“I puffi non abitano a Gomorra. Per questo l’unico azzurro di Lorenzo Insigne è il cielo che bagna Napoli. E così, in tempi di «fiction» di successo, di male apparentemente irredimibile, l’attaccante diviene all’improvviso il contraltare immaginario della famiglia Savastano, la storia da raccontare perché può prevedere il lieto fine. Ce ne sarebbe davvero bisogno stavolta, e proprio per questo il tifo azzurro – soverchiato dall’inizio alla fine dalla marea verde irlandese – si risveglia in un solo momento, quando l’attaccante del Napoli entra, dribbla un paio di giocatori e colpisce un palo che sa di ringhio al potere. «Insigne, Insigne», canta la gente per qualche secondo. Quasi un appello che dice a Conte: l’Italia ha bisogno non solo di soldati, ma anche di qualità”.
Questo incipit della Gazzetta dello Sport sta facendo discutere a Napoli, sui social (dove oggi si discute veramente). È un articolo dalla parte di Insigne, al termine di una partita in cui improvvisamente tra ventidue calciatori poveri tecnicamente (facciamo venti e salviamo Immobile e Bernardeschi) è sceso Lorenzo Insigne che sembrava un angelo calato dal pianeta calcio. Capiamo il fastidio per alcune frasi, però dobbiamo rassegnarci. Una delle espressioni più felici su Napoli porta la firma di Marco Ciriello: «È il capro espiatorio del mondo». È come l’avviso di garanzia che avanza e la Procura lo affibbia a Citaristi (battuta di Beppe Grillo ai tempi di Tangentopoli). Napoli è così, non viene mai trattata ordinariamente. Da nessuno, però. Nemmeno da noi. Tanti napoletani ostentano e rivendicano una diversità e poi ce la attribuiscono. Tante persone sembrano sapere tutto di Napoli, Napoli dev’essere sempre diversa da tutto. È inutile provare a contrastare questa tendenza che è ormai certezza granitica. Risparmiamo energie. Rassegniamoci: è il luogo comune il metro per descrivere Napoli, anche quando si deve scrivere di una ottima prestazione di un calciatore nato da queste parti.
L’invito è a non arrabbiarsi, anzi a sorridere e soprattutto e a evitare il dibattito. La Gazzetta era in buona fede ma approcciarsi a Napoli in modo ordinario sembra che non sia possibile e quindi ci si adegua. Non spariamo sulla Gazzetta.