Nel caso aveste cinque minuti di tempo, vi consigliamo di fare un giretto veloce su www.enriquecerezo.com. Il sito internet personale del presidente dell’Atletico Madrid. Scoprirete, vostro malgrado (per chi critica il patron del Napoli Aurelio De Laurentiis), che pure Cerezo è un produttore cinematografico. E che ha un bellissimo spazio web e che è riuscito a portare, grazie al lavoro dei suoi calciatori e soprattutto del suo allenatore Diego Simeone, l’Atletico alla seconda finale di Champions in due anni e tre stagioni. Ma forse questo lo sapete già.
Battute a parte su chi non apprezza il lavoro del presidente azzurro, c’è da dire che il paragone viene spontaneo ma non è del tutto calzante. Purtroppo, e per quanto riguarda i risultati, l’Atletico è ben più avanti, ha già fatto molto molto di più: le due finali di cui sopra, che sono una roba inimmaginabile. Ma anche una Liga conquistata e un’altra in fase di lavorazione, due Europa League e una Supercoppa Europea. Non male per uno dei produttori dell’ultimo film di Dario Argento, quel Dracula 3D che è stato un vero e proprio flop a livello commerciale e di critica.
Il rapporto di Cerezo col calcio e con l’Atletico Madrid nasce grazie alla mediazione di colui che rappresenta la figura più amata e controversa nella storia dei Colchoneros: parliamo ovviamente di Jesus Gil y Gil presidentissimo del club madrileno dal 1987 al 2003. E pure personaggino non proprio raccomandabile, accusato e condannato per appropriazione indebita nei confronti della sua stessa società nel 2004. Sentenza inapplicata perché Gil, nel frattempo, era già morto. Cerezo è il suo vice presidente ed erede designato, e comincia la sua attività di massimo dirigente nel 2003.
A pensarci ora, i primi anni sono abbastanza duri: un undicesimo posto, un decimo posto, un settimo posto. La scalata è lenta, anche perché intanto si lavora anche al restyling finanziario del club. L’Atletico firma un accordo con l’Ayuntamiento de Madrid (il Comune) per una cessione/trasferimento dello stadio, il Vicente Calderon, che poi non avverrà mai. E poi, c’è il lavoro di fantasia sul mercato: viene ad esempio acquistato Aguero nel 2006 (21 milioni di euro), ma i risultati non all’altezza costringono i Colchoneros a privarsi di Torres (l’anno successivo, per la bella cifra di 38 milioni al Liverpool di Benitez).
Da qui in poi, tutto vivrà su dinamiche vorticose di mercato, (e sul rapporto a dir poco controverso con Doyen, di cui parleremo a parte) riferite soprattutto ai grandi attaccanti: ad Aguero subentrerà Falcao, poi il colombiano sarà venduto a peso d’oro e sarà rimpiazzato dalla scommessa (vinta) Diego Costa a sua volta ceduto al Chelsea e sostituito da Griezmann e Mandzukic. Il croato finirà alla Juventus ma intanto l’Atletico riacquista Torres e lancia definitivamente il talento cristallino di Antoine Griezmann uno dei due uomini che ha (ri)portato l’Atletico in finale, ancora un derby di Madrid, a due anni dalla tremenda delusione di Lisbona.
L’altro uomo è ovviamente Diego Simeone di cui abbiamo già parlato abbondantemente. E sul quale aggiungeremo solo il valore riferito al rapporto con Cerezo, il presidente che con lui ha trovato l’eldorado tecnico ed economico: arrivato a Madrid nel 2011, pochi mesi dopo il passaggio a Catania, Simeone è ancora in sella a cinque anni dal suo arrivo dopo otto allenatori cambiati in sette anni. Il Cholo è la stabilità pure finanziaria di Cerezo che con lui ha portato l’Atletico fino a 187 milioni di fatturato (il Napoli si ferma a 125). A pari punti nella Liga con il Barcellona, un punto sopra il Real, pur con una differenza superiore ai 300 milioni dal risultato di bilancio di entrambe. Il punto di partenza, nel 2011, era di 94 milioni di euro. Siamo un milione sotto il raddoppio, grazie ai risultati dell’allenatore argentino.
Ma anche grazie al lavoro di Cerezo uno che si espone poco pubblicamente ma che parla bene e poco a vanvera. Nelle ultime due interviste trovate in rete, dice cose abbastanza concrete, senza esagerare con le parole o con iperboli e metafore. Frasi secche, precise: «Simeone ha cambiato la vita dell’Atletico Madrid. Credo che rimarrà a ungo, ma se e quando dovesse decidere di andare via, sarete avvisati e ci muoveremo per tempo»; «Avevo il sogno di lavorare nel cinema. L’ho fatto. Poi di diventare produttore. L’ho realizzato. Due anni fa ero a Lisbona per la finale di Champions League, e l’Atletico è stato campione d’Europa fino a un minuto dalla fine. In quel minuto, è cambiato tutto. Questa è la mia vita. I sogni, il cinema e il calcio».
Il futuro è dell’Atletico, 26,4 anni di media e una società che, scondo il suo presidente, è «molto competitiva dal punto di vista della gestione economica, sportiva, sociale e amministrativa. Stiamo facendo un lavoro molto buono e oggi ne stiamo raccogliendo i frutti». Lui, però, è uno che bada al sodo, al realismo: «Siamo in un buon momento ma abbiamo bisogno di più soldi per competere con le grandi. Per questa crescita economica è necessario partecipare e superare più turni possibili in Champions League». È vero, non è tanto lontano da De Laurentiis, questo Cerezo. Se il sarrismo sarà atteso com’è stato atteso il cholismo (successo in campionato del club al terzo anno della gestione Simeone, al primo anno l’Europa League ma anche un quinto posto in Liga e niente qualificazione-Champions), e saremo in grado di sposarlo per davvero, forse siamo davvero a cavallo.