Nel primo tempo, ruoli ribaltati. Il Real fa l’Atletico, pressa alto e riesce a mettere insieme una buona gamba con la classe eccelsa dei suoi calciatori. Subito occasione da calcio piazzato, con deviazione di Benzema che Oblak respinge con bravura e fortuna. Sulla palla inattiva successiva, vantaggio per Zidane: schema provato più volte durante la partita, con Bale che spizza il cross e Ramos che si inserisce (in fuorigioco) alle spalle dei difensori e tocca quel tanto che basta per far secco Oblak. Il Real Madrid, sulle ali dell’entusiasmo, consolida e legittima il vantaggio attraverso un buon palleggio e una manovra ariosa, ma mai realmente pericolosa. Predominio territoriale che l’Atletico inizia a disinnescare dopo la mezzora, appena l’iniziale brillantezza delle Merengues tende a scemare. A questo punto, viene fuori la maggiore organizzazione dell’Atletico Madrid, che inizia a lavorare i fianchi il Real e cambia atteggiamento nella ripresa, col cambio che spacca la partita.
Yannick Ferreira Carrasco entra al 45esimo, e un minuto e 9 secondi dopo l’Atletico si vede assegnare un sacrosanto rigore per fallo di Pepe su Torres: intervento da dietro sull’ex Liverpool, che fa perno prendendo posizione e si fa falciare dal centrale portoghese. Dal dischetto va Griezmann, che tira solo forte. Quando tiri così, rischi di non inquadrare la porta, magari di colpire la traversa. Detto, fatto: palla ribattuta dal legno e risultato invariato. Ma la partita svolta, anche perché il Real paga la stanchezza di maggio mentre l’Atletico gioca in maniera più ordinata. E poi c’è Carrasco, che a ogni palla mette in apprensione la difesa di Zidane, che perde l’ottimo Carvajal e lo sostituisce con Danilo. Un cambio decisivo, perché il brasiliano si lascia scappare ancora Carrasco su una splendida azione sulla destra di Juanfran, che indovina il cross al volo al centro e trova il belga solo davanti a Keylor Navas. Uno a uno, meritato. Anche se, giusto prima del pareggio dei Colchoneros, il Real si divora un gol con uno dei peggiori Cristiano Ronaldo di sempre. Dopo il gol, l’Atletico si ritira per rifiatare, anche a causa di una compattezza dei reparti che va perdendosi causa stanchezza. Si arriva ai supplementari, che sono solo una lenta camminata verso i rigori. Giusto qualche intervallo per infortuni, crampi e cambi vari.
Si arriva al 120esimo, quindi ai rigori. Tutti perfetti, fino a che non va Juanfran. Rigore perfetto, troppo. Palla sul palo. Dopo tocca a Ronaldo, per il rigore che vale la storia. La sua, quella del Real. L’Undecima delle Merengues, la terza del portoghese. La seconda persa da Simeone in soli due anni, nel modo più crudele.