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Chalobah ha fatto innamorare Napoli con poco: i giovani, Grassi docet, devono giocare di più

Durante la stagione appena terminata, abbiamo scritto e pubblicato molti pezzi su tutti i calciatori azzurri. Focus tecnici, tattici, riferiti al rendimento momentaneo o a un qualche fatto avvenuto in campo e fuori che in qualche modo ci aveva attivato il neurone dell’idea. Uno di quelli più letti apprezzati ma al tempo stesso controversi è stato questo, scritto il giorno della festa della donna su Nathaniel Chalobah. Un pezzo evidentemente ipotetico, perché sapevamo che il calciatore si era aggregato al Napoli in prestito secco e quindi non c’era una possibilità reale di poterlo riscattare, se non acquistandolo a titolo definitivo (e quindi a prezzo pieno) dalla casa madre.

Quell’articolo meriterebbe un’approfondita analisi sociologica. Perché non era assolutamente legato, se non in minima parte, a giudizi tecnici verificabili. Sì, scrivemmo di «dinamismo, intraprendenza, una buona proprietà nel controllo palla. Ma, soprattutto, personalità». Queste frasi erano più una suggestione inerente all’articolo che una disamina seria. Non c’erano, e non ci più sono state, occasioni reali per poter davvero giudicare il ragazzo del Chelsea. Eppure, in calce a quell’articolo (così come a quello dell’addio a Napoli) in molti hanno commentato in maniera positiva. In molti non solo chiedevano la conferma di Chalobah, ma addirittura scrivevano di averne apprezzato la tecnica, la qualità in campo insieme alla dimensione umana indubbiamente “simpatica” e bonaria, soprattutto dopo averlo visto festeggiare con la squadra anche in una situazione difficile come quella capitatagli (la perdita della madre).

Insomma, c’era e c’è fiducia in un ragazzo che ha giocato appena 231 minuti in stagione. Un 21enne, certo, tutto da svezzare e veder crescere. Ma assolutamente non verificato né verificabile in base a quello che abbiamo visto quest’anno. Una stagione di sensazioni, la sua, più che un qualcosa di tangibile. I tifosi napoletani non hanno voluto però smentire il luogo comune sul luogo dalla calda accoglienza, sul pubblico affezinato e in qualche modo guidato anche da simpatie a pelle. Un luogo comune che a volte ci prende e fa le scelte giuste. Con Chalobah non possiamo dirlo, anche se stava simpatico anche a noi. Quindi, è bello immaginare che anche questa volta il pubblico napoletano ci avesse visto bene, adottando Nathaniel Chalobah.

I dati

Chalobah ha giocato 31 minuti in Serie A, sempre da subentrante. E solo nel match d’esordio, Napoli-Torino, il risultato era ancora in bilico. Poi, 5 minuti a Varsavia in Europa League e due gare da titolare contro Club Bruges e Legia. Che stats possono esserci su un minutaggio così povero? In effetti non c’è granché, ma quel poco che si trova è comunque positivo: due key passes in campionato, un altro in Europa League con l’aggiunta di un assist e un gol; un buon 88,5% medio di pass accuracy  e soprattutto un eccellente percentuale di duelli vinti, roba da 75% in campionato e 67% in Europa League (riferimento agli uno contro uno). 

Insomma, qualcosa di buono effettivamente c’è. Solo che non ci sono elementi a sufficienza per poterlo affermare con una certezza che in qualche modo abbracci anche il lungo periodo, al di là di sporadici ingressi a partita in corso. Non è un caso, non pul esserlo, che Nathaniel Chalobah vada in giro, in prestito, oramai da quattro stagioni intere. Non è un caso neppure che il Chelsea non l’abbia ancora ceduto, bisogna dire anche questo per amor di verità. Ma parliamo di due facce di una stessa medaglia. Ovvero, di un calciatore (ancora) non in grado di imporsi in un club di alto livello in modo da diventare titolare.

Ed è un peccato, perché anche la nostra prima occhiata, che deve essere necessariamente più clinica e critica di quella dei tifosi, ci aveva suggerito cose belle su Chalobah. Il gol in Europa League, ad esempio, è roba importante. Da centrocampista completo. Non può bastare per sedurre un club e spingerlo ad acquistare Chalobah e dargli una maglia da titolare, ma potrebbe (poteva) essere un buon punto di partenza.

Le prospettive

Nessun trattato, nessuna lunga analisi. Almeno, non sul calciatore. Chalobah è tornato al Chelsea per fine prestito (secco) e molto difficilmente riabbraccerà il Napoli. Anzi, non succederà di sicuro. Con buona pace di tutti i tifosi che magari avrebbero sorriso soddisfatti a questa eventualità; e con buona pace anche nostra, che in qualche modo ci siamo “persi” lo sviluppo di un calciatore che poteva essere interessante.

Interrogarsi su quanto Chalobah potesse in qualche modo “servire” al Napoli dell’anno prossimo è un esercizio anche utile, ma in funzione del calciatore-profilo e non di Chalobah in persona o inteso come tipologia di acquisto. Un 21enne da valorizzare conto terzi è un investimento (scarso, questo è da dire) che ha senso solo nel momento in cui, a fine mercato estivo 2015, non riesci per tua sfortuna o demerito (che poi è come dire la stessa cosa) a completare numericamente la rosa. Ripetere un’altra operazione-Chalobah, soprattutto ora che il Napoli si affaccia alla Champions, e quindi soldini, tempo e appeal in buona quantità, è francamente inutile.

Sul profilo, invece, c’è da discutere. E in positivo, perché un calciatore giovane ma dalle qualità comunque riconosciute, se non proprio visibili già a una primissima analisi, deve rappresentare comunque un obiettivo per il Napoli. Che sia internazionale come Chalobah o italiano come Grassi. È la gestione che deve essere diversa, e in questo Sarri può e deve migliorare: le poche presenze a Chalobah, pur in un continuo affermare e riaffermare la stima umana e tecnica verso il ragazzo, hanno tarpato le ali alla valorizzazione di un prospetto comunque altrui. Quindi, no problema. Le zero, quindi ancor di meno, possibilità concesse a Grassi non sono un’eventualità contemplabile da qui in avanti. Soprattutto per un club come il Napoli, che fa del player trading una risorsa importante in chiave economica. Se Giuntoli e De Laurentiis, a parte i vari Herrera dell’ultim’ora, dovessero potenziare il centrocampo e non solo con degli acquisti giovani e di prospettiva, c’è la necessità che questi entrino in campo. Per il loro bene, e per quello della società.

Se per e con Chalobah è bastato questo per innamorarci e chiedere che rimanesse, figuriamoci se l’avessimo visto di più. Ed è la stessa cosa che deve succedere anche per Grassi e profili simili. Del resto, anche Pogba era un perfetto sconosciuto, con un pedigree nobilitato dal solo passaggio nelle giovanili del Manchester United. Che è tanta roba, certo, ma intanto sei finito a zero alla Juventus. Pensiamoci, noi e Sarri. Insieme. Mentre aspettiamo un altro post su Facebook in cui Chalobah ci saluta. Ci farà davvero molto piacere.

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