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Not in my name: la Nazionale di Antonio Conte non mi rappresenta

Not in my name: la Nazionale di Antonio Conte non mi rappresenta

Caro Napolista, ti ringrazio per lo spazio dedicato al dibattito pro contro la Nazionale, anche perché è un tema di fondo ricorrente e credo tutto sommato neanche tanto localistico o folcloristico.

Comincio col dire che per me l’approccio al calcio è stato tramite la Nazionale. Nel 1978 arrivò in casa per l’occasione il televisore a colori (e pensa all’epoca Mediaworld nemmeno esisteva!) e mi ricordo la partita con la Francia, con noi che andammo subito in svantaggio, prima ancora che accendessi il televisore, e poi la partita con l’Olanda quando Zoff perse le lenti a contatto e gli olandesi ci rifilarono 3 palloni da distanze siderali. Ma la passione vera scoppiò con Italia-Brasile del 1982, la partita credo eponima della mia generazione, e poi tanti ricordi esaltanti: una partita di un torneo europeo U21 con Maldini che contro la Norvegia diede spettacolo con un dettato tecnico urlando alla squadra tutti i passaggi da fare finché la palla non finì in rete, la semifinale incredibile dell’europeo contro l’Olanda, con Toldo che parò non so quanti rigori, il Mondiale 2006 e mettiamoci pure Italia-Germania dell’ultimo Europeo. Tuttavia, anche allora ho ricordi distinti di chi non tifava Italia, ben prima di quella sciagurata Italia-Argentina del 90 per varie motivazione, legate al gioco o al calciatore del momento. E se all’inizio costoro mi parevano animali strani poco per volta ho cominciato a comprenderli, se non altro.

Quindi, come avrai capito chi ti scrive non ha revanscismi borbonici da farsi perdonare, né si è posto il problema dell’Italjuve, pur consapevole che il problema esiste e ha sbarrato le porte a tanti che non si sono piegati al dominio economico/mediatico della società torinese.

Ma a questo giro, no, non ce l’ho fatta. Sono ormai 2 anni che guardo con distacco le partite della nazionale tifando per i suoi avversari. Non ce la faccio infatti a sostenere una nazionale affidata ad un allenatore che ha guardato i suoi giocatori vendersi le partite senza dire nulla. Ho trovato l’incarico a Conte pessimo e diseducativo nei confronti dei ragazzi che praticano questo sport con passione e divertimento, un insulto a tanti allenatori e giocatori onesti che si barcameno ogni domenica su infimi campetti di periferia, il più delle volte non pagati, alle prese spesso e volentieri con tifoserie accidiose se non infiltrate da malviventi.

E quindi no, la mia etica personale mi impone il distacco dal tifo per gli azzurri e no, la vittoria non lava le squalifiche anzi non farebbe che aggiungere un sapore amarissimo a tutta la vicenda. Si parla tanto di calcio malato, ma si fa poco e niente, con il giornalismo nostrano, pure quello migliore, appiattito sul risultato e non su come lo si è raggiunto (tralascio gli sberleffi a Conte prima di Italia-Belgio per carità di patria). Per cui ci metto i miei 2 centesimi, ridicoli e inutili lo so, ma oggi grido NOT IN MY NAME: la nazionale italiana, questa nazionale italiana, non mi rappresenta.

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