ilNapolista

Hysaj: da simbolo dell’empolizzazione a rivelazione del Napoli

Hysaj: da simbolo dell’empolizzazione a rivelazione del Napoli

Elseid Hysaj era arrivato a Napoli come simbolo vivente del male assoluto. In lui, addetti ai lavori e tifosi vedevano la rappresentazione dell’empolizzazione del Napoli, del passo indietro. Sarri come allenatore, ok, poteva anche passare. Magari pure Valdifiori, regista che si era rivelato all’altezza della Serie A e perfino dell’esordio con la Nazionale di Conte. Ma un terzino classe 94′ albanese, con una sola stagione in Serie A, quello no. 

Le prime esibizioni di Hysaj, poi e se possibile, avevano addirittura peggiorato la situazione. Schierato a sinistra, con Maggio sull’altra fascia, aveva reso effettivamente poco e aumentato i dubbi sul suo conto. Poi arrivò Napoli-Bruges – che è una partita che prima o poi dovrà essere studiata per il suo effetto taumaturgico – e tutto cambiò. Hysaj, schierato nella sua posizione naturale, è diventato insostituibile e praticamente perfetto nella sua interpretazione del ruolo. Efficace, preciso, diligente. 

A suo modo, certo: nessuno svolazzo tecnico, né tantomeno la qualità e la quantità di spinta del dirimpettaio Ghoulam. Però, nello schema asimmetrico del Napoli, tutto sbilanciato a sinistra nella creazione del gioco offensivo, un calciatore così sulla fascia destra ci sta alla perfezione. Il giusto contraltare difensivo di Callejon che lo aiuta appena può. Hysaj è stato il calciatore di movimento più utilizzato dal Napoli dopo Hamsik, 3686 minuti su 45 partite in tutte le competizioni. A memoria d’uomo, così al volo, gli errori tecnici o di concetto si contano sulle dita di una mano. Ad esempio il rigore causato nel match casalingo contro il Sassuolo dopo pochi secondi, a causa di un fallo ingenuo dopo un rinvio ciccato. Niente male per un difensore. Niente male per il simbolo vivente dell’empolizzazione, o del male assoluto. Che più o meno sono la stessa cosa. O magari erano, speriamo.

I dati

Un totale di 6,4 interventi difensivi effettuati con successo ogni 90 minuti, quindi un evento ogni 14 minuti di gioco. Hysaj è indispensabile soprattutto da questo punto di vista, considerando che il Napoli ha avuto un possesso medio del 58% a partita e quindi ha tenuto il pallone, in ogni match, per circa 52 minuti. Non è facile mantenere alta la concentrazione se vieni chiamato in causa in pochi momenti e in poche situazioni, ma Hysaj ce l’ha fatta. 

A questo il terzino albanese è riuscito ad aggiungere una partecipazione non banale alla fase offensiva, con 26 azioni d’attacco create (24 key passes e 2 assist vincenti) e pure un buon 85% di pass accuracy. Poche le palle perse, esattamente come gli errori di controllo (1,2 a partita), mentre è molto positivo il dato dei duelli individuali vinti, il 54%. Importante anche contestualizzare, spezzare, dividere questo dato: il 51% dei tackle e il 61% degli scontri one-to-one sono stati conclusi con successo, mentre è negativo lo score per gli scontri aerei, con 43 duelli su 80 che hanno premiato gli avversari. Forse è questo l’unico difetto puramente difensivo dell’ex terzino dell’Empoli, oltre ovviamente a una tecnica individuale non proprio raffinatissima, e lo leggi anche nel dato non proprio eccellente dei soli due assist vincenti a fine campionato. Il confronto con il suo alter ego mancino Ghoulam che spinge più di lui ma possiede anche un sinistro più educato, però, sembra premiare comunque l’albanese. Perché l’algerino ne ha messi insieme tre, appena uno in più rispetto ad Hysaj. Che non sarà un fenomeno, ma è diventato un calciatore importante per questo Napoli e pure per il campionato italiano e gli attentissimi osservatori delle squadre più importanti d’Europa. Sempre molto interessati a difensori che fanno cose così. 

