Per le pay-tv italiane forse non sarà scattata la sirena d’allarme generale, ma almeno una campanella è ovvio che stia suonando dalle parti di Milano, a Santa Giulia e Cologno Monzese, perché per la terza stagione di fila gli ascolti Tv della Serie A sono in calo, cospicuo, inesorabile, costante. Prendendo come campione le “Big5” (Juventus, Inter, Milan, Napoli e Roma) rispetto alla passata stagione hanno perso oltre 15 milioni di telespettatori per una media di -389.675 a giornata. Se però prendiamo come riferimento il campionato precedente, 2013/14, la perdita di telespettatori è ancora più significativa attestandosi per le stesse squadre a quota 22 milioni, con una diminuzione ad oggi di oltre 587 mila telespettatori a giornata. Siamo di fronte dunque ad un trend negativo e consolidato.
Nel confronto diretto tra la stagione appena terminata e quella precedente ad aver segnato una piccola crescita, che però non compensa le perdite precedenti, sono stati solo il Napoli (+2% su Sky) e l’Inter (+8% sia su Sky che su Premium), mentre la Juventus ha perso il 9% su Sky dove il Milan e la Roma hanno segnato addirittura un -12%. Premium invece ha registrato perdite d’ascolto pari al -5% per la Juventus, -8% per il Napoli, fino al -10% e -13% rispettivamente per Milan e Roma. La squadra più vista resta la Juventus con 1.6 milioni di telespettatori di media, seguita dall’Inter con 1.5 milioni, da Milan e Napoli con 1.3 e infine dalla Roma con 1.1 milioni.
Nel corso della stagione corrente risultano sorprendenti alcuni dati come ad esempio quello degli ascolti della Juventus, che ha segnato non solo una perdita d’ascolti rispetto al passato ma anche tra girone d’andata e di ritorno segnando un -8% a dispetto della strepitosa rimonta in campionato e della volata scudetto. Il segno è stato negativo anche per l’Inter ed il Milan (-9% e -8%) ma almeno qui si può intravedere la ragione nell’andamento negativo delle compagini milanesi durante il girone di ritorno, positive invece Roma (+18%) e Napoli (+6%) premiate dai telespettatori nella seconda metà di stagione.
Le ragioni di questa perdita di interesse televisivo per il campionato di Serie A possono essere molteplici, si può cominciare dagli stadi che non sono mai cornici all’altezza dello spettacolo in campo (già non eccezionale), si può far esibire il miglior artista del mondo, ma senza un’adeguata messa in scena il suo spettacolo resterà modesto. Non si può neanche ignorare il fatto che per cinque campionati consecutivi abbia vinto la Juventus, caso unico nella recente era televisiva del pallone e che certamente ha abbassato in qualche maniera l’interesse per l’evento italiano. Un altro fattore da considerare è la composizione del campionato con una sempre più marcata spaccatura tra le prime 5-6 squadre e le altre, che rende la Serie A un campionato dove si giocano almeno 3 mini-tornei: uno per la vittoria finale e la qualificazione alle coppe europee, uno per arrivare tre le prime dieci e conquistare i bonus economici ed infine uno per evitare la retrocessione. Tre mini-campionati per i quali il divario è facilmente individuato dal differente monte ingaggi, dalla Juventus con i suoi oltre 120 milioni di euro lordi fino al Frosinone con i suoi soli 8 milioni. Se fosse boxe vorrebbe dire mettere sul ring un peso Mosca e un peso Massimo, chi comprerebbe il biglietto per assistere al match?
Innalzare il livello di competitività generale e in qualche modo l’incertezza sull’esito finale è la mission del modello organizzativo, pur non perfetto, delle leghe americane (NBA, NFL, MLB) ma c’è consapevolezza del fatto che sia un modello difficilmente importabile in Europa, troppa la distanza culturale con gli States da questo punto di vista. Tornando allora in Europa, per quanto concerne il prodotto televisivo, l’esempio da tenere a metro di paragone è per forza di cose la Premier League. Pur non essendo un campionato che abbia offerto grande variabilità tra i vincitori finali – solo 6 dalla sua fondazione nel 1992-93, in Serie A nello stesso periodo vittoria solo a 5 squadre diverse – ha creato un prodotto di successo invogliando i club ad investire negli stadi e creando una forte fan base (pur non mancando le controversie come quelle recenti sul prezzo dei biglietti sempre crescente).
La specificità televisiva è quella di non trasmettere tutti i match in diretta tv, ma soltanto 4-5 (su 10) per ogni giornata al fine di spingere i tifosi ad andare ad assistere dal vivo alle partite. Può poi piacere o meno il calcio giocato sui campi della Premier ma è impossibile negare il fascino televisivo di questi teatri sempre pieni di pubblico fino a bordo campo rispetto alla Serie A dove talvolta neanche nei big match si registra il sold-out. E se non si trovano ragioni per assistere dal vivo ad una sfida di alto livello per quale motivo se ne dovrebbero trovare per sedersi sul divano e guardarlo in Tv al posto di un bel film o di una serie?