L’analisi tattica di Torino-Napoli è iniziata già nell’immediato postpartita di ieri sera. Stuzzicato da Sky, anzi da Massimo Mauro, sulla partita di Insigne, Sarri ha spiegato il perché di una partita meno “appariscente”, al di là dei giudizi soggettivi di rendimento, del ragazzo di Frattamaggiore: «Loro soffrivano il movimento a inserirsi di Marek da dietro, ecco perché ho chiesto a Insigne di lavorare più nell’ombra e favorire questo tipo di movimento».
È una chiave importante, che in qualche modo spalanca l’analisi della partita e permette pure di individuare le famose “alternative” che lo stesso Sarri ha definito mancanti nel momento in cui c’è da sorprendere l’avversario. E poi, lo vedi negli highlights, è una chiave che ha portato al secondo gol di Callejon. Un’azione perfetta creata sulla sinistra, e tutta tesa a sfruttare la superiorità numerica che un 4-3-3 alto e aggressivo come quello del Napoli, in alcune zone del campo, deve per forza avere sul 3-5-2 predisposto da Ventura.
Zappacosta, quinto di centrocampo del Toro, viene tenuto impegnato e basso da Ghoulam, che dopo un dai e vai con Insigne si apre larghissimo sull’out e costringe la difesa granata a riempire la zona più vicina al pallone. Hamsik, intanto, ha assunto la posizione di Insigne bravo a retrocedere (come detto da Sarri sopra) ed attirare fuori zona il centrale di destra deputato all’uno contro uno (Bovo) e ad attirare anche l’attenzione di Acquah che non può pressare Jorginho e gli lascia tempo e spazio per l’impostazione. La palla sarebbe per Insigne, solo che Hamsik è meglio appostato (merito dei movimenti di cui sopra) e lo stesso Insigne è bravissimo nella finta e nella lettura. Non come Bovo, che fa fatica a rientrare proprio come Zappacosta. A quel punto, Hamsik può puntare il fondo e mettere una palla facilissima al centro per uno come Callejon che viene completamente dimenticato da Bruno Peres e può insaccare facile dopo un inserimento per il lato debole.
Nel secondo gol del Napoli, c’è quanto detto da Sarri sopra. C’è un’alternativa che nasce da un atteggiamento collettivista che Insigne dovrebbe avere sempre e che invece talvolta gli difetta. E non tanto per mancanza di concentrazione o di capacità tecniche e tattiche, quanto per voglia di strafare e di dimostrare di poter essere sempre decisivo, ma in solitaria. Del resto, anche la stessa heatmap (sotto) del ragazzo di Frattamaggiore dimostra quanto la sua partita sia stata influenzata dalle consegne tattiche affidategli da Sarri che in alcuni frangenti della partita ha anche imposto lo scambio di posizioni con Callejon. Un errore, forse, anche alla luce del gol del Torino: Bruno Peres, bravissimo a spingere (ma anche, come detto sopra, non proprio un fenomeno nella fase difensiva), indovina un inserimento su una bellissima palla di Vives. Insigne ha, nella difficoltà di lettura di un movimento così lungo, una grossa attenuante. Certo è che avrebbe potuto difendere meglio, così come avrebbe potuto far di più in alcune occasioni offensive (3 tiri verso la porta a fronte di 0 occasioni create). Il cambio con un Mertens comunque impalpabile era necessario, ma la partita di Insigne è stata meno negativa di quanto la si è dipinta, soprattutto viste le scelte (alternative) di Sarri nella gestione della fase offensiva. Per questo, forse, la bocciatura senza appello di Gianni Mura è un attimino esagerata.
Il Napoli ha giocato una partita a due facce, e non tanto per particolari e propri meriti o demeriti. A fare la differenza tra un primo tempo di dominio puro e un secondo tempo di controllo senza grosse occasioni create o concesse (dopo daremo tutti i numeri) è stato l’atteggiamento dei granata. Spenti, assenti e “spettatori” (cit. Giampiero Ventura) nella prima frazione di gioco, più propositivi nella seconda. Lo leggi nelle cifre di cui vi siamo debitori: il Napoli ha tirato verso la porta per 15 volte, di cui appena 3 nella ripresa; ha creato 13 azioni da gol nate da key-passes in novanta minuti, ma solo 3 nei secondi 45. Di contro, il Torino è cresciuto tantissimo nell’analisi delle due metà i gara: da un 76% a un 85% di pass accuracy, un baricentro molto più alto nei momenti di possesso palla avversari (sotto, la rappresentazione grafica riferita al posizionamento medio di primo e secondo tempo) e pure un approccio alla partita diverso soprattutto dei due uomini decisivi nello schema di Ventura, gli esterni Bruno Peres e Zappacosta. Nel primo tempo, terzini a tutti gli effetti in una difesa a cinque; nella ripresa, centrocampisti aggiunti con licenza di offendere attraverso inserimenti e palloni scodellati al centro. Anche in questo caso, i numeri dicono tantissimo: nella penuria di occasioni da gol costruite dal Toro e quindi concesse dal Napoli (4, in tutto), 3 sono arrivate nella ripresa; del 13 cross provati dai granata in tutti i 90 minuti, 11 sono stati effettuati nella ripresa. Di questi 11, solo uno completato con successo. Gli altri sono stati in qualche modo respinti o resi inoffensivi. Un’altra medaglia, ma non sono mai troppe, da appuntare sul petto di Sarri e i suoi difensori per la (quasi) perfetta gestione stagionale della fase di non possesso.
Dopo il gol del Toro, frutto dell’unica disattenzione compiuta dagli azzurri nell’arco dell’intera partita, il Napoli è riuscito a non concedere più nessuna occasione da gol. I 4 tiri granata della ripresa (3 respinti, uno finito in rete) sono arrivati tutti prima del balordo colpo di stinco di Bruno Peres. Quindi, più che una sofferenza reale e verificata in campo, il Napoli ha patito il fresco ricordo di partite giocate allo stesso livello o quasi e poi buttate via nel finale a causa di momenti di assoluta deconcentrazione. Una “sindrome” che ieri non ha colpito l’assoluto migliore in campo della serata, quell’Allan con la spia della riserva palesemente accesa ma comunque in grado di macinare il secondo record della partita per chilometri percorsi (10,8, Jorginho primo con 11,6) e il primato di palloni recuperati sui 28 uomini in campo (4). Molte anche le palle perse (7, anche questo è un record), ma è un pedaggio alla poca lucidità che bisogna pagare se si vuole (e si deve) avere un centrocampista tanto importante nella fase di copertura e rilancio. Anche se, alla fine, anche l’accuratezza dei passaggi non è proprio negativa: 85% sui novanta minuti, con 2 passaggi chiave all’attivo. Niente male, davvero. Sotto, il campetto con tutti i passaggi riusciti dell’ex mediano dell’Udinese. In giallo, i passaggi chiave.
Chiudiamo con l’ultima ode di giornata che non può che andare a Marek Hamsik. Una partita eccellente nel primo tempo, con addirittura 4 palle gol create (più una nella ripresa) e i due assist per le reti di Higuain e Callejon. In più, un’ottima percentuale di passaggi riusciti (89%) e una perfetta interpretazione di quanto chiesto da Sarri, che per scardinare il Toro contava molto sui suoi inserimenti alle spalle della difesa, in zona-Insigne quanto partendo dal centro. La heatmap dello slovacco, sotto, ci conferma tutto questo. Il risultato, infine, ci dice tutto quanto il resto sulla bontà della scelta del tecnico toscano.