Nei momenti di difficoltà, Napoli non si ricompatta ma trova il suo nemico all’interno. Stavolta è De Laurentiis che invece meriterebbe una targa.
Francamente non so se c’è da dire qualcos’altro a proposito del passaggio di Higuain alla Juventus. Vista la conferenza, mi sarei aspettato più consensi per le sue accuse e mi sono rinfrancato nel leggere i commenti sui social. Evidentemente le persone che frequento non sono un target rappresentativo. Mi ha anche sorpreso l’accoglienza riservata a Milik che oggi sta completando le visite mediche (incrociamo le dita), anche qui ero pessimista e immaginavo un’accoglienza a la David Lopez.
Il corpaccione del tifo, evidentemente, almeno ai miei occhi, è più consapevole. Allo stesso modo ritengo di non essere rappresentativo per il pensiero che ho di Higuain. Non me ne sono mai innamorato, non mi ha mai emozionato mentre cantava la canzone dei Righeira sotto la curva. Se qualcuno si è innamorato per questo, lo inviterei a porsi qualche domanda.
Adesso i riflettori sono sul futuro del Napoli. Scoprire che a Napoli c’era un laboratorio dormiente della scuola McKinsey è certamente una delle dieci cose per cui vale la pena vivere. Senza venirci a noia, conoscete il pensiero di chi scrive: il modello De Laurentiis è certamente criticabile – qui definimmo il Napoli la migliore delle ditte individuali – ma ha ottenuto risultati francamente innegabili e mai visti con questa continuità nella storia del Napoli (tranne eccetera eccetera); così come va ricordato che siamo in una società di mercato e basta quindi fare un’offerta, guerreggiare un po’, e finalmente il Napoli può finire in mani più accurate e in grado di ottenere risultati migliori. Al momento, la proposta del Napolista è la seguente: l’Unione industriali di Napoli ordini una targa in onore di Aurelio De Laurentiis e lo inviti in una cerimonia ufficiale.
In maniera provocatoria e intelligente, l’account Twitter del Ciuccio ha scritto: “La riflessione da fare: cos’è rimasto dell’idea di Napoli che avevano Benitez e De Laurentiis nell’estate del 2013?”. Il Ciuccio è uno dei pochi pazzi che sostenne su questo sito – a quei tempi c’era un “direttorio” con Vittorio Zambardino – l’avventura di Benitez a Napoli. Cos’è rimasto? Forse poco. Ma è una risposta che demmo già un anno e mezzo fa, la sera di Napoli-Lazio quando – a furor di popolo – De Laurentiis scese in campo, rinnegò la sua scelta rafaelita, venne incontro alla piazza e ordinò il ritiro punitivo. Fu la sera di “Napoli città rapace”, di Higuain sotto accusa per le notti bianche e i successivi risultati positivi vennero addebitati unicamente al ritiro. A suo tempo, il Napolista prese posizione con due articoli: di Raniero Virgilio e mio. Com’era la guerra di Piero? “Ti accorgesti in un solo momento che la tua vita finiva quel giorno e non ci sarebbe stato un ritorno”.
Il progetto Benitez a Napoli è finito a furor di popolo. E francamente è intellettualmente disonesto sovrapporre la sua battaglia politica per la crescita del club alle rivendicazioni di Higuain che in quei due anni non pronunciò una sola parola sul tema. Certo che di quel Napoli rafaelita c’è poco ma non lo scopriamo oggi. Quando, all’arrivo di Sarri – che poi si è rivelato un ottimo allenatore, a tratti eccellente – il Napoli comunicò che il centro sportivo era adeguato alle esigenze del Napoli, in città ci fu una ola. Insomma, sono pochi quelli che possono rivendicare il progetto rafaelita. Di certo, il Ciuccio è tra questi.
Il calcio resta una vetrina privilegiata per capire l’anima di una città. E ancora una volta Napoli si rivela incapace di difendere sé stessa. Il nostro nemico uno è in casa. Nulla di nuovo, ce lo insegna la storia. Altri si sarebbero organizzati per denunciare quel che il napolista rionale scrive da tempo, e cioè un blocco continuo sul mercato nei confronti del Napoli di De Laurentiis che – piaccia o no – è l’unica squadra in Italia rivale della Juventus oltre che in seconda fascia di Champions League. Bisognerebbe capire che i nemici sono fuori. Troppa grazia. Piccoli McKinsey crescono.