Il concetto non è nuovo. Arrigo lo ha espresso già altre volte, non ultima pochi giorni fa a Mediaset: «Se vuole crescere, Insigne deve andare via da Napoli: la città gli crea problemi». Lo ha ripetuto in un’intervista al Mattino. Intervista in cui ha ribadito gli elogi a Sarri, ha anche sottolineato che al massimo uno-due giocatori del Napoli sarebbero titolari nella Juventus e che il Napoli ha fatto tantissimo quest’anno e ha sbagliato soltanto nelle due partite contro Juve e Roma in cui ha rinunciato a giocare. Non male considerando che l’uomo di Fusignano è colui il quale giustamente disse che Napoli ha vinto pochissimo perché non ha la mentalidad ganadora, frase che noi abbiamo scolpita di fianco alla testata “il Napolista”. Mentalidad che emersa tutta – anche nell’allenatore e nella società – quando siamo stati fianco a fianco con la Juventus nella lotta scudetto.
Ma qui parliamo d’altro. Di Lorenzo Insigne. A Mediset, Sacchi era stato più esplicito: la città gli crea problemi. E in parte è vero. Il rapporto tra un napoletano e Napoli è sempre conflittuale. Roberto Saviano ha detto parole che andrebbero messe in calce. Ma non vogliamo arrenderci. Chi frequenta il San Paolo, sa bene che il pubblico è impietoso con Insigne, non gli perdona nulla. Lo ha fischiato spesso e volentieri, e non lo quasi mai fatto con giocatori stranieri. Ha sì fischiato Hamsik ma Hamsik è praticamente considerato un napoletano. Al di là del pubblico, Insigne è un talento del calcio italiano – come da tempo evidenzia Sacchi – e pensare che Napoli non sappia far crescere e sbocciare definitivamente un talento equivale a dire che qui non si potrà mai vincere nulla, che Napoli debba essere solo considerata una piazza di transito per lidi davvero importanti.
E poi, ci perdoni Sacchi, non c’è la controprova. Il gemello di Insigne, Ciro Immobile, ha provato il grande salto e si è bruciato. A Dortmund non ha lasciato il segno, così come a Siviglia. E alla fine è tornato in quella Torino in cui era esploso. Ovviamente Sacchi non ha torto ma arrendersi stavolta equivarrebbe a certificare un Napoli eternamente in seconda fascia. Un club che oltre un certo tetto non può andare e non per un problema di ingaggi e di bilancio.
Insigne è un ottimo giocatore. Ha giocate da fuoriclasse. Ha già realizzato due gol in Champions (uno memorabile). Ha giocato, sia pure poco, un Mondiale. Non sappiamo se farà l’Europeo. Quest’anno ha è andato in doppia cifra in campionato, ha segnato dodici gol (record personale in serie A) e si è assunto anche la responsabilità di calciare i rigori. Non ha ancora compiuto 25 anni, è in un calciatore in crescita. Ha tutto per diventare o avvicinarsi a un Ribery. Pensarlo che per riuscirci debba obbligatoriamente andare via da Napoli è dura. Magari è anche giusto. Ma stavolta non ce la sentiamo di inserire la frase dell’Arrigo di fianco alla testata.