Addio hidalgo e addio a una faccia pulita del calcio. Higuain alla Juventus è Pipita che diventa Pepita.
Per ora è classificata come una notizia balorda, una classica stupidaggine d’estate. Per ora, non per domani. E lì è il problema. La “stupidaggine”, intanto, è stata presa sul serio da quella parte del mondo calcistico che ragiona di pancia – dopo una clamorosa abbuffata, magari – e solo raramente di cervello. E così la piazza a Napoli, duramente provata per il nuovo incontro del summit (?) tra Renzi e de Magistris oltre che per la mancata sortita di 8 e 90 uno degli ambi più popolari gravato da un ritardo insopportabile, è di nuovo in fermento mentre i media vanno a nozze e si concedono stravizi soprattutto nelle ore notturne.
Non se ne può più, i muri stanno crollando e rischia di sbriciolarsi anche quello di Gonzalo Higuain che sembrava tra i meglio piantati nelle fondamenta della normalità. Balle? Si vedrà, ma intanto prendiamo qualche precauzione e cominciamo ad operare sul nome d’arte con un cambio di vocale: da el Pipita a el Pepita. Date le circostanze, suona meglio, sicuramente per lui ma anche per il fratello Nicolas che in famiglia è l’uomo dei conti. Se le cose stanno così, il nostro hidalgo si potrà concedere, come “Paperone”, anche un tuffo nella vasca da bagno stracolma di dobloni d’oro, ma di sicuro rischia di perdere la faccia che, per tutti gli amanti del bel calcio, è una delle poche pulite al più qualche volta un tantinello imbronciata ma sempre al di sopra di ogni sospetto. Tutto questo, naturalmente, se il bomber dovesse accettare di avere rapporti con un magazziniere diverso dal suo amico Starace per incontrarne un altro che gli consegna una maglia a strisce bianche e nere.
È una ipotesi che ancora non vogliamo prendere in considerazione ma, come si dice, a pensare male si sbaglia ma spesso s’ingarra. Oltre la metafora a tinte volutamente fosche, è vero, però, che ieri è scattato, abilmente orchestrato, una sorta di allarme calcistico per il quale è giusto, finché si è in tempo, prendere le necessarie contromisure: lo “stile Juventus”, vogliamo dire, sta travalicando i limiti imposti dal fair play e si porta dietro un problema morale grande come un macigno che minaccia di schiacciare quel che rimane della credibilità del calcio. I tifosi napoletani lo scoprono ora sulla loro pelle, ma i sintomi si erano già rivelati ed erano diventati acuti con il colpo di mano che ha portato Pjanic alla Juve. Tutto regolare, per carità, il vertice della società pentascudettata pretende il rispetto dei regolamenti e Marotta è molto attento alle forme anche se, per deformazione professionale, bada molto di più alla sostanza. Come De Laurentiis, del resto, che dopo la prima reazione da incazzatura feroce ha subito preso le contromisure: contratto da otto milioni per Gonzalo, superiore, quindi, a quello offerto dalla Juve e abbassamento della clausola rescissoria. Parata e risposta fulminea illustrata a Dimaro dal ct della scherma Sandro Cuomo tifosissimo azzurro in ritiro con la nazionale a pochi chilometri dall’albergo del Napoli. Sarà un bel duello e l’esito è incertissimo perché uno dei contendenti possiede l’arma letale del cash, ma anche l’altro non scherza potendo parare e contrattaccare con le centoventi pagine del suo contratto-tipo made by Chiavelli. Vedremo come finirà, ma alcuni verdetti si sono già avuti: l’immagine della Juventus si è ancora un tantino indebolita. E quella del Pepita pure. Ci dispiace, ma, se vuole, può ancora recuperare: lo deve ai napoletani.