L’evoluzione delle frasi su Alberto Grassi durante il ritiro di Dimaro 2016:
- «Ma dov’è Grassi?»
- «Ma quello è Grassi?»
- «Ma ha segnato Grassi?»
- «Ma Grassi è un buon giocatore?»
C’è un’escalation. C’è un cambiamento. Alberto Grassi si sta allenando bene, ma ha il destino dell’anonimato cucito addosso. Nessuno si ricorda di lui, almeno finché non lo si vede. Speriamo sia questo il suo destino in questa stagione: entrare in campo e ricordare e ricordarsi che c’è, che è stato pagato pure un bel po’ dal Napoli (nove milioni) appena sette mesi fa. Dietro i suoi zero minuti, un infortunio e poi un mistero grande così, che però ora c’è l’occasione di mettere via, come la polvere, sotto il tappeto.
A patto che, come detto, il Napoli e tutto l’ambiente si ricordino che Grassi esiste, e può essere e fare qualcosa. Nei lunghissimi e insopportabili discorsi di calciomercato che vanno avanti dal fischio finale di Napoli-Frosinone, nessuno si è mai ricordato di lui quando è stato il momento di parlare d’acquisti. L’identificazione del centrocampo l’ha sempre bypassato, il reparto di mezzo del Napoli è stato (erroneamente) descritto come il settore ospiti del San Paolo nelle partite a rischio secondo la prefettura: vuoto, a parte i titolari.
E invece no, Grassi c’è. Lo sta dimostrando qui, a Dimaro, allenandosi con intensità e facendo cambiare le domande sul suo conto, tra i gradoni del campo comunale. Il problema è capire quanto scommettere su di lui, quanto credere in quello che (di buono) stiamo vedendo sulle montagne trentine. Se fargli fare il titolare aggiunto, o la prima riserva se vi piace di più, subito dietro Allan. L’investimento fatto a inizio anno consiglierebbe di sì. Il che, ATTENZIONE, non vorrebbe dire bloccare il mercato dei centrocampisti (soprattutto in caso di addio di David Lopez, il Napoli avrebbe bisogno comunque di un’altra mezzala al di là di Grassi), ma cercare anche di valorizzare le proprie risorse interne.
Grassi, e così rispondiamo anche all’ultima edizione del nostro percorso evolutivo degli interrogativi, è un buon giocatore. Non è ancora in grado di essere il “vero” secondo di Allan o di Hamsik, soprattutto in una squadra che l’anno prossimo (do you remember?) giocherà i gironi di Champions League. Però, può tornare utile. Può essere spinto alla crescita con un utilizzo reale e realistico, può imparare a essere un calciatore ancora migliore da un contesto che è più grande di lui. E che, proprio per questo, dovrebbe frequentare.
L’atteggiamento mostrato dal calciatore in queste sedute precampionato è quello giusto, a intervalli regolari di un’ora ci si ricorda di un bel gol realizzato nella partitella a un terzo di campo di ieri, in estirada. Che sarebbe il neologismo ispanofono che i commentatori, in piena febbre da Tiqui-Taca, hanno inventato qualche anno fa per identificare una coordinazione difficile in scivolata. E, per estensione, la scivolata stessa. Grassi ha segnato così, trovando un buon impatto con la palla. Non vuol dire niente, perché anche Gargano una volta batteva le punizioni. Ma almeno ha cambiato percezione e narrazione momentanea di questo calciatore, che sta facendo il possibile per farsi riconoscere. E per scucirsi di dosso il destino all’anonimato. L’idea di dargli una possibilità, di premiarlo per questo impegno, non sarebbe male. Basta ricordarcene.