View post on imgur.com



Le prospettive

Paradossale, divertente, indicativo che si sia parlato di Bayern Monaco. Da Empoli alla Baviera, ci passa un’infinità o forse no. Forse, ci passa solo la fiducia di Sarri in un calciatore che ha pian piano dimostrato di essere all’altezza non solo del Napoli, che è già tanto, ma anche della lotta scudetto. Il Bayern (di Ancelotti, e non è un dettaglio) avrebbe voluto testarne le qualità anche a un livello superiore, magari quello di una Champions da giocare per vincerla, da protagonista. Invece, pare proprio (previo rinnovo e adeguamento contrattuale) che la meritata Champions di Hysaj sarà colorata d’azzurro. Per la felicità del mentore Sarri, per il comprensibile apprezzamento di quei tifosi che, nel corso di questa stagione, hanno imparato ad apprezzare pure la malvagia empolizzazione.

Al di là quindi di un mercato che tende e tenderà a mantenere Hysaj in organico, c’è ora da capire dove può arrivare e in cosa può migliorare il terzino albanese che sarà impegnato da qui a pochi giorni del Campionato Europeo francese. La prima cosa da sottolineare è che la strada di Hysaj è ancora lunga, lunghissima: è un classe 94′, e quindi è destinato a crescere ancora tanto. Dal punto di vista tecnico, soprattutto: serve sicuramente qualcosa in più nel puro rapporto col pallone, nei fondamentali. Da qui il secondo step, che però dipende strettamente anche dai principi di gioco della squadra: Hysaj ha la gamba e la possibilità di aumentare la spinta di presentarsi qualche volta di più in avanscoperta. Certo, come detto dipende anche dalla dimensione tattica di una squadra abituata a sviluppare gioco dalla parte opposta, in quella zona sinistra occupata dal calciatori più dotati tecnicamente come Ghoulam, Hamsik, Insigne. Però, guadagnare personalità e qualità nella proposta offensiva diventa fondamentale: per il Napoli, in modo da offrire un’alternativa tattica allo sviluppo della manovra sulla fascia mancina; per il futuro dello stesso Hysaj, che ha i mezzi e le possibilità per puntare davvero ai top club.

L’altra faccia della medaglia, che si può interpretare in negativo come in positivo, riguarda il suo eventuale sostituto. Necessario, perché Christian Maggio non è più in grado di essere un’alternativa ragionevole a un terzino così. Ma da individuare, magari anche attraverso una ricerca di complementarietà e non di sola subalternità: in questo caso, l’idea Vrsaljko completerebbe un poker di esterni difensivi potenzialmente perfetto. Un terzino destro prettamente difensivo (Hysaj, per l’appunto) e un suo sostituto più portato all’azione offensiva (il croato del Sassuolo), con una stessa coppia doppia a sinistra (il più guardingo Strinic e l’altra “freccia” Ghoulam). Noi andiamo controcorrente, e sottolineiamo (ancora, l’abbiamo già fatto) come l’eventuale integrazione di Vrsaljko sia un’idea altamente positiva, che rientra nell’ampio concetto di turnover e di alternativa piuttosto che in quello di riserva e undici tipo. Il modo per crescere ancora è quello di investire, anche grosse somme, in quei calciatori destinati a non giocare tutte le 37 partite giocate quest’anno da Hysaj. Anche se questi calciatori arrivano dal Sassuolo o dall’Empoli. Con Hysaj, forse, abbiamo imparato la lezione. Al massimo ce la facciamo spiegare dal Bayern.

Biografie già pubblicate

– Koulibaly, da pacco a mostro
– David Lopez, il calciatore elementare stimato più dagli allenatori che dai tifosi 
– La stagione a due facce del miglior Insigne di sempre
– L’evoluzione di Ghoulam, oggi terzino non più solo d’assalto 

– L’equivoco tattico di Valdifiori, il protagonista annunciato divenuto comparsa
– Mertens, il dodicesimo uomo decisivo quando subentra. E che sarebbe titolare ovunque
– 
Sul mistero di Strinic, il terzino che all’improvviso scompare dai radar (e sul turnover di Sarri)
– Hamsik è stato rigenerato da Sarri ma non ha spostato le sue colonne d’Ercole
– Chiriches, come convincere giocando poco ed essere un esempio per il Napoli che verrà
– Callejon è sempre uguale ma insostituibile: il Napoli gira e girerà intorno a lui

ilnapolista © riproduzione riservata