Attacco della Gazzetta dello Sport al Napoli. Nell’articolo sulla conferenza stampa di ieri, il racconto di uno spaicevole episodio che è sfuggito un po’ a tutti (gli altri giornali non ne parlano, probabilmente hanno preferito non parlarne).
Scrive il quotidiano milanese che il Napoli avrebbe impedito che al tecnico azzurro fossero rivolte domande inerenti al rinnovo di contratto. Leggiamo: «L’argomento contratto è scottante, al punto tale che l’addetto alla comunicazione, Nicola Lombardo, ha prima impedito a un cronista di formulare la propria domanda al’allenatore. Poi, subito dopo, ha letteralmente impedito a Sarri di rispondere al quesito che il giornalista gli ha comunque rivolto, nonostante gli fosse stati spento il microfono».
Subito dopo, frasi d’attacco: «Una caduta di stile che inquieta, come l’arroganza di chi si rende protagonista di episodi del genere. “Il mio futuro è domani, è riuscito a rispondere il tecnico, prima che venisse invitato a tacere. Con altrettanta arroganza».
Non c’è nulla di male a voler evitare domande su un tema, ma – come abbiamo già scritto altre volte -quel che manca al Napoli è l’intesa. Invece al pubblico appare sempre una spaccatura tra allenatore e società come nel caso del silenzio stampa. Il Napoli è una società che in alcuni casi fatica a lavare i panni sporchi in famiglia. Anche le risposte di Sarri («Non siamo obbligati a vincere, il nostro campionato resta incredibile anche con il terzo posto») dà l’idea di una spaccatura. Sembra il sequel delle frasi di Benitez prima della sfida col Bilbao. È come se ognuno tirasse dalla propria parte e il risultato finale ne risente. Il risultato è che il Napoli ha dato l’idea di voler togliere la parola a Sarri che invece voleva parlare. Non una bella scena.