
Oggi, come allora, si parla ancora di Napoli e Tolisso. Il patron del Lione dà i numeri, anze le cifre dell’offerta: «Ho rifiutato 26 milioni da parte del Napoli per Corentin». Se diamo queste frasi (dette alla televisione francese) per vere, siamo davvero di fronte a una rivelazione clamorosa. Che, in qualche modo, spiega (soprattutto ai critici di De Laurentiis e di questo mercato azzurro) quanta voglia abbia il Napoli di rinforzare la squadra. Offrire 26 milioni (anche troppi, per noi) per acquistare un calciatore ancora tutto da verificare come Tolisso sono un chiaro, chiarissimo segnale. C’è la volontà di fare acquisti, anche a costo di importanti sacrifici economici. Anche attraverso operazioni estemporanee, forse non troppo calcolate. Anche passando per investimenti francamente esagerati. Solo che, però, dall’altra parte, ci si scontra con dei rifiuti. A volte sono i calciatori (Lapadula, Klaassen e Vrsaljko, almeno secondo la stampa); a volte, in questo caso, dei club da cui acquistare il calciatore.
.@JM_Aulas sur @infosportplus : “non aux 26 millions pour #Tolisso à Naples. Lacazette n’ira pas au #PSG“. pic.twitter.com/41oFkjiYYc
— INFOSPORT+ (@infosportplus) 25 giugno 2016
Le critiche lette verso l’immobilismo (?) del mercato del Napoli avrebbero forse senso se riferite alle difficoltà di far accettare il trasferimento in azzurro ai calciatori. Anche noi del Napolista abbiamo scritto (per esempio qui) che tutte queste situazioni descritte dalla stampa, qualora vere, debbano rappresentare un campanello d’allarme per il club partenopeo. Quando poi però c’è da analizzare una situazione del genere, in cui esiste un’offerta altissima (come detto anche ieri da De Laurentiis) che viene rifiutata dal club, il dagli alla società è senza senso.
Anzi, forse sarebbe andata nel modo esattamente opposto in caso di operazione chiusa con successo. Più o meno: “Il Napoli acquista Tolisso, 26 milioni al Lione”. La reazione: “Abbiamo speso troppo, chicazzè questo? Come al solito, non sappiamo fare mercato”. Noi, paradossalmente, ci saremmo trovati d’accordo con il “troppo”. Sul non saper fare mercato, forse, sono i critici ad aver qualcosa da rivedere. Poi ci sono i no, i rifiuti, e quelli fanno parte del gioco. Possono dirlo presidenti, dirigenti e calciatori. E non è sempre e solo colpa di chi fa l’offerta.