creare nuovi campioncini e di non riservare lo spazio giusto e necessario ai calciatori del futuro. Si può fare meglio, certamente, e qualcuno si è già portato avanti con il lavoro. L’Atletico Portici, per esempio, scuola calcio della cittadina vesuviana alle porte di Napoli.
Fondata nel 2009 come squadra senior, coglie due promozioni di seguito. Nel 2012 crea un settore giovanile proprio, una scuola calcio che oggi è diventata l’attività principale dei tre soci: Giovanni Sollo, Crescenzo Maiello e Ciro Sforza, con cui abbiamo scambiato quattro chiacchiere prima di un allenamento. E che ci ha raccontato come questa piccola realtà sia riuscita ad entrare nel programma Figc “Scuole Calcio Elite” pur essendo stata fondata appena quattro anni fa: «Abbiamo deciso di investire tanto nella formazione, siamo stati ripagati con l’ingresso in questa vera e propria selezione delle migliori scuole calcio della regione e dell’Italia intera. In Campania solo 48 società possono fregiarsi di questo titolo, noi siamo gli unici nel territorio vesuviano di Portici, Ercolano e Torre del Greco».
Una soddisfazione che arriva dal lavoro e dall’impegno. E che, ovviamente, non prescinde da alcuni requisiti importanti: «Abbiamo più di duecento ragazzi, ci alleniamo nei due più importanti impianti di Portici, lo Stadio San Ciro e il Cocozza. Per essere selezionati dalla Figc nel programma Elite, occorre avere tecnici qualificati con patentino Uefa (categoria B e C) o Coni Figc per tutte le categorie giovanili, dagli allievi fino ai primi calci. Inoltre, è necessario stabilire un rapporto di un istruttore ogni dieci iscritti e di avere in organico tutte quelle professionalità che permettono di sviluppare e far rendere al meglio il talento dei ragazzi. Abbiamo 22 collaboratori tecnici, un medico sociale, uno psicologo. Un lavoro importante per molte persone, la nomina federale è stato un giusto riconoscimento alla serietà e alla professionalità di tutti noi».
C’è anche dell’altro, ovviamente. E riguarda il calcio in quanto sport ma anche come veicolo di iniziativa sociale: «Un altro requisito per poter entrare nel programma elite è quello di stabilire una convenzione con un istituto scolastico o con una istituzione per persone meno fortunate. Noi abbiamo aperto le nostre porte ai ragazzi di una casa famiglia che hanno partecipato alle nostre attività senza pagare nulla. Anche questa parte del lavoro è gratificante, ti riconcilia con il calcio e lo sport». Lo sport, appunto. In cui e per cui anche i risultati sono importanti. L’Atletico Portici, al di là della nomina nell’elenco elite, ne ha raccolti parecchi: «Sabato i nostri esordienti affronteranno i pari età del Napoli, finora abbiamo partecipato a campionati provinciali e l’obiettivo è quello di crescere ancora. Magari, centrando i playoff ed iscrivendo tutte le nostre squadre ai capionati regionali. Quando abbiamo iniziato, eravamo vicinissimi agli ultimi posti in classifica con le nostre formazioni. Poi, la qualità è venuta fuori col tempo, e ora siamo una realtà importante a livello giovanile». Che non passa inosservata, anche a livello di affiliazioni: l’Atletico Portici ha il logo di un club di Serie B con cui ha stretto un accordo di collaborazione. Anzi, di Serie A, e Ciro Sforza lo racconta con l’orgoglio negli occhi: «Sì, siamo affiliati al Crotone. Abbiamo iniziato a lavorare insieme quando loro erano in Lega Pro e nessuno credeva alle possibilità del club. Invece siamo cresciuti insieme, loro puntano molto sui giovani e hanno accolto con molto entusiasmo il nostro lavoro. Siamo stati a Crotone per un torneo, ci siamo confrontati. È una partnership che ci fa felici, e che ci apre a molte possibilità. I più grandi talenti giovani del nostro calcio sono passati da Crotone: Florenzi, Cataldi e tanti altri. Siamo orgogliosi di portare sulle nostre maglie anche il loro scudetto».
Ciro lo vuole mostrare, lo indica sulla giacca di una tuta e su una maglietta. Sopra c’è uno sponsor, “Il Napolista“. «A proposito, grazie anche a voi per il supporto», dice Ciro. Grazie a te, l’onore è tutto nostro. Soprattutto quando il lavoro di formazione ha una qualità così elevata e riconosciuta, pure in un momento di oggettiva difficoltà per tutto il movimento giovanile. Anche oggi, c’è chi preferisce fare le cose perbene.
Sopra lo sponsor e accanto al logo del Crotone, c’è il crest dell’Atletico. Ciro dice che è «la copia esatta di quello dell’Atletico Madrid, cambia solo per i colori e per la presenza dell’effige del comune di Portici». Sta uscendo, piove appena e c’è da fare allenamento. I ragazzini sono già in campo, avranno non più di 8-9 anni. Non resisto al fascino del confronto con l’Atletico quello grande, quello di Simeone, e allora gli chiedo per chi farà il tifo sabato prossimo, nella finale di Champions. «E che domande mi fai?», e mentre lo dice indica il simbolo dell’Atletico Portici e un po’ anche di quello di Madrid. È uno che sa spiegarsi bene, indubbiamente.