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Higuain ha segnato il suo gol più bello andandosene

Il vero bottino, ora, è nelle mani di chi si dice sia stato scippato.

Higuain ha segnato il suo gol più bello andandosene

Sento in giro un’aria che non mi piace e non mi riferisco alle burianelle di mezza estate, ma alla reazione di una certa frangia di tifosi. Inspiegabile e francamente stupida. Non intervengo nel merito, ma lancio un appello o un hashtag se vi piace di più: il gol più bello Gonzalo Higuain lo ha segnato andandosene. Nel modo con cui se n’è andato, voglio dire. Con i 90 e passa milioni che vanno ad aggiungersi al tesoretto Uefa, infatti, il Napoli potrà completare la marcia di avvicinamento alle grandi d’Europa – già è stabilmente nel giro – e presentarsi ai grandi appuntamenti con un organico competitivo. Certo, il modo ancor ci offende, ma è meglio scoprirlo ora che tra un anno quando avremmo incassato molto di meno.

Dite che questo ragionamento è eccessivamente freddo e non tiene conto dei sentimenti?  Vero, ma è voluto visto che lo spettacolo più bello del mondo e che il pulsante dello start è in mano ai procuratori e che i contratti non hanno alcun valore legale. Come dimostra la vicenda di Koulibaly che, secondo il signor Satin, minaccia di andare  via pur avendo da onorare un impegno con il Napoli che scade tra tre anni. Siamo messi male, molto male, e bisogna stare al gioco sfilarsi magari appassionandoci ad un altro sport che non sia stato già contaminato. È difficile trovarlo, certo, ma io ne conosco uno che si pratica ancora nella piazza di San Francesco, uno dei casali di Massalubrense: è una specie di subbuteo ante litteram, si gioca con le pietruzze, i tappi di bottiglia e i bottoni, ma sono consentiti anche i tondini di sughero che, però, richiedono una abilità tutta particolare. Si chiama “baracca e rutunniello” e, credetemi, nelle giornate di festa le esibizioni dei bambini nella grande piazza dove Fabrizia Ramondino veniva a giocare con Maruzzella e le altre amiche durante i cinque anni trascorsi a casa dello zio, il marchese Pietro La Via che è riuscito a tradurre tutti i sonetti di Shakespeare senza rinunciare a dire peste e corna di Benedetto Croce.

Ho divagato, ma è stata una scelta, guai  farsi prendere dalla trappola del “tradimento”: Higuain, Nicolas e il loro papà non meritano tanto. Mettiamola così:  hanno dato, hanno preso e sono scappati. Lasciando, però, alle presunte vittime il vero bottino. La verità è questa: il calcio dell’era Bosman somiglia  a quelle cittadine di frontiera tra il West selvaggio e quello dei coloni mormoni abitate, come ci hanno insegnato le storie di Tex e dei suoi pards e le tavole di Bonelli e di Galep,  solo da brutti ceffi in cerca di ingaggio. Prendere o lasciare? Meglio la prima soluzione mondata, però, dagli eccessi. Il problema vero oggi come oggi è portare a casa acquisti di campioni veri e mettere a tacere i recalcitranti garantendo loro un po’ di biada in più. Forza presidente, quindi.  E qui mi taccio perché, altrimenti, finisco per recitare la parte in commedia del predicatore che pensa bene e razzola male. Ce ne sono tantissimi in giro, basta smanettare e sei accontentato. Come lo gradisci il predicatore: tronfio? All’apparenza pacata ma dentro più ringhioso di un toro ferito dalle banderillas? O piace il modello che va di moda, apparentemente “so tutto io” ma in realtà venditore di frottole? Ce n’è per tutti i gusti, basta saper scegliere.

Scherziamoci su. E concludiamo con una considerazione seria: l’unica certezza è Maurizio Sarri al quale l’hidalgo de noantri dovrebbe erigere un monumento. Avete sentito un commento del nostro allenatore? Non ha detto una parola, ma sta facendo parlare i fatti. Il Napoli è già in salute e con gli “aiutini” giusti farà la sua parte. Fidatevi.

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