Mentre scorrevo la Home di Facebook, Sky Sport mi ha mostrato un video. Quello del quarto gol di Higuain, la splendida rovesciata che ha sorpreso Zappino (che era forse troppo fuori dai pali, ma questo non lo diciamo). Il commento della pay tv era affidato a Compagnoni e Adani. Il primo è quello che urla «Rete! Rete! Rete!» ogni volta che qualcuno segna. È un bravo commentatore, chi scrive lo ritiene tra i migliori d’Italia insieme al collega di redazione Massimo Marianella. Il suo compagno di giochi, invece, è insidacabilmente il miglior analista/opinionista calcistico italiano. Preparato, puntiglioso, preciso. Tattico, soprattutto. Parla di calcio.
Io ora il video non ve lo posso postare qua, ma ve lo voglio raccontare che fa più bello. E poi ve lo dovete cercare, vi assicuro che ne vale la pena, Tutti e due i commentatori hanno il loro modo di fare, e stasera non ce l’hanno fatta. Nel senso che non sono stati loro, professionali come sempre, su quel gol. Sono caduti, crollati, sotto il peso della storia che si stava compiendo davanti ai loro occhi. Il «Rete! Rete! Rete!» di Compagnoni è diventato un bruttissimo «Goooool» di quelli ispanofoni, senza né capo né coda. Orrendo, davvero. Ma bellissimo, allo stesso tempo. Adani, invece, urlava. Dava di matto: «Non è vero! Non è vero! Non è vero Mauri, non è vero! Ma è impossibile così, il 36esimo così con questa giocata. Ditemi che è un copione, è impossibile. Ma andiamo via, che cosa dobbiamo dire?». La voce, per quanto è rotta dall’emozione, non sembra neanche la sua.
Higuain ha fatto la storia del calcio e dei gol nello stesso identico modo. Rompendo le gerarchie, la professionalità altrui, le cose scritte e riscritte sempre uguali. L’ha fatto dopo averci fatto capire, nel primo tempo, che stasera era una di quelle in cui il vento gira male. L’ha fatto nonostante questo. Da qualche altra parte ho letto di Nordahl che diventa Sudahl, di vittoria del Mezzogiorno e del Napoli. Beh, per chi scrive sono menate. O meglio: sì, ma tutto lascia il tempo che trova. È una vittoria di Higuain, che forse avrebbe fatto lo stesso con Sarri (e Callejon, e Hamsik e Insigne) anche alla Sampdoria o alla Fiorentina. Non c’è rivincita sociale, c’è solo la storia che si cancella e si piega alla legge del più forte. Sono i numeri e i record, stavolta, a farlo. Per gli albi d’oro, c’è qualche speranza che possa succedere. Ci vuole tempo, ma di tempo ce n’è.
Ce n’è, soprattutto se questo incredibile campione decidesse davvero di rimanere qui. Dove tutti lo amano, ora che ha mostrato tutta la sua forza. Lo stesso posto da cui, di questi tempi un anno fa, una buona metà di chi oggi lo osanna l’avrebbe anche cacciato via. Magari per un Immobile qualunque. È bene ricordare quanto siamo stati umorali, col Pipita. È bene ricordarsi quanto siamo umorali e basta, con tutto e tutti. E quanto questa cosa possa finire per annebbiarci. Sì, magari Immobile lo prendevamo e faceva la stagione della vita. Ma non avrebbe mai fatto 36 gol, mai e poi mai. Cioè, scordiamocelo. Queste sono cose da fuoriclasse, cose da Higuain. Uno che per battere un record che nessuno riusciva neanche ad avvicinare da 66 anni segna con un gol in rovesciata. Pure di pallonetto, perché non si sa mai (e perché Zappino era fuori dai pali, ma questo non lo diciamo).
Nell’abbraccio e nei ringraziamenti postpartita (intervistato da Mediaset e Sky) a Sarri c’è un presagio di futuro. Che può e potrebbe essere bellissimo. Ce l’ha detto questa serata, questa stagione. Da 36 gol in campionato, un record che non è valso lo scudetto. Per poco. Anzi, solo per colpa di una Juve che nessuno avrebbe potuto battere. Il Napoli ci può provare, l’anno prossimo, se riuscirà a non cedere il Pipita. E a capire e a fargli capire che 36 possono essere un exploit, bellissimo e meraviglioso. Ma che non devono essere la regola: uno, perché sarebbe disumano solo pensare di avvicinarsi di nuovo a certe cifre; due, e qui divento impopolare d’improvviso, perché il Napoli ha bisogno di Higuain che segna 20-25 gol e di altri tre giocatori che ne segnano tra i 10 e i 15. Dittatura vuol dire dipendenza, ma se Higuain non segna non può essere che non si può provare a vincere il campionato. Serve Higuain, certo. Ma serve anche altro, nel caso in cui a Higuain girasse male. O nel caso in cui girasse qualcosa a lui, come successo a Udine.
Resta qui, Gonzalo, e sconvolgi di nuovo gli Adani e i Compagnoni. È stato bellissimo, potrebbe essere ancora più bello anche con qualche tuo gol in meno. Con te, un te pure più maturo e cresciuto insieme al Napoli, alla fine potrebbe piegarsi qualsiasi cosa. La professionalità, i record. Gli albi d’oro. Poi vediamo Adani se va via o resta, anche dopo una rovesciata così. Vediamo se gli va o meno di commentare lo scudetto al Napoli.
Ah, una cosa per chiudere. Higuain ha segnato 36 gol. L’abbiamo capito. Il suo diretto inseguitore, l’incredibile campione Paulo Dybala, ne ha segnati 18. Venitemi a mettere anche gli assist vicino, su. La Juve ha vinto, e meritatamente. Su questo non ci piove. Ma per favore: non scomodiamo paragoni che, semplicemente, non esistono. 36 diviso 19 fa 1,89. Un numero è il doppio dell’altro, praticamente. Così, giusto per gradire.