Caro Leo,
da oggi, noi che amiamo Diego dall’eternità, rivolgeremo il nostro sguardo a te con un pizzico di affetto in più. Continueremo a guardarti come uno dei più grandi di un secolo, il ventunesimo, che facciamo fatica a interpretare. Lo faremo con la tranquillità di chi ha la coscienza a posto, di chi (neanche fosse una lotta di liberazione e di resistenza) ha saputo sempre da che parte stare, di chi non ha avuto tentennamenti di fronte ai tuoi numeri da spavento, alla tua bacheca zeppa di trofei.
E ti vorremo più bene di quanto non te ne abbiamo voluto fino ad oggi. E sai perché? Perché il nostro D10S non potrà più essere nominato invano. Sarai una appendice della sua biografia. Sarai quello che ha provato a superarlo, ma che non lo ha neanche raggiunto. Noi lo sapevamo che era così, che non avevi la forza per caricarti sulle tue spalle qualcosa che andasse al di là del rettangolo di gioco e ti abbiamo sempre osservato con un pizzico di sufficienza, pur dandoti fiducia.
Caro Leo, non fartene una colpa. Sei figlio dei tuoi tempi, della globalizzazione che deterritorializza, della fine della storia, dell’eterno presente. In patria non hai mai giocato. La polvere e il sudore di un potrero non li hai mai respirati. Dell’argentinità vilipesa e da riscattare non sai nulla. Del sangue delle Malvinas non hai sentito l’odore. Delle urla dei massacrati dalla dittatura non hai conosciuto l’eco.
La vergogna di essere sudaca non hai provato mai a riscattarla.
Non avresti mai potuto dire con orgoglio: “Yo soy un cabecita negra“. Non hai parlato davanti a migliaia di persone come un leader politico. Non hai detto che c’erano uomini in giro per il mondo con le mani sporche di sangue. Sei un’altra cosa caro Leo. Hai detto: “Respect” e “No to racism” negli appelli dell’Uefa. E di questi tempi, è forse il massimo che si possa fare.
Ma non è giusto fare questi paragoni. Non possiamo chiederti di essere quello che non sei. Ma una richiesta vogliamo fartela. Non lasciare la maglia bianca e celeste della tua nazionale. Hai 29 anni e puoi ancora vincere un Mondiale. Sei caduto Leo, ma noi maradoniani siamo pronti a darti una mano per rialzarti. Abbiamo il cuore leggero adesso. Possiamo, parafrasando Calvino, planare su di te senza macigni sul cuore.
Corri Leo, prendi quel pallone e buttalo in fondo al sacco una volta di più dei tuoi avversari. Russia 2018 ti aspetta!
Con affetto.
Tratto da http://andreameccia.blogspot.it/2016/06/caro-leo-que-no-te-vayas.html
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