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Eppur la Nazionale di Conte si muove. E Insigne non sembra adatto al suo gioco

Eppur la Nazionale di Conte si muove. E Insigne non sembra adatto al suo gioco
Zaza qui con Immobile con la maglia della Nazionale

Un po’ meglio, ed è già qualcosa date le premesse. L’Italia di Conte esce dalle amichevoli pre-Europeo con la certezza di poter essere la squadra che il ct vuole, e questo è un primo vantaggio. Una sensazione positiva. Il resto, però, non sembra altrettanto promettente. Anche perché la Scozia e la Finlandia stanno al Chievo di Corini o all’Udinese di Stramaccioni quando affrontavano il Napoli: undici uomini nella metà campo, tutti sotto la linea della palla. E zero possibilità, non solo idee, per ripartire e giocare veramente a calcio.

Quindi, come dire: l’attendibilità dei due risultati positivi è fortemente limitata. Anche perché, poi, parliamo di tre reti in tutto. Di cui una su calcio di rigore. Forse è quello che vuole Conte che ieri ha addirittura azzardato una formazione fortemente offensiva: sempre 3-5-2, ma con El Shaarawy e Candreva quinti di centrocampo a tutta fascia. Quindi, una sorta di 3-3-4 a trazione decisamente anteriore, una roba molto difficile anche solo da immaginare per il debutto col Belgio.

Il resto da raccontare del match di ieri sera è la solidità difensiva: l’Italia ha giocato contro una squadra che non aveva alcuna intenzione di scoprirsi, per nessuna ragione al mondo. C’è differenza, però, tra il non subire occasioni e il limitare la Finlandia a un solo pallone giocato nell’area avversaria. Sotto, direttamente dal profilo Opta Paolo, il campetto posizionale dei palloni giocati dagli scandinavi.

L’altro dato importante riguarda il solo tiro concesso, tra l’altro fuori dallo specchio. Sulla solidità della nostra Nazionale c’è quindi poco da dire, anche se la consistenza dell’avversario è tutt’altra cosa rispetto a quello che ci aspetta già tra sei giorni, contro il Belgio. Più problematica, invece, la risoluzione del rebus offensivo: non ingannino i 21 tiri (7 in porta) e il 56% di possesso palla, praticamente il minimo sindacale contro una Finlandia e questa Finlandia. Conte ha provato a bilanciare la scarsa qualità assoluta dei suoi attaccanti attraverso i continui tentativi di scambio tra Zaza e Immobile, attaccanti di movimento e sicuramente uomini più in forma rispetto ai Pellè ed Eder (soprattutto Eder) visti contro la Scozia. Una possibile coppia per l’esordio di Lione, anzi quella più probabile al momento. Per intesa, capacità di corsa e vivacità.

 

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Un’azione classica, un movimento che ricorda molto la Juventus del tecnico salentino e che potrebbe essere una chiave di volta di questa Nazionale: palla verticale, movimento a incrocio su linee parallele delle due punte (un modo più tecnico per dire “uno viene, l’altro va”) e pallone giocato nello spazio alle spalle dei centrali. Da notare, in questa azione, anche l’inedita trazione offensiva di questa nazionale, ovvero la definizione in campo del 3-3-4 di cui abbiamo accennato in precedenza: i due attaccanti che scivolano entrambi sul lato forte di gioco (a sinistra), l’appoggio molto alto e molto ampio dei due esterni (El Shaarawy e Candreva, larghissimi nell’inquadratura). Inoltre, in questa immagine, è ben visibile la doppia sovrapposizione degli interni: Giaccherini da sinistra, Parolo da destra. Una forzatura offensiva che si origina dal contesto, quindi dal momento della partita e dall’avversario. Una roba che difficilmente vedremo col Belgio, ma che in un certo modo “giustifica” in parte le scelte di Conte sulla lista dei convocati. Perché Sturaro, e non Jorginho, garantisce questo tipo di movimenti. E pure una certa garra in più, il parametro che forse l’ha favorito più di Jack Bonaventura nella corsa a quello che, di fatto, era l’ultimo posto disponibile per la Francia.

Un’altra situazione che abbiamo isolato e che più volte si è vista nel corso del match (e quindi, presumibilmente, sarà utilizzata anche nelle partite ufficiali) è quella dell’azione personale del difensore a liberare la fonte di gioco, una delle (poche) variazioni sul tema classico di Conte, da sempre fautore dell’alternanza tra un movimento del pallone di tipo verticale (Bonucci) e lo sfruttamento dell’ampiezza. Quest’altra variabile, più dinamica, consiste nello sganciamento palla al piede di uno dei due centro-laterali di difesa, principalmente Chiellini. Una situazione che permette, al netto della tecnica di base non eccelsa del calciatore juventino, di avere superiorità numerica a centrocampo e quindi la possibilità di muovere la difesa avversaria:

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L’azione, in realtà, non si scosta troppo da quella che abbiamo visto sopra: i movimenti dei due attaccanti restano similari, ma cambia lo sviluppo iniziale. Chiellini entra nel cuore del centrocampo, trova la sponda di uno dei due attaccanti mentre l’altro si inserisce. Stavolta, Immobile e Zaza si scambiano la posizione dell’azione precedente.

Questa ultima è la frase su cui i tifosi del Napoli (siamo sempre sul Napolista, eh) devono o dovrebbero riflettere. L’Italia, attraverso le scelte di Antonio Conte, ha deciso di giocare in questo modo qui. Si può discutere in un secondo momento dell’integralismo del ct, ma è una cosa che ormai è fatta. Detto questo, chiedere a gran voce Insigne (così come scandalizzarsi per Jorginho, qualche giorno fa) è come urlare “voglio delle alici” in una macelleria. Il calciatore del Napoli non ha le caratteristiche, soprattutto fisiche, per reggere questo tipo di gioco e soprattutto il pressing ossessivo che, per tutta la partita, Conte ha chiesto proprio a Zaza e Immobile. Insigne è un calciatore in grado di interpretare bene la fase difensiva, ma che non ha gamba ed endergia necessarie per sostenere questo tipo di lavoro. Né tantomeno la fisicità per giocare spalle alla porta e favorire, attraverso le sponde, i movimenti a inserirsi della seconda punta o l’appoggio degli esterni. Insigne sarà un’arma da tenere in panchina pronto per cambiare qualcosina su un tema che però è già scritto. Che non sarà bellissimo da leggere (vedere), ma che questo è e questo resterà. Fino alla fine, Conte dixit. Il ct, sotto sotto, fa ancora una fatica bestiale a vedersi e sentirsi fuori dalla Juventus.

Si scherza, ovviamente.

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