Rog e Pjaca, Pjaca e Rog. Sembra una roba da coppia comica balcanica, invece è il racconto preferito del mercato del Napoli. Insieme a Milik, rappresentano i nomi nuovi in riferimento alla campagna trasferimenti azzurra. E rappresentano anche il “nuovo” in senso assoluto: per caratteristiche dell’offerta, per il loro ruolo, per la nazionalità. Forse solo il profilo è in qualche modo “avvicinabile” allo status storico del Napoli sul mercato, ma tutto il resto è diverso. E nuovo.
Partiamo dalla cosa uguale, che poi è anche quella più contestata in alcuni momenti dai detrattori. Pjaca e Rog sono sicuramente due ragazzini, lo dicono le loro carte di identità e lo dice una carriera che per entrambi è ancora acerba. Sono i classici “giovani” che i detrattori di cui sopra, Nicolas Higuain in testa, accusano di essere “feticcio unico” del mercato azzurro. A differenza di altri casi, però, in questo c’è qualcosa in più. Perché Pjaca e Rog rappresentano prospetti conosciuti e riconosciuti in tutta Europa, e lo leggi nella lista delle squadre che sembrano voler far concorrenza al Napoli in questa afida di mercato: il Milan, ma anche la stessa Juventus. Non stiamo parlando di un Hysaj (per stare al mercato italiano dei “giovani”) o del primo Ghoulam (per spostarci all’estero), calciatori sconosciuti ai più e invece, poi, rivelatisi di ottimo livello. Parliamo di due talenti in grado di conquistarsi il posto in una nazionale fortissima, candidata a vincere l’Europeo, e pure di ritagliarsi qualche spezzone di partita (più Pjaca di Rog, fermatosi a soli 82′) in mezzo a veri e propri campioni come Rakitic, Modric, Perisic. Parliamo, ovvero, di quei calciatori che potrebbero finire tranquillamente in squadre come Benfica, Atletico Madrid, Borussia Dortmund e che poi sbaviamo quando li vediamo in Champions o Europa League.
Qualcosa di uguale a sempre che sa essere pure qualcosa di più. E poi, come detto, tanto di diverso. Anzi, tantissimo. A iniziare dalla consistenza dell’offerta e dal ruolo (dei due calciatori) cui questi soldi, tantissimi, paiono essere stati destinati davvero. Il presidente della Dinamo Zagabria, Mirko Barisic, ha infatti confermato a Goal.com che i rumors sui 35 milioni offerti dal Napoli per i suoi due gioielli corrispondono a verità. Ha anche dichiarato che le due società non si sono ancora accordate nonostante questa grossa esposizione potenziale, in verità. Inoltre, circola la notizia del rifiuto già arrivato di Pjaca, che aspetterebbe solo la Juventus o al massimo il Milan. Nonostante tutto, fa comunque rumore il fatto che De Laurentiis, da sempre restio all’investimento di grandi cifre per l’acquisto di un non-attaccante, abbia predisposto una proposta tanto allettante per due centrocampisiti. Ok, Pjaca resta un fantasista esterno dalle grandi qualità tecniche, uno di quei calciatori che ti accendono lo stadio e si fanno ricordare per la giocata a effetto. Però resta sempre un fresco 21enne (nato a Zagabria il 6 maggio del 1995), tutto da verificare ad alti livelli.
La novità sta nella cifra, nel fatto che sia stata destinata a due calciatori non prettamente offensivi. Ma pure nella loro nazionalità, che nella storia recente e meno recente del Napoli non evoca bellissimi ricordi. In rosa c’è Strinic, non proprio un protagonista da quando veste l’azzurro. Ma in realtà è proprio la storia con i calciatori slavi prima e croati poi ad essere nata sotto una cattiva stella: Perovic, Radosevic, Cvitanovic, Stojak, Asanovic, Manola (calciatore bosniaco di fine anni Quaranta). Questi sono i plavi che hanno giocato al Napoli, e di nessuno di loro possiamo ricordare belle cose. Il Napoli è sempre stato un club con una politica di reclutamento stranieri precisa, quasi definita e immarcescibile, legata a fattori di “affinità genetica” che nel calcio iperglobalizzato del 2016 lasciano il tempo che trovano. Quindi, dopo tantissimo Sudamerica, ecco (forse) i calciatori dell’est Europa. Era arrivato anche il momento.
Insomma, Rog e Pjaca sono calciatori “buoni” per il Napoli e pure suggestivi. Rappresentano una novità, una prima volta. A livello tecnico, economico e storico. Un cambio di politica netto ma non totale, che riapre (riaprirebbe) il mercato del Napoli all’estero dopo una stagione di acquisti solo ed esclusivamente dall’Italia. Ricominciare con entrambi o anche con uno solo, non sarebbe male, in effetti.