Nella prima delle tre finali per il secondo posto (e stavolta la retorica delle finali non è più, per l’appunto, solo una retorica), il Napoli ritrova sé stesso. Ed offre una prestazione molto vicina, per intensità e qualità, a quelle confezionate nella prima parte di stagione. Ovviamente, ci sono da fare dei distinguo: la condizione fisica è oramai quella che è, e nel primo tempo il gol del vantaggio ha avuto un effetto soporifero; bravo Sarri, nell’intervallo, a ricaricare le batterie anche mentali della squadra e a riuscire a ripresentare una versione pericolosa del suo Napoli. Lo dicono i numeri divisi per tempo: dei 18 tiri scoccati verso la porta di Sportiello, appena 7 sono arrivati nei primi 45 minuti; delle 15 occasioni create attraverso azione manovrata, 10 sono state costruite nella ripresa.
Un Napoli a due facce, quindi, in avanti. Che nella seconda frazione di gioco ha ritrovato misure e brillantezza delle sue migliori esibizioni. E, soprattutto, ha indovinato la sostituzione decisiva: Mertens, pure nel contesto di una prestazione non brillante in fase conclusiva, ha letteralmente ribaltato la partita. 3 occasioni da gol (alias 3 tiri fuori), 4 dribbling riusciti e soprattutto la capacità di attirare su di sé tutta la difesa orobica. Il secondo, bellissimo gol di Higuain nasce da un classico ribaltamento di fronte. Di quelli che, per intenderci, fanno soffrire il Napoli. Merito proprio del belga, che su una rimessa laterale di Ghoulam “chiama” il pallone e il pressing della difesa di Reja per poi aprire nella zona di Higuain e Callejon, che per la prima volta riescono a giocare in due contro due. Tre tocchi, e palla in gol. Chi scrive non crede di essere blasfemo se mette questo gol tra i primi tre, per bellezza assoluta, nella stagione del Napoli.
Tutto di prima, e tutto finalizzato al perfetto movimento di Higuain, che anticipa il difensore dell’Atalanta e poi indovina il corridoio centrale. Esecuzione perfetta, ma anche preparazione veloce ed efficace. Se Mertens fosse un calciatore fondamentalmente meno egoista e meno innamorato della giocata bella che però rischia di diventare fine a sé stessa, non potrebbe temere confronti con alcun fantasista europeo. Non di certo con il Lorenzo Insigne visto ieri sera. Il cambio Mertens-Insigne è stato giustissimo anche alla luce della prova sbiadita del 24 azzurro che ha forse voluto strafare nel suo ritorno da titolare dopo la panchina iniziale dell’Olimpico. Soprattutto nel primo tempo, la prestazione dell’ex Pescara è stata molto vicino all’irritante: 3 tiri verso la porta e nessun passaggio chiave, più un misero 81% di pass accuracy. E poi, un tentativo in rovesciata bello quanto tatticamente sbagliato: Insigne aveva tutto il tempo per controllare il pallone e cercare una giocata più funzionale alla situazione di pericolo. Anche lui, come tutto il Napoli, è entrato meglio nel secondo tempo: due passaggi chiave, un altro tiro fuori ma anche la sensazione di aver compreso gli errori di un brutto primo tempo. Troppo tardi, però, per poter evitare il cambio. Meglio così, alla fine, per com’è andata. Sotto, la rappresentazione grafica di tutte le conclusioni di Insigne.
Il movimento di Higuain sul secondo gol è stato, come già detto in precedenza, eccezionale. Di concerto, ovviamente, con tutta un’azione di altissimo livello. Il solito Higuain, verrebbe da dire. E non sarebbe una forzatura retorica: il Pipita ha giocato la sua tipica partita, fatta di movimenti a fisarmonica per spostare la difesa avversaria e allungare la fascia di campo coperta dai due centrali, i non proprio prontissimi Toloi e Djimsiti. Bella e significativa la heatmap dell’argentino (sotto) che si muove tantissimo nella zona della trequarti atalantina e che attacca l’area sempre dalla zona centrale, quando riesce ad eludere la guardia dei suoi controllori diretti. Tre tiri e due gol, come nei sogni di ogni centravanti e allenatore. Ed è comunque un caso per l’argentino, che è il calciatore della Serie A che ha concluso più volte verso la porta avversaria (74 tiri; Dybala è secondo a 43).
Splendida anche la lettura di Hamsik sul primo gol (nono assist stagionale), con una palla che ricade dietro la mini-linea difensiva dell’Atalanta in un momento in cui la fase offensiva è riuscita a portare tre uomini in area. In queste situazioni il Napoli è letale, riesce a creare una vera e propria superiorità numerica: Insigne sul lato forte tiene fermi i difensori di destra e centrodestra, mentre sul lato debole sono in due contro due. Djimsiti non legge l’inserimento alle spalle, Dramè marca in maniera troppo blanda Callejon e la palla potrebbe essere spinta in rete anche dallo spagnolo in seconda battuta. Anzi, è bellissimo vedere la sua inutile scivolata per coprire l’eventuale buco del Pipita. Ma Higuain è Higuain, e non sbaglia.
Poco da dire della difesa del Napoli. Due sole occasioni da gol concesse, quella in occasione del gol(lonzo) assegnato dalla Lega a Freuler e quella (?) sul colpo di testa di Borriello. E appena altri due tiri fuori in tutta la partita. Analizzare il gol subito sarebbe fuorviante, perché arriva in un momento in cui la partita è chiusa non solo virtualmente, e ancora a causa di un episodio sfortunato (la deviazione di Albiol). Forse, ci sarebbe da obiettare solo sul mancato filtro del centrocampo, che costringe Koulibaly ad uscire su Freuler e poi a recuperare, con Ghoulam che non riesce a chiudere in tempo su Conti e Albiol che si trova nel posto sbagliato nel momento e nella postura sbagliata. Ma è solo un episodio, davvero, in una partita giocata non tanto “male”, ma davvero poco dall’Atalanta di Reja. Merito del Napoli, certo, ma anche atteggiamento troppo rinunciatario del tecnico goriziano che ha iniziato con un 4-2-3-1 facilmente leggibile (palla lunga a cercare la sponda di Borriello e il dialogo con i trequartisti) e poi è passato ad un 4-3-3 che ha finito per penalizzare ancora di più la sua Atalanta, costretta a duelli individuali a centrocampo da cui i calciatori nerazzurri non potevano uscire vincitori.
Da sottolineare, in questo senso, la buona prestazione difensiva di Allan tornato ai suoi livelli (10 palle recuperate, record tra i 22 in campo) in fase di contenimento ma ancora impreciso (solo il 73% di passaggi riusciti e 8 palle perse, anche questo è un primato) quando si tratta di impostare l’azione. Più precisi Jorginho (107 palloni giocati per un incredibile 97% di accuratezza) e Hamsik, che si riprende dalla giornata negativa di Roma con un inizio al top, poi torna a nascondersi e infine recupera mordente e “presenza” nel buon secondo tempo della squadra di Sarri. Lo slovacco stavolta si muove poco dalla sua zona, anche perché la scarsa produzione offensiva dell’Atalanta non ne richiede il sacrificio in fase di non possesso. Sotto, nel campetto posizionale, i suoi movimenti in campo espressi in percentuali.
Nelle conclusioni, invece, una certezza su di lui e su Allan. Con loro in palla e dentro la partita, il Napoli diventa una squadra in grado di vincere facile ogni match di questo campionato. E di fare gol in ogni momento. Nel loro rendimento, e nella necessità di trovare ricambi di alta qualità per entrambi, la crescita di questo Napoli. Perché se poi davanti hai Higuain, allora la cosa diventa certamente più facile